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PERCHE’ LA RACKETE E ALAN KURDI NON REGISTRANO I MIGRANTI, COME DOVREBBERO? Un suggerimento da Imolaoggi

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Foto LaPresse – Carmelo Imbesi
08/11/2017 Pozzallo (IT)
cronaca
Migranti – La nave Sea Watch 3 della ONG Sea-Watch con a bordo 58 migranti e il cadavere di un bimbo di due anni arriva al porto di Pozzallo in provincia di Ragusa
Nella foto:
Sea Watch 3 fa il suo ingresso nel porto di Pozzallo
Photo LaPresse – Carmelo Imbesi
08/11/2017 Pozzallo (IT)
news
Migrants – The NGO ship Sea Watch 3 with 58 migrants and the dead body of a two year old child arrives at the port of Pozzallo in the province of Ragusa Sicily
In the pic:
the ship Sea Watch 3 makes its entry into the port of Pozzallo

Il quotidiano online Imolaoggi giorni fa ha pubblicato un’interessante intervista di Irina Socolova all’ammiraglio De Felice, ex membro dello Stato Maggiore della Marina, affrontando i temi legati alle leggi del Mare che coinvolgono la vicenda della Sea Watch e della Alan Kurdi. Fra i vari temi che ha affrontato uno mi ha particolarmente colpito, e lo cito per estratto:

Per non parlare dell’Olanda, Stato che ha assegnato alla Sea Watch non solo la propria bandiera, ma anche il suo ordinamento giuridico e la competenza di iniziare e finalizzare le richieste di asilo politico dei migranti che commettono il primo passaggio illegale sul ponte di quella nave e quindi nel territorio del Paese membro UE, in applicazione dell’art. 13 del Trattato di Dublino. In pratica, se una nave ONG batte bandiera di uno Stato membro UE, è quello Stato che si deve occupare dei migranti clandestini saliti su una sua nave. La conduttrice Rackete infatti si è ben guardata di identificare i migranti sul territorio della sua nave.

Per spiegare la questione dobbiamo presentare fgli articoli 12 e 13 del trattato di Dublino che affermano che :

Art. 12

Se una domanda di asilo è presentata presso le competenti autorità di uno Stato membro da un richiedente che si trova nel territorio di un altro Stato membro, la determinazione dello Stato membro competente per l’esame della domanda di asilo spetta allo Stato membro nel cui territorio il richiedente si trova. Detto Stato è informato senza indugio dallo Stato membro cui è stata presentata la domanda e, quindi, ai fini dell’applicazione della presente convenzione, esso è considerato come lo Stato membro presso il quale la domanda di asilo è stata presentata.

Art. 13

Se una domanda di asilo è presentata presso le competenti autorità di uno Stato membro da un richiedente che si trova nel territorio di un altro Stato membro, la determinazione dello Stato membro competente per l’esame della domanda di asilo spetta allo Stato membro cui è stata presentata la domanda e, quindi, ai fini dell’applicazione della presente convenzione, esso è considerato come lo Stato membro presso il quale la domanda di asilo è stata presentata.

Ora per completare l’informazione dobbiamo sottolineare che una nave è considerata parte del territorio di cui batte bandiera. Quindi perchè Sea Watch non ha provveduto ad identificare e far inviare la domanda di asilo direttamente da bordo, ed alle autorità olandesi (o la Alan Kurdi tedesche) salvo POI farle inoltrare in Italia da chi vuole l’asilo nel nostro paese?  Carola Rackete aveva troppa fretta per chiedere il passaporto e le impronte digitali ? Perchè voler per forza far fare lo sbarco e l’identificazione in Italia, quando si sa benissimo che queste persone non vogliono fermarsi nel nostro paese , dove avrebbero pessime possibilità di trovare lavoro?

Insomma Carola Rackete ha danneggiato, non protetto, le vite ed i diritti dei migranti. Se avesse provveduto ad identificarli a bordo avrebbe potuto sbarcarli in Italia che avrebbe provveduto a mandarli nei Paesi Bassi, o in Germania per Alan Kurdi, in ottemperanza al trattato di Lisbona. Ma lei era più interessata alla sporca politica, che ai desideri delle persone che trasbordava.

Comunque vi invitiamo a leggere tutto il pezzo di Imolaoggi, che è di grande interesse.


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