CinaPolitica
Pechino, la purga “tecnica”: epurati un capo dello spazio e il revisore dei conti militare
La campagna anti-corruzione di Xi non si ferma: epurato dal Congresso l’ex capo del programma spaziale Xu Dazhe e, ironicamente, il revisore dei conti dell’esercito Sun Bin. La stretta sul settore militare e aerospaziale si intensifica.

La campagna anti-corruzione di Xi Jinping, o forse dovremmo chiamarla la “riorganizzazione” permanente del potere, non va mai in vacanza. Martedì il Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo (NPC) ha ufficializzato la rimozione di cinque funzionari, confermando che la stretta sui settori strategici non accenna a diminuire.
I nomi non sono affatto secondari e indicano una chiara direzione: il complesso militare-industriale e i suoi controllori.
Le teste eccellenti
Le due figure principali rimosse dall’assemblea legislativa sono:
- Xu Dazhe (69 anni): Non un burocrate qualunque. Xu è l’ex segretario del partito della provincia di Hunan (ruolo lasciato nel 2021), ma il suo pedigree è puramente tecnico-scientifico. Ha trascorso 32 anni nel Ministero dell’Industria Aerospaziale cinese. Nel 2013 è stato nominato vicedirettore dell’Amministrazione Spaziale Nazionale (CNSA), guidando di fatto il programma di esplorazione lunare e annunciando quello per Marte. Sebbene il comunicato non lo indichi ufficialmente come “sotto inchiesta”, il suo background nel settore aerospaziale—duramente colpito dalle purghe negli ultimi tre anni—è più che un indizio. Ironia della sorte, la promozione di ingegneri e tecnocrati dall’aerospaziale era stata una cifra distintiva della prima era Xi.
- Sun Bin (Generale di divisione): Qui la faccenda si fa, se possibile, ancora più interessante. Sun Bin non era un comandante sul campo, ma il Revisore Generale della Commissione Militare Centrale (CMC) dal 2020 (e vice dal 2016). In pratica, era il capo dei controllori finanziari dell’Esercito Popolare di Liberazione, l’uomo incaricato di supervisionare le spese militari. Quis custodiet ipsos custodes? (Chi controlla i controllori?) A Pechino, la risposta è ovvia: Xi. La sua rimozione, di cui non è stata fornita motivazione, suggerisce che la corruzione (o la slealtà) era arrivata fino al vertice di chi doveva combatterla.
Un contesto più ampio: il settore degli appalti nel mirino
Queste rimozioni non sono eventi isolati, ma gli ultimi atti di un‘epurazione che sta ridisegnando i vertici delle forze armate e della difesa.
La settimana scorsa, il Quarto Plenum del Comitato Centrale ha espulso otto generali anziani dal Partito, incluso il vicepresidente della CMC He Weidong. L’intera revisione del settore degli appalti militari è iniziata dopo la spettacolare caduta dell’ex ministro della Difesa Li Shangfu nel 2023, accusato di aver “gravemente inquinato l’ambiente politico del settore degli equipaggiamenti militari”.
Il focus è chiaro: gli appalti. I dipartimenti che approvano e gestiscono le commesse militari, insieme alle industrie della difesa e aerospaziali, sono diventati il bersaglio primario.
Ad oggi, il bilancio è impressionante:
- 22 generali sono stati rimossi dai loro incarichi di deputati al 14° Congresso Nazionale del Popolo.
- Tra questi figurano 7 generali “pieni” (quattro stelle), 12 tenenti generali e 3 maggiori generali.
A questa lista si aggiunge la rimozione, avvenuta ad aprile, di Jin Zhuanglong, ministro dell’Industria e dell’Information Technology, l’uomo che supervisionava politicamente gran parte delle imprese della difesa e dell’aerospazio. La campagna, insomma, non risparmia né i tecnici, né i soldati, né i controllori.
Domande e Risposte
Perché la campagna di Xi Jinping si concentra così tanto sul settore aerospaziale e sugli appalti militari?
Non è solo una questione di “mani pulite”. Questi sono i settori dove si concentrano gli investimenti più strategici (e costosi) della Cina moderna. Controllare gli appalti militari e l’industria high-tech (aerospazio, missilistica) significa due cose: primo, sradicare le reti di potere che gestiscono fondi immensi in modo autonomo; secondo, assicurarsi l’assoluta lealtà della filiera che deve garantire la modernizzazione militare e l’eventuale confronto con Taiwan e gli USA. È un’operazione di consolidamento del potere prima che di moralità.
Cosa significa la rimozione di Sun Bin, il revisore dei conti dell’esercito?
È un segnale potentissimo. Sun Bin era il “controllore di primo livello”, colui che doveva vigilare sulla correttezza finanziaria dell’intero Esercito Popolare di Liberazione per conto della Commissione Militare Centrale (presieduta da Xi). La sua epurazione indica che la “corruzione” o la “slealtà” (a Pechino sono spesso sinonimi) era penetrata fin dentro l’organo di controllo stesso. Se non ci si può fidare nemmeno del revisore, significa che l’intera struttura degli appalti era compromessa e che Xi ha bisogno di azzerare l’intero sistema.
Queste purghe non rischiano di indebolire l’esercito cinese?
Nel breve termine, sì. Rimuovere decine di generali e manager esperti crea vuoti di potere e interrompe catene di comando consolidate. Tuttavia, l’obiettivo di Xi Jinping è strategico e a lungo termine. Ritiene che un esercito tecnologicamente avanzato ma minato da corruzione interna e lealtà dubbie sia inutile in un conflitto reale (l’esempio negativo della Russia in Ucraina insegna). Sta sacrificando la stabilità a breve termine per ricostruire un apparato militare-industriale che sia politicamente impermeabile e totalmente fedele alla sua leadership.








You must be logged in to post a comment Login