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Economia

Il Pentagono investe 400 milioni in MP Materials: la mossa che sfida il monopolio cinese delle terre rare

Il Pentagono investe 400 milioni di dollari in MP Materials per spezzare il dominio cinese sulle terre rare, garantendo all’America l’indipendenza nelle filiere critiche. Una mossa strategica per la sicurezza nazio

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Il Pentagono investe 400 milioni di dollari in MP Materials, produttore statunitense di terre rare, in un accordo insolito che sottolinea la determinazione dell’amministrazione Trump a spezzare il dominio cinese sui minerali critici e rafforzare le filiere domestiche.

L’annuncio, fatto giovedì da MP Materials, rivela che il Pentagono diventerà il maggiore azionista dell’azienda, acquisendo una partecipazione del 15%, e investirà miliardi per costruire un impianto di produzione di magneti da 10.000 tonnellate metriche, che entrerà in funzione nel 2028.

James Litinsky, fondatore e amministratore delegato di MP Materials, ha definito l’iniziativa “un’azione decisiva per accelerare l’indipendenza della filiera americana”. Il Pentagono non ha risposto immediatamente a richieste di commento.

Quotazione di  MP Materials 5 g

Le azioni di MP Materials sono salite di oltre il 48% dopo la notizia, aumentando il patrimonio personale di Litinsky, che possiede oltre 14 milioni di azioni, di circa 200 milioni di dollari.

È raro che il governo statunitense investa direttamente in aziende private. Lo fa solo in casi eccezionali, per supportare tecnologie cruciali per gli interessi nazionali o per salvare aziende di importanza sistemica, come le banche di Wall Street durante la crisi finanziaria. MP Materials, con sede a Las Vegas, gestisce l’unica miniera di terre rare degli Stati Uniti a Mountain Pass, in California, estraendo elementi come neodimio e praseodimio, essenziali per sistemi d’arma e veicoli elettrici.

I magneti di terre rare sono fondamentali per sistemi militari come il caccia F-35 Lightning II (che richiede 900 libbre di terre rare), droni Predator e sottomarini delle classi Virginia e Columbia. Sono anche usati nei missili Tomahawk e in sistemi di guida sviluppati congiuntamente da Aeronautica e Marina statunitense. La dipendenza da forniture cinesi di terre rare è considerata un rischio per la sicurezza nazionale.

Miniera di Mountain Pass

La Cina controlla il 55% della capacità mineraria globale e l’85% della raffinazione. Ad aprile, Pechino ha imposto restrizioni all’export di sette elementi di terre rare e magneti permanenti, causando gravi disagi nelle industrie automobilistica, della difesa e tecnologica, con un calo del 75% delle esportazioni di magneti.

Il ministro degli Interni Doug Burgum aveva allora dichiarato che l’amministrazione Trump stava valutando investimenti in produttori domestici di minerali critici. Dal 2020, il Pentagono ha investito oltre 430 milioni di dollari per sviluppare filiere nazionali di terre rare, incluse separazione, raffinazione e conversione in metalli e magneti.

L’accordo con MP Materials prevede l’acquisto da parte del Pentagono di 400 milioni di dollari in azioni privilegiate convertibili in azioni ordinarie a 30,03 dollari per azione, con un’opzione per ulteriori acquisti. Include anche un contratto di acquisto decennale per tutte le batterie prodotte dall’impianto e l’aggiornamento delle strutture di Mountain Pass, già finanziate con circa 45 milioni di dollari dal Pentagono.

Un elemento chiave dell’accordo è il prezzo minimo garantito di 110 dollari al kg per il neodimio-praseodimio, che protegge MP Materials da perdite in caso di eccesso di offerta. I produttori occidentali lamentano che le controparti cinesi, grazie a sussidi statali, inondano il mercato a prezzi artificialmente bassi. Neha Mukherjee, responsabile della ricerca sulle terre rare per Benchmark Mineral Intelligence, ha definito l’impegno “un passo fondamentale per ridisegnare le filiere globali di terre rare”, sottolineando che il prezzo minimo potrebbe favorire l’ingresso di nuovi produttori e sviluppatori nel mercato.Questo investimento riflette una strategia più ampia per ridurre la dipendenza da forniture straniere e rafforzare la sicurezza nazionale, in un contesto di crescente competizione geopolitica per il controllo delle risorse critiche.


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