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Petrolio: Shell e Ineos fanno centro nel “Golfo d’America”. Nuova scoperta profonda offshore

Shell e INEOS annunciano una nuova importante scoperta petrolifera nel Golfo del Messico. Il pozzo Nashville conferma il potenziale dell’offshore USA, ma la redditività resta legata alle quotazioni del greggio.

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Il “Drill, baby, drill” non è solo uno slogan, ma una realtà operativa. Shell e il partner INEOS Energy hanno annunciato una nuova, significativa scoperta petrolifera nel Golfo del Messico, confermando che l’offshore americano ha ancora molto da dire in termini di risorse ed energia.

Il pozzo esplorativo, denominato Nashville, ha intercettato petrolio di alta qualità nel prolifico giacimento di Norphlet. Non si tratta di una trivellazione superficiale: il pozzo è stato perforato a oltre cinque miglia (circa 8 chilometri) sotto il fondale marino, utilizzando la nave di perforazione ultra-profonda Deepwater Proteus di Transocean.

Questa scoperta rappresenta un tassello fondamentale per la strategia delle due compagnie nell’area, che mira a sfruttare le infrastrutture esistenti per massimizzare i rendimenti e ridurre i tempi di messa in produzione.

Giacimento Norphlet. I pozzi esplorativi nell’area hanno novi di luoghi rilevanti durante la Guerra Civile

I dettagli tecnici della scoperta

L’operazione vede Shell come operatore principale. La scoperta di Nashville non rimarrà isolata, ma è destinata a essere sviluppata come un tieback (un collegamento sottomarino) alla piattaforma di produzione già esistente, la Appomattox.

Ecco la ripartizione delle quote e dei ruoli:

  • Operatore: Shell (quota del 79%)
  • Partner: INEOS Energy (quota del 21%)
  • Target: Formazione Norphlet (acque profonde)
  • Infrastruttura di riferimento: Hub Appomattox

Per INEOS, azienda britannica diversificata, si tratta del primo pozzo esplorativo operato con successo nella regione, un passo che David Bucknall, CEO di INEOS Energy, ha definito cruciale per costruire una presenza stabile nel Golfo degli Stati Uniti, dove si trovano risorse di “classe mondiale”.

Il contesto produttivo: un Hub in fermento

La strategia di Shell nel Golfo del Messico è chiara: creare grandi hub produttivi e collegarvi scoperte satelliti. Nashville segue infatti una serie di successi recenti che hanno potenziato l’hub di Appomattox e non solo.

Di seguito un riepilogo delle recenti attività di Shell nell’area, che evidenzia la vitalità del settore:

CampoAnno ScopertaStatoCapacità / Riserve stimateNote
Dover2018Produttivo (2025)~20.000 boe/dCollegato ad Appomattox. Riserve: 44,5 mln boe.
Rydberg2014Online (Q1 2024)~16.000 boe/dCollegato ad Appomattox. Riserve: 38 mln boe.
Whale2017Online (2025)~100.000 boe/dOperato con Chevron (40%). Riserve: 480 mln boe.
Nashville2024ScopertaIn valutazioneSarà collegato ad Appomattox.

(Legenda: boe/d = barili di petrolio equivalente al giorno)

Il “Golfo d’America” e la variabile prezzo

Questa scoperta si inserisce perfettamente nella spinta politica ed economica dell’amministrazione USA, spesso riassunta nel motto Drill, baby, drill. Il Golfo del Messico, sempre più ribattezzato come “Gulf of America”, insieme ai grandi bacini continentali di shale oil, rappresenta l’asse portante della sicurezza energetica statunitense e del potenziale di sviluppo futuro.

Tuttavia, c’è un “ma”. Se da un lato la tecnologia permette di raggiungere profondità impensabili fino a pochi anni fa, dall’altro l’economia di questi progetti è strettamente legata alle quotazioni del greggio.

Quello che può fermare questo sviluppo non è tanto la mancanza di risorse, quanto un prezzo del petrolio eccessivamente basso. L’estrazione in acque ultra-profonde comporta costi operativi (Opex) e investimenti in conto capitale (Capex) elevati. Un barile depresso renderebbe non conveniente lo sfruttamento di queste riserve, lasciando il “tesoro” sepolto sotto chilometri di acqua e roccia, in attesa di tempi migliori (o prezzi più alti).

Domande e risposte

Perché la tecnica del “tieback” è così importante per queste scoperte?

Il tieback permette di collegare nuovi pozzi a piattaforme di produzione già esistenti (in questo caso la Appomattox) invece di costruirne di nuove. Questo abbatte drasticamente i costi di sviluppo e riduce i tempi necessari per portare il petrolio sul mercato. In un contesto di incertezza dei prezzi e di attenzione ai costi, questa strategia rende profittevoli anche giacimenti di dimensioni medie che altrimenti non giustificherebbero una piattaforma dedicata.

Qual è il ruolo del “Gulf of America” nella strategia energetica USA?

Il Golfo del Messico rappresenta una fonte di approvvigionamento stabile e a bassa intensità di carbonio rispetto ad altre fonti (grazie all’efficienza degli impianti moderni). Mentre lo shale oil ha un declino produttivo rapido, i progetti offshore garantiscono flussi costanti per decenni. È il pilastro “pesante” che bilancia la volatilità del fracking, garantendo agli USA indipendenza energetica e capacità di esportazione verso l’Europa e l’Asia.

Quali sono i rischi economici per progetti come Nashville?

Il rischio principale è la volatilità del mercato. Questi progetti richiedono miliardi di dollari di investimenti anticipati e anni per ripagarsi. Se il prezzo del petrolio dovesse crollare (ad esempio per una recessione globale o un eccesso di offerta OPEC+), il ritorno sull’investimento (ROI) potrebbe scendere sotto la soglia di accettabilità. Le compagnie come Shell devono quindi essere “selettive”, approvando solo progetti con margini di sicurezza elevati anche a prezzi del barile conservativi.

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