Euro crisis
Perchè andare contro la Germania è una necessità dell’Italia nel 2016, semplicemente per sopravvivenza. Oggi si attacca il risparmio italiano per evitare il futuro ITEXIT
Vorrei spiegare succintamente i motivi per cui l’Italia dovrà necessariamente sfidare la Germania nel 2016 (sperando in un continuo supporto anglosassone). Premetto che in tutto questo mi spiace solo di non poter dedicare tempo a commentare la grandezza del leader russo Putin, al comando di un paese che non dovrebbe essere un nostro nemico, solo una scellerata presidenza USA poteva decidere tale ardimentosa sfida che per altro non può portare al successo nessuno dei contendenti: secondo chi scrive non passerà molto tempo prima che ci si accorga che la Russia fa parte del mondo occidentale a tutto tondo, non è il vero nemico, che sta invece molto più ad est (…).
Tornando all’oggetto dell’intervento, l’Italia oggi è nell’angolo: la Germania vedasi con il provvedimento Baltz votato in modo peregrino da gran parte dei nostri deputati a Strasburgo – probabilmente i più ignoranti -, vedasi con una inflessibilità assoluta nei conti imposta soprattutto all’Italia nonostante la pesante crisi economica globale, vedasi con la richiesta di applicare il Fiscal Compact [+ERF] a partire dal 2017 (…), costringerà l’Italia ad imporre enormi tasse per restare nell’euro e fare tornare i conti. E l’entità di tale sforzo dovrebbe essere, senza considerare gli effetti del Baltz (che costringerebbe le banche a mettere a riserva decine di miliardi che non ha), di almeno 22 miliardi di euro solo il prossimo anno, a seguire un incremento di ulteriori 35 miliardi circa ogni anno per il rientro dal debito come da prescrizione del Fiscal Compact. Conto della serva, si intende. E questo senza mettere in conto il fatto che maggiori tasse faranno certamente abbassare il PIL, costringendo ad ulteriori tasse a copertura di un rapporto Debito/PIL in peggioramento causa denominatore.
Diciamo che alla fine quello che la Germania vorrebbe ottenere è da una parte spostare la tassazione italiana sul risparmio privato (di fatto una patrimoniale, che impoverisca il substrato produttivo nazionale), dall’altra costringere lo Stato a privatizzare i campioni nazionali i cui acquirenti dovrebbero essere tedeschi o francesi. E detta supertassazione dovrebbe durare “solo” una quindicina d’anni almeno.
L’ho messa giù appositamente semplice per fare capire in pillole dove andremo a finire. In pratica il passo finale – secondo i desiderata franco-tedeschi – sarebbe imporre la troika in Italia per spostare attivi verso la Germania e la Francia, asse sempre più in affanno (soprattutto Parigi) a seguito dell’acuirsi della crisi economica, peggioramento oggi in corso (la crisi economica mondiale esploderà nella sua reale grandezza un giorno dopo l’avvenuta elezione del prossimo presidente USA).
Si, l’Italia è il vero obiettivo della austerità euroimposta in quanto è il paese ricco nell’EU, la gallina da spennare con il suo enorme risparmio famigliare, le sue aziende, la sua imprenditorialità e la sua posizione geostrategica. Senza dimenticare le basi americane sul suo territorio, basi nemiche per chi sta con Mosca (ossia per Berlino). E, per inciso, basi a cui gli USA non possono e non vogliono rinunciare.
L’obiettivo del 2016 per l’Italia deve essere impedire l’arrivo della troika, qualcuno in EU sta cercando di metterci alle strette sfruttando il vacuum di potere politico a monte delle prossime elezioni USA.
Lato tedesco l’obiettivo è, ripeto, fare in modo di costringere l’Italia a trasferire attivi al resto dell’Eurozona, passando per un trasferimento locale di attivi da privato – ricco – a pubblico/Stato – indebitato -. Ed attenzione, questo trasferimento locale – chiamiamolo con il suo nome, “patrimoniale” – sarà necessariamente un Giano bifronte: infatti , assieme ad una patrimoniale tradizionale ci sarà una inevitabile forte decurtazione delle pensioni, come sta accadendo in Grecia dove si vuol ridurre la pensione minima a poco più di 300 euro mensili con un parallelo cap di quelle massime a 2500 euro mensili se ricordo bene [in Italia un limite per le pensioni elevate sarebbe in ogni caso auspicabile, ndr]. Questa è la fine che ci aspetta.
