Economia
Petrolio: l’OPEC+ aumenta ancora la produzione, ma i prezzi scendono. Ecco perché
L’alleanza guidata da Arabia Saudita e Russia prosegue nel ripristino dell’offerta, approvando un aumento di 547.000 barili per settembre. Tuttavia, i mercati restano deboli a causa dei timori sulla domanda globale. Cosa significa per il prezzo del greggio?

L’Opec+ ha concordato di aumentare la produzione di petrolio di 547.000 barili al giorno per settembre, mentre l’alleanza dei produttori di petrolio guidata dall’Arabia Saudita e dalla Russia continua ad allentare i tagli volontari introdotti durante la pandemia.
“Gli otto paesi partecipanti attueranno un adeguamento della produzione di 547 mila barili al giorno nel settembre 2025 rispetto al livello di produzione richiesto per agosto 2025”, ha dichiarato domenica l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (Opec) in un comunicato stampa.
La decisione segna il sesto mese consecutivo in cui il gruppo ha aumentato la produzione, ripristinando gradualmente 2,2 milioni di barili al giorno di offerta che erano stati ritirati dal mercato.
L’alleanza aveva già approvato aumenti mensili di 138.000 barili al giorno ad aprile e di 411.000 barili al giorno per maggio, giugno e luglio.
Il mese scorso, l’Opec+ ha annunciato un aumento superiore alle attese di 548.000 barili al giorno per agosto, accelerando il ritmo del ritorno graduale dell’offerta.
Politica e fondamentali del mercato
Da dicembre 2024, l’OPEC+ ha ribadito che avrebbe gradualmente e flessibilmente revocato i tagli volontari a partire da aprile 2025.
In dichiarazioni precedenti, il gruppo aveva citato le prospettive economiche globali stabili, i fondamentali di mercato sani e le scorte di petrolio basse come motivi per ripristinare la produzione.
L’OPEC+ ha ribadito che i futuri aumenti potranno essere sospesi o revocati se le condizioni di mercato dovessero deteriorarsi, al fine di mantenere la stabilità del mercato petrolifero.
Il ritorno dei tagli alla produzione, originariamente concordato da otto membri dell’OPEC+, tra cui Arabia Saudita, Russia, Emirati Arabi Uniti e Iraq nel novembre 2023, era stato rinviato più volte a causa delle preoccupazioni per l’aumento dell’offerta sul mercato. Il prossimo incontro si terrà il 7 settembre.
Ulteriori pressioni
Venerdì i prezzi del petrolio sono scesi dopo che i dati sull’occupazione negli Stati Uniti, inferiori alle attese, e l’annuncio di dazi hanno pesato sulle prospettive di crescita della domanda di energia.
Il rapporto sull’occupazione del Dipartimento del Lavoro per luglio ha registrato una crescita dell’occupazione molto inferiore alle attese, con 73.000 nuovi posti di lavoro. I mercati si aspettavano un aumento di 100.000 unità.
Il Brent, il benchmark per due terzi del petrolio mondiale, ha chiuso venerdì in ribasso del 2,83% a 69,67 dollari al barile, mentre il West Texas Intermediate, l’indice che traccia l’andamento del greggio statunitense, ha perso il 2,79% attestandosi a 67,33 dollari al barile, il calo più consistente in un solo giorno dal 24 giugno.
Le recenti tensioni geopolitiche hanno accentuato la volatilità del mercato petrolifero quest’anno. Il conflitto di 12 giorni tra Israele e Iran all’inizio dell’anno ha fatto salire i prezzi del petrolio di oltre il 13% prima che tornassero al di sotto dei livelli prebellici.
L’OPEC+ si riunirà nuovamente il 7 settembre per decidere i livelli di produzione per il mese successivo.
L’alleanza ha mantenuto il suo impegno a sostenere la stabilità del mercato, continuando a ripristinare gradualmente l’offerta. Del resto i paesi che ne fanno parte sanno benissimo che produzione troppo contenuta avrebbe come effetto l’incremento del peso dei Paesi non opec, come Guyana, Namibia e USA.
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