Economia
Per capire il problema dell’euro basta Oscar Wilde…
In fondo basta aver letto qualche libro senza figure (come ama dire un oscuro economista di provincia… :)) per fare dei collegamenti che ci chiariscano le idee.
A me, ad esempio, è venuto in mente un collegamento fra Euro, moral hazard e Il ritratto di Dorian Gray. Siccome presumo che tutti conoscano il famoso libro di Oscar Wilde (visto che ne hanno fatto pure vari film…), ahime, conoscano l’euro, ma non tutti sappiano cosa si intende per moral hazard, spiego brevemente: dicesi moral hazard (Fantozzi ci ha rovinato..) quel comportamento economico per cui un soggetto ha la tendenza ad assumere volentieri un rischio, anche azzardato, in quanto confida che il relativo costo non verrà eventualmente sopportato da lui.
Ora qual’era la caratteristica del ritratto che l’amico Basil Hallward aveva dipinto? Che qualsiasi cosa il giovane Dorian avesse compiuto, qualsiasi crimine o perversione, l’effetto si sarebbe trasmesso al dipinto e non all’uomo: il ritratto sarebbe divenuto laido e vecchio, avrebbe portato i segni della dissolutezza, mentre Dorian sarebbe rimasto per sempre come appariva, giovane ed innocente.
Se ci pensate bene l’euro, per i Paesi della periferia, è stato come il loro personale ritratto di Dorian Gray: le imprese, prima, le famiglie, poi, hanno potuto godere senza moderazione dei prestiti, abbondanti ed a buon mercato, che i paesi core volentieri elargivano. E nonostante l’indebitamento raggiungesse e superasse il livello di guardia (la Grecia era arrivata ad avere debiti privati pari a 10 punti di PIL, quando la soglia di allarme per una economia è un indebitamento di massimo 5 punti), gli Stati mostravano una faccia pulita e rassicurante: le entrate fiscali erano copiose, tanto da permettere spese pubbliche sontuose (la nuovissima e modernissima metropolitana di Atene ne è un esempio); gli investimenti (non più produttivi, ma speculativi) erano forti: il mercato immobiliare e dei titoli presentava sempre prezzi in rialzo; i consumi di beni di lusso erano alti: volevi una Porche Cajenne? Il concessionario te la dava con l’aiuto della provvida finanziaria; volevi una casa nuova, magari una villa? Ecco il mutuo che copriva anche il 110% del costo (così ti toglievi pure qualche sfizio di arredamento); volevi un televisore 52 pollici extrapiatto? Nessun problema, a rate ed interessi zero, o con un piccolo interesse, ma pagamento posticipato anche di mesi. E così sempre più avanti in un vortice sfrenato di consumi ed indebitamento. Tutto perché chi prestava troppo e male e spingeva al consumo, spesso dei beni da lui prodotti, sapeva che i debiti sarebbero sempre tornati ed in valuta buona, perché, se non avessero potuto ripagarlo i debitori privati, sarebbe stato costretto ad intervenire lo Stato, per non mandare all’aria la sua economia e le sue banche. Tanti Lord Henry Wotton che spingevano verso l’abisso i cittadini del Sud Europa, ubriacati ed inebriati dalla possibilità di possedere beni, prima spesso irrangiungibili.
Senza l’euro, non appena il livello di debito estero fosse salito a livelli di guardia e probabilmente anche prima, il cambio della moneta nazionale avrebbe avuto un calo vistoso, sia perché l’alta richiesta di valuta estera avrebbe deprezzato quella nazionale, sia perché la deteriorata capacità produttiva, avrebbe avuto riflessi sul valore della moneta quotata, circostanze che sarebbero state interpretate correttamente come un segnale d’allarme dai mercati finanziari, frenando ulteriori investimenti.
La domanda che a questo punto viene spontaneo porsi è: la colpa è di Dorian o di Lord Wotton? Sono i debitori che avrebbero dovuto rifiutare i piaceri del credito facile o i finanziatori a stare attenti a quanto ed a chi prestavano? Date la risposta che preferite: per me è colpa di chi ha “dipinto” l’euro, il quale ha tirato fuori le peggiori pulsioni degli uni e degli altri ed ha lasciato che si sfogassero senza freni. La cupidigia di beni e l’avidità di guadagni sono stati potenziati ed esaltati da una moneta sempre e comunque “credibile”, che ha azzerato il moral hazard, grazie anche ai meccanismi di socializzazione delle perdite, che l’eurozona è stata tanto pronta ad implementare, e che ha reso confidenti le banche di riuscire a cavarsela in ogni caso.
Certo, considerata l’asimmetria informativa, pesantemente a favore degli istituti finanziari, i quali avevano tutti gli strumenti per capire quanto stava accadendo, una maggior responsabilità ai nostri Lord Wotton la darei, anche più di quanto faccia Oscar Wilde nel suo libro: in fondo, nel romanzo, Henry Wotton è solo un dandy intelligente quanto amorale e non basa le sue fortune economiche sulla rovina di Dorian Gray, come invece ha fatto, esempio a caso, una certa Nazione dalla popolazione con spiccate caratteristiche genetiche recessive…
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