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Perché Macron è il presidente più odiato della Storia francese? I cittadini non gli riconoscono “nessuna qualità”
Crollo Macron: fiducia all’11%, eguagliato il record negativo di Hollande. I francesi bocciano il “Mozart della finanza” per il “debito abissale”, e i suoi ex delfini (Attal, Philippe) crollano con lui.

Il crollo del presidente francese Emmanuel Macron nei sondaggi ha raggiunto proporzioni storiche. I dati, provenienti da diverse rilevazioni (tra cui Odoxa e Verian), dipingono un quadro disastroso per l’inquilino dell’Eliseo.
Non si tratta più di impopolarità, ma di un rigetto diffuso, quasi personale.
Il disastro dei numeri
I dati sono impietosi. Secondo un recente sondaggio Odoxa, solo il 20% dei francesi ritiene ancora che Macron sia un “buon presidente”, un calo di 2 punti. Un’altra rilevazione (Verian per LeFigaro Magazine) fissa la fiducia nel presidente ad appena l’11%, un crollo di 5 punti in un solo mese. Un disastro, con la tendenza a zero dell’approvazione presidenziale.
Questo 11% non è un numero qualsiasi: è esattamente il record negativo storico raggiunto da François Hollande nell’autunno 2016. Macron, che aveva costruito la sua ascesa politica proprio come antitesi al “modello Hollande”, finisce per eguagliarlo nel momento più basso.
Ma c’è di peggio. L’impopolarità di Hollande era venata di scherno, a tratti di disprezzo; quella di Macron, secondo l’analisi di Le Point, assomiglia di più al “disamore”, se non all'”odio”. Perché? Hollande aveva suscitato poche aspettative. Macron, al contrario, aveva promesso di “rovesciare il tavolo” (renverser la table), di inaugurare un “nuovo mondo”.
Invece, i francesi hanno percepito arroganza (il “che vengano a prendermi” dell’affare Benalla), disprezzo (i “francesi che non sono niente”) e l’incapacità di ammettere un fallimento, come la disastrosa dissoluzione del parlamento nel giugno 2024. Hollande era considerato scarso dall’inizio. Macron doveva essere Napoleone, si è dimostrato un politicante qualsiasi.
Il “Mozart della finanza” e l’uragano dei conti
L’aspetto più interessante per l’analisi economica è il fallimento percepito del “Mozart della finanza”, come era chiamato quando era consigliere di Hollande. Il vento nuovo promesso si è trasformato, secondo la stampa francese, in una “burrasca finanziaria”.
I francesi imputano a Macron un livello di debito abissale. E ora, la fattura deve essere pagata. L’instabilità economica e la necessità di “ingoiare l’orgoglio nazionale” pesano enormemente sull’opinione pubblica.
L’ironia è che i successi, come la creazione di oltre 2 milioni di posti di lavoro dal 2017, vengono completamente ignorati. Nell’opinione pubblica prevale solo il passivo di bilancio.
Un rigetto totale: “Nessuna qualità”
I sondaggi mostrano un rigetto che va oltre la politica. L’81% dei francesi attribuisce a Macron “i peggiori difetti e NESSUNA qualità”.
Ecco la pagella del Presidente:
- 81% non lo ritiene “aperto al dialogo”.
- 80% pensa che “non dica la verità”.
- 74% non lo considera “competente” (contro un misero 25% che ancora lo crede tale).
- 72% non lo trova “simpatico”.
- 69% ritiene che “non rispetti i valori democratici” (contro un 30% che la pensa diversamente).
Il crollo è trasversale e colpisce persino la sua base elettorale:
- Tra gli over 65 (il suo zoccolo duro), la fiducia è crollata al 9%.
- Nelle categorie agiate, la fiducia si ferma al 15%.
- Tra i laureati, il livello di sfiducia raggiunge l’84%.
Del resto Macron si era proprosto come colui in grado di tutelare i benestanti, ma migliorare le condizioni dei meno abbienti, tutelando l’ambiente. Troppi obiettivi, e così ha scontentato tutti.
Il “tradimento” che non giova a nessuno
Questo odio verso il Presidente è confermato dalla reazione pubblica alla recente “pugnalata” dei suoi due ex Primi Ministri, Attal e Philippe.
Il 78% dei francesi dà ragione ad Attal, che ha confessato di “non comprendere più le decisioni del Presidente”, percepite come un “accanimento a voler mantenere il controllo”. E il 67% dà ragione a Philippe per aver chiesto la testa di Attal, ritenendola l’unica decisione per evitare 18 mesi di crisi. Il macronismo, il supporto politico a Macron is autodistrugge, con gioia dele pubblico.
Infatti questo “tradimento” non giova ai traditori. L’opinione pubblica, pur dando loro ragione contro Macron, li punisce.
- Gabriel Attal crolla al 27% di adesione (-1 punto).
- Édouard Philippe sprofonda al 28% (-4 punti).
Philippe, un tempo il politico più amato di Francia, è ora relegato a 8 punti da Bardella (leader del RN, al 36%) e 7 punti dietro Marine Le Pen. Macron distugge se stesso, ma anche chi è cresciuto nella sua era ed ombra.
Macron è solo, nel suo “bunker”, come scrive Le Point. E mentre nei suoi stessi ranghi gli chiedono solo il silenzio, lui si prepara a un nuovo “grande dibattito” in provincia. Difficile che “vecchie pentole”, questa volta, possano fare una “zuppa migliore”.
Domande e risposte
Perché alcuni sondaggi danno Macron all’11% e altri al 20%?
I sondaggi misurano parametri diversi. L’11% (sondaggio Verian) misura la “fiducia” residua nel Presidente per risolvere i problemi, un indicatore molto basso. Il 20% (dati immagine/Odoxa) misura quanti lo ritengono un “buon presidente”. Entrambi i numeri sono catastrofici ed evidenziano lo stesso crollo verticale, specialmente tra la sua ex base elettorale (solo il 9% di fiducia tra gli over 65).
Come mai i 2 milioni di posti di lavoro creati non contano nulla per i francesi?
Perché la percezione pubblica è dominata dal passivo (i debiti) piuttosto che dall’attivo (i posti di lavoro). L’analisi suggerisce che la promessa di un “nuovo mondo” si è scontrata con la realtà di un “debito abissale” e di un “uragano finanziario”. I francesi ora sentono che è arrivato il momento di “pagare la fattura” per la gestione del “Mozart della finanza”, e questo oscura qualsiasi risultato positivo.
I rivali di Macron, come Attal e Philippe, traggono vantaggio da questo crollo?
Assolutamente no, ed è questo il dato politico più interessante. I francesi danno ragione ad Attal (78%) e Philippe (67%) nelle loro critiche a Macron, ma non li premiano. Il “tradimento” non paga: entrambi crollano nei sondaggi (Attal al 27%, Philippe al 28%), finendo molto indietro rispetto a Jordan Bardella (36%) e Marine Le Pen. Sembra un rigetto dell’intero “sistema Macron”.









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