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Petrolio. I dolori sudamericani che frenano lo sviluppo della produzione

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Dal punto di vista energetico il Sud America ha enormi potenzialità a partire dalle produzioni petrolifere  per poi, teoricamente, passare anche alle rinnovabili, nucleare etc. Sottocapitalizzazione preconcetti, prop e i politici, instabilità, sfruttamento da parte di grandi potenze opportunistiche però ne frenano le possibilità che sarebbero, invece, un toccasana per la crescita mondiale. In tutto questo l’Europa, ormai angolo polveroso del mondo, assiste ignava. Eppure avremmo molto da fare per aiutare loro e noi stessi, ma ormai siamo avviati all’implosione.

Ecco un riassunto dei principali casi di studio relativi al petrolio nei paesi dell’America Latina:

Petrobras aumenta i prezzi del carburante per i consumatori. Politicamente può finire male

È probabile che presto gli automobilisti brasiliani siano arrabbiati dopo che la compagnia petrolifera statale del paese, Petrobras, mercoledì ha aumentato i prezzi della benzina e del diesel. La mossa è in linea con le fluttuazioni dei mercati globali, ha affermato la società. L’azienda, nota anche come Petróleo Brasileiro, ha dichiarato in una dichiarazione che il prezzo medio della benzina all’ingresso della raffineria salirà a 3,24 reais (0,58 dollari) al litro da 3,09 reais, mentre i prezzi del diesel saliranno a 3,61 reais al litro da 3,34 reale. “Questi adeguamenti sono importanti per garantire che il mercato continui ad essere rifornito su base economica e senza il rischio di carenze da parte dei diversi attori responsabili del servizio delle diverse regioni brasiliane: distributori, importatori e altri produttori”, ha affermato Petrobras. Il colosso petrolifero ha aggiunto che fino allo scorso ottobre aveva ridotto il prezzo della benzina e mantenuto il prezzo del diesel, ma dopo 77 giorni aveva deciso di “adeguare i prezzi di vendita di benzina e diesel per i distributori”. Gli aumenti di prezzo sono “in equilibrio con il mercato, a seguito di variazioni al rialzo e al ribasso” che sono state influenzate dalle “volatilità esterne e dal tasso di cambio”, aggiunge il comunicato. Il problema è che questo aumento, per quanto dovuto, avviene alla vigilia delle elezioni presidenziali brasiliane, rendendo complicata la posizione del presidente Bolsonaro.

 

Secondo quanto riferito, il Venezuela riprenderà le esportazioni di petrolio greggio diluito

La compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA riprenderà le esportazioni di petrolio greggio diluito (DCO) questa settimana per la prima volta in nove mesi, ha riferito Reuters. PDVSA è stata costretta a cessare la produzione di DCO a seguito delle sanzioni commerciali statunitensi, data la mancanza di diluenti che aiutano nella produzione dell’esportazione. A seguito di un accordo di settembre tra il governo del presidente venezuelano Nicolás Maduro e l’Iran, tuttavia, PDVSA ora ha accesso a un condensato iraniano, consentendo l’alterazione delle strategie di produzione e spedizione di DCO, ha riferito Reuters. Dato l’aumento delle scorte di greggio diluito, PDVSA ha ripreso le esportazioni verso l’Asia, in modo che il DCO non continui a occupare spazio di stoccaggio. Una vittoria per Maduro, ma in mezzo a una situazione complessivamente complicata.

Esplosione dell’oleodotto in Venezuela accusata di “sabotatori criminali”

La povertà diffusa e l’instabilità politica sono però dei freni a cui il Venezuela non riesce ancora a sfuggire e che provocano dei problemi da Terzo Mondo. La compagnia petrolifera statale venezuelana PDVSA ha affermato che l’esplosione lungo un oleodotto è stato un atto di “sabotaggio criminale”, ha riferito Reuters mercoledì. Funzionari dello stato di Anzoátegui, nel Venezuela orientale, hanno affermato che l’esplosione è avvenuta nella tarda giornata di martedì. Non si sapeva chi fosse il responsabile dell’esplosione o se ci fossero vittime. Presumibilmente è stato causato da “tentativi di perforare l’oleodotto”, ha affermato il governatore dello stato Luis José Marcano in un post su Twitter. La povertà è tale che la gente rischia la pelle nel tentativo di rubare il carburante bucando le condutture. Contro problemi di questo genere non ci sono molte soluzioni…

Il Messico offre uno scambio obbligazionario per ridurre l’onere del debito di Pemex

La compagnia petrolifera statale messicana Pemex ha ridotto il suo debito di 3,2 miliardi di dollari. Pemex ha scambiato il debito in scadenza con una nuova obbligazione con scadenza a 10 anni nell’ambito di un piano di rifinanziamento. Gli sforzi per rimettere in piedi l’azienda a corto di debiti includono anche iniezioni di capitale dirette e agevolazioni fiscali. L’amministrazione del presidente Andrés Manuel López Obrador ha ridotto tre volte l’importo delle tasse che la società deve al governo, dal 64% al 40%, aggiunge il rapporto. La Pemex è sepolta sotto un debito di 113 miliardi di dollari, la maggior parte di qualsiasi compagnia petrolifera statale al mondo, e continua a lottare per invertire il calo della produzione di oltre 10 anni, ha riferito Bloomberg News. Il produttore di petrolio, noto anche come Petróleos Mexicanos, dipende dalla volontà del governo federale di continuare a pagare gli obbligazionisti, aggiunge il rapporto. Il governo messicano sta procedendo con un completo rinnovamento del settore energetico del paese, che mira in gran parte a porre fine alle riforme messe in atto dalle precedenti amministrazioni favorevoli al mercato e aiutare a posizionare le aziende statali in modo più forte. Però senza capitali è difficile fare gli investimenti necessari alla crescita della produzione desiderata dalle autorità politiche. Purtroppo gli sprechi dei governi precedenti non sono facilmente cancellabili.

 


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