Per inciso, sappiate che i paesi EU soprattutto se periferici in crisi non stanno subendo l’austerità tutti nella stessa maniera. Sapete la ragione? Perchè non tutti sono ricchi nella stessa maniera, l’Italia è il boccone prelibato e dunque le va riservato un trattamento “di favore”, Spagna, Portogallo si sono già vendute praticamente tutte le aziende che contano mentre la Grecia resta solo l’esempio da portare per spaventare tutti gli altri (in Grecia ormai non c’è nulla di interessante per l’asse franco tedesco, l’unico asset di valore strategico – gli aeroporti – se li sono giù presi da tempo, i tedeschi…). L’Irlanda è no contest, da Berlino gli si permette tutto solo per evitare che rientri nella sfera di Londra, vero nemico della Germania.
Vedasi i deficit ammessi ai paesi citati vs. Italia e traete le conclusioni del caso. Va da sè che i paesi che crescono in EU sono quelli che fanno deficit, la correlazione è formidabile (notasi i casi eclatanti di Spagna e Irlanda, mentre la Francia si conferma la malata d’Europa, nessuno stimolo di deficit sembra farla risvergliare, il welfare transalpino è semplicemente insostenibilmente caro in assenza di colonie da depredare…).
Perchè ho spiegato tutto questo, per quale fine? Semplice, per fare capire a tutti che se non usciamo dall’euro quanto sopra illustrato è quanto ci aspetta, patrimoniale e taglio delle pensioni oltre all’alienazione delle aziende nazionali di valore ossia dell’occupazione pesante. Anche le grandi famiglie lo han capito [tardi], abbattere Berlusconi era solo il primo passo, non ci si vuole fermare. Ed ecco quindi spiegata la reazione delle elites italiane, nel 2011 ci sono cascate come dei polli!
Dunque, se non si vuole mettere a rischio il benessere nazionale, l’unica soluzione fattibile è uscire dall’euro e ritengo che, per evitare una guerra come preconizzato dal servente Mario Monti – molto informato in riguardo – che ha anticipato come una guerra sia oggi possibile in Europa magari con il motivo scatenante dato dal mancato pagamento del debito estero di qualche paese (l’Italia?), la vera soluzione debba passare per un’imposizione fiscale straordinaria caricata sulle spalle dei cittadini italiani con il fine di ripagare il debito estero detenuto da nostri amati partners EU, in tale maniera nessuno potrebbe più lamentarsi di una nostra uscita dalla moneta unica. E, notasi, questo non dovrebbe preoccuparci: uscendo dall’euro si svaluterebbe la nuova lira e dunque la nostra economia estremamente manifatturiera – siamo il principale competitor della Germania in EU – ripartirebbe, letteralmente annientando il competitor tedesco. Ecco perchè facciamo così paura.
OGGI ATTACCARE IL RISPARMIO ITALIANO ATTRAVERSO L’ATTACCO DELLE NOSTRE BANCHE, PER L’ASSE FRANCO-TEDESCO E’ FINALIZZATO AD EVITARE CHE L’ITALIA POSSA USCIRE DALL’EURO DOPO L’ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE USA, SPECIALMENTE SE REPUBBLICANO. Infatti quello che mancò alla Grecia per fare il GREXIT fu proprio la liquidità (…). Appunto, l’Italia oltre ad esserre il vero ed unico competitor manifatturiero della Germania in EU ha anche il risparmio ossia i capitali necessari per finanziare sia l’uscita dalla moneta unica che la sostenibilità dei flussi di cassa successivi all’ITEXIT, prima che l’inevitabile svalutazione della nuova lira riattivi l’economia nazionale. Ecco dunque spiegato il tempismo – dovrei dire la fretta – di attaccare l’Italia nel 2016.
Occhio che Mario Monti ha ragione, nel contesto attuale basta una piccola scusa per giustificare azioni estreme. Ad oggi le basi USA in Italia ci proteggono ma cosa succederebbe se gli americani fossero diciamo distratti da altri conflitti o da una profonda crisi economica interna?
Anche per questa ragione chi scrive non riesce vedere il Belpaese separato dall’alleato USA.
Mitt Dolcino
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