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Petrolio: cosa hanno visto gli analisti di UBS in Medio Oriente? Preparatevi a sorprese (e alla faccia di Goldman Sachs)
Petrolio, UBS rivela i piani del Medio Oriente: produzione a breve, ma la vera scommessa è sul GNL e sui data center alimentati a gas.

Mentre il prezzo del Brent naviga a vista e molti analisti occidentali si perdono in previsioni spesso fantasiose, c’è chi preferisce andare direttamente alla fonte. È il caso degli analisti di UBS, guidati da Josh Silverstein, che hanno recentemente completato un tour strategico in Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, di cui ha riferito anche Zerohedge.
Il team di UBS non si è limitato ai salotti degli hotel di lusso; ha incontrato i principali produttori di energia, le agenzie governative, i fondi sovrani e le società di servizi petroliferi (OFS), arrivando a visitare persino la futuristica regione di NEOM.
Cosa hanno riportato da questo viaggio nel cuore pulsante della produzione energetica globale? Silverstein ha distillato il tour in quattro spunti chiave che delineano il futuro del mercato, e non tutto è come sembra.
Ecco cosa sta realmente accadendo in Medio Oriente:
- Prospettive dell’Offerta di Petrolio: A breve termine, l’aumento della produzione manterrà una certa pressione al ribasso sui prezzi. Tuttavia, UBS mantiene una visione “costruttiva” (leggi: rialzista) sul lungo termine, specialmente dopo il 2027. I motivi? La capacità inutilizzata (la spare capacity) si sta riducendo, l’attività upstream (esplorazione ed estrazione) si sta spostando sempre più verso il gas naturale e, soprattutto, i colossali programmi di spesa pubblica (i “mega-spending programs”) continuano senza sosta.
- Espansione del GNL (Gas Naturale Liquefatto): I progetti di sviluppo del GNL nella regione, specialmente in Qatar, procedono spediti. L’effettivo aumento della capacità dipenderà dalle condizioni di mercato, ma la direzione è chiara: il gas è il futuro, con una domanda in forte crescita
- Servizi Petroliferi (OFS): Il settore dei servizi sul campo (costruzione pozzi, manutenzione, ecc.) è in piena accelerazione. Questo, nota UBS, crea un forte vento a favore (tailwind) per il settore che durerà almeno fino al 2026.
- Strategia di Transizione Energetica (quella vera): Questo è forse il punto più interessante. Mentre in Europa si parla solo di eolico e solare, Arabia Saudita ed Emirati Arabi stanno investendo pesantemente in data center. Come li alimenteranno? Con un mix di gas naturale e rinnovabili. Una mossa pragmatica che evidenzia la loro spinta verso la diversificazione e la crescita delle infrastrutture digitali, usando l’energia che hanno.
Il messaggio principale che UBS porta a casa è che il Medio Oriente rimane assolutamente impegnato a espandere la produzione di energia e a mantenere il proprio dominio sull’offerta globale.
In sintesi: vedremo un po’ di debolezza del petrolio nel breve periodo, ma un forte irrigidimento dell’offerta nel lungo termine. La domanda di GNL e di servizi petroliferi è destinata ad aumentare, mentre capitali immensi fluiscono verso infrastrutture di “transizione” come i data center alimentati a gas e rinnovabili.
Nel frattempo, giusto per dovere di cronaca, JPMorgan e Goldman Sachs continuano a prevedere ulteriori crolli dei prezzi sotto i 60 dollari al barile. Considerando la loro pessima esperienza passata in materia di previsioni, c’è il rischio che il petrolio arrivi alle stelle!
Domande e risposte
Perché UBS prevede una debolezza del petrolio a breve termine se il Medio Oriente sta investendo così tanto?
La debolezza a breve termine non deriva da una mancanza di investimenti, ma da un aumento della produzione attuale. Gli analisti di UBS hanno notato che l’incremento dell’offerta nell’immediato sta esercitando una pressione al ribasso sui prezzi. Tuttavia, questa è vista come una situazione temporanea. La visione a lungo termine (post-2027) è invece rialzista perché la capacità di riserva globale (la spare capacity) si sta riducendo e i nuovi investimenti si stanno concentrando sempre più sul gas naturale piuttosto che sul petrolio.
Cosa significa che la “transizione energetica” in Arabia Saudita e UAE si basa sui data center?
Significa che la loro strategia di transizione è pragmatica e focalizzata sulla diversificazione economica, non solo sulla decarbonizzazione pura. Stanno costruendo enormi data center, asset cruciali per l’economia digitale, che richiedono enormi quantità di energia stabile. La loro strategia è alimentare questa nuova infrastruttura digitale utilizzando un mix di gas naturale (che considerano un combustibile di transizione efficiente) e fonti rinnovabili. È un modo per sfruttare le proprie risorse (il gas) per costruire la loro economia futura (il digitale).
Perché si stanno spostando sul gas (GNL) se sono già dominanti nel petrolio?
Per diversificazione e strategia. Il GNL è visto come il combustibile fossile “ponte” ideale, molto più pulito del petrolio, ed essenziale per la transizione energetica globale (specialmente in Asia). Il Qatar, in particolare, sta espandendo massicciamente la sua capacità di GNL per dominare questo mercato futuro. Inoltre, come notato da UBS, il gas serve ad alimentare la loro stessa transizione interna, come la crescente domanda di energia per i nuovi data center, garantendo stabilità alla rete elettrica che le sole rinnovabili non possono ancora offrire.









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