Economia
Petrolio giù, spesa sù: l’Algeria si rifugia nei “sukuk” per tappare i buchi di bilancio
L’Algeria a corto di liquidità: con il crollo delle entrate del petrolio, il governo emette bond islamici da 2,3 miliardi di dollari per coprire le spese. Il FMI avverte: “Le riserve fiscali si stanno esaurendo”.
Il calo dei ricavi derivanti dal petrolio e dal gas, dovuto alla diminuzione dei prezzi registrata quest’anno, ha spinto il governo algerino a prendere in considerazione l’emissione di obbligazioni per raccogliere l’equivalente di 2,3 miliardi di dollari.
Il governo algerino ha in programma l’emissione di obbligazioni islamiche a sette anni, le cosiddette sukuk, per un valore di 297 miliardi di dinari algerini, pari a 2,3 miliardi di dollari, secondo quanto riportato dall’emittente televisiva Asharq TV, citata da Bloomberg.
L’emissione sarà offerta ai cittadini algerini residenti in Algeria e all’estero; gli stranieri non potranno partecipare al periodo di sottoscrizione che inizierà all’inizio di novembre.
L’Algeria, membro dell’OPEC e uno degli otto produttori dell’OPEC+ che stanno attualmente riducendo i tagli alla produzione, ha visto aumentare il proprio deficit quest’anno a causa del calo dei ricavi derivanti dal petrolio e dal gas e dell’aumento della spesa pubblica.
“Il calo delle entrate derivanti dagli idrocarburi, combinato con l’aumento della spesa pubblica, ha ampliato in modo significativo il deficit fiscale e ha esaurito le riserve fiscali disponibili”, ha affermato il Fondo Monetario Internazionale (FMI) all’inizio di questo mese in un rapporto sull’economia algerina.
Il Campanello d’allarme del FMI
Che la situazione richiedesse attenzione lo aveva già messo nero su bianco il Fondo Monetario Internazionale (FMI) in un recente rapporto sull’economia del paese nordafricano. L’analisi del FMI è piuttosto diretta e non lascia spazio a interpretazioni edulcorate. I punti chiave sollevati sono:
- Deficit in crescita: La combinazione letale di minori entrate dagli idrocarburi e maggiore spesa pubblica ha “ampliato in modo significativo il deficit fiscale”.
- Riserve in calo: Le riserve fiscali accumulate negli anni di “vacche grasse” si stanno esaurendo rapidamente.
- Bilancia commerciale a rischio: Il surplus delle partite correnti, un tempo vanto del paese, si è già trasformato in un modesto deficit, a causa del crollo delle esportazioni di energia e del contemporaneo aumento delle importazioni.
- Necessità di riforme: Con le riserve fiscali agli sgoccioli, l’FMI sottolinea che i “grandi deficit fiscali pongono sfide significative in termini di finanziamento e debito, che richiedono un urgente adeguamento delle politiche”. Un modo elegante per dire che è ora di cambiare registro.
L’incertezza globale, inoltre, non aiuta, pesando sulle prospettive di investimento e limitando ulteriormente le entrate.
Un problema non solo algerino
L’Algeria non è l’unico produttore OPEC ad aver attinto ai mercati del debito quest’anno.
L’Arabia Saudita, primo produttore dell’OPEC e maggiore esportatore mondiale di greggio, ha incrementato le emissioni di debito da parte del governo e di Aramco, poiché il calo dei prezzi del petrolio ha danneggiato sia le finanze pubbliche che il bilancio del gigante petrolifero statale.
Domande e Risposte
1) Cosa sono esattamente i “sukuk” e perché l’Algeria ha scelto questo strumento?
I sukuk sono certificati finanziari conformi alla Sharia, la legge islamica. A differenza delle obbligazioni convenzionali, che si basano sul pagamento di interessi (considerati usura e quindi proibiti), i sukuk rappresentano una quota di proprietà in un bene o in un progetto. Chi li acquista non riceve interessi, ma una parte dei profitti generati da quell’asset. L’Algeria, essendo un paese a maggioranza musulmana, utilizza questo strumento per attrarre capitali in modo etico e conforme ai principi religiosi, coinvolgendo direttamente i propri cittadini nel finanziamento dello Stato.
2) La situazione economica dell’Algeria è davvero così critica?
Il rapporto del FMI evidenzia sfide significative, ma non una crisi imminente. La criticità nasce dalla forte dipendenza del bilancio statale dai prezzi degli idrocarburi. Quando questi scendono, l’intero edificio finanziario scricchiola. L’Algeria ha ancora margini di manovra, ma l’avvertimento del FMI è chiaro: continuare con un’elevata spesa pubblica a fronte di entrate calanti non è sostenibile nel lungo periodo. L’emissione di debito interno è una soluzione tampone, ma saranno necessarie riforme strutturali per stabilizzare l’economia.
3) Questa mossa avrà un impatto sui mercati energetici o sulla politica dell’OPEC+?
Direttamente, no. L’emissione di sukuk è una questione di finanza pubblica interna e non influenza la capacità di produzione o le decisioni di politica energetica dell’Algeria in seno all’OPEC+. Indirettamente, però, conferma la pressione finanziaria che molti membri del cartello stanno subendo a causa dei prezzi del greggio non sufficientemente alti per coprire le loro spese. Questa pressione potrebbe portare i paesi produttori a essere ancora più coesi nel sostenere i tagli alla produzione per tentare di far risalire i prezzi del petrolio.L’Algeria a corto di liquidità: con il crollo delle entrate del petrolio, il governo emette bond islamici da 2,3 miliardi di dollari per coprire le spese. Il FMI avverte: “Le riserve fiscali si stanno esaurendo”.
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