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Analisi e studi

Passate le elezioni, pensiamo a problemi seri: la produzione industriale italiana continua a precipitare e la moda è la zavorra

L’industria italiana non cresce ormai da molti mesi, e non si vede una seria politica industriale

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Adesso è tempo di tornare seccamente ad occuparci dei veri problemi dell’Italia, iniziando dai dati sulla produzione industriale.

Nel mese di aprile 2024, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dell’1,0% rispetto al mese precedente. La variazione della media degli ultimi tre mesi rispetto ai tre mesi precedenti è stata del -1,3%, Quindi il calo della produzione industriale, se prossibile, è accelerato ad aprile.  Ecco i relativi grafici:

 

Il grafico Istat, che comprende il periodo dei grandi sbalzi Covid, non permette di apprezzare in modo adeguato le fluttuazioni, per cui pubblichiamo il grafico delle variazioni mese su mese da Tradingeconomics:

L’indice di produzione industriale corretto per il calendario è diminuito del 2,9% rispetto ad aprile 2023 (i giorni lavorativi del calendario sono 20 contro i 18 giorni di aprile 2023). Il problema è che ormai non si vede un dato di crescita della produzione industriale su base annua da molti mesi:

L’indice di produzione industriale non aggiustato è aumentato del 4,7% rispetto ad aprile 2023, ma questo solo perché ci sono stati più giorni lavorativi.

Quali settori stanno affondando la produzione industriale italiana? Quelli che, un tempo, erano il suo orgoglio:

Il farmaceutico risulta sempre essere un settore trainante per l’Italia, seguiti da cibo e bevande e , curiosamente, da produzioni elettroniche e computer. Invece, con un -13,3% c’è un vero dramma industriale nel settore tessili e pelle e un -9,3% del settore mezzi di trasporto.

Auto e Moda un tempo i settori orgoglio dell’Italia, stanno andando a fondo, e con una velocità impressionante. Settori più tecnologicamente avanzati, come il farmaceutico, avanzano, ma non tali da compensare la perdita dei settori tradizionali.

L’Italia manca di una vera politica industriale. Ci si affida a quattro vuoti slogan europei, come “Digitalizzazione”, “TRansizione energetica”, , ma non si cerca veramente di guidare l’evoluzione del sistema industriale, e si lascia che il tessile/ pelle di qualità venga raso al suolo dalla concorrenza della moda usa e getta cinese, anche con ricadute devastanti dal piunto di vista ambientale, mentre il settore auto è stado distrutto da errori strategici dei sedenni scorsi.

Adesso l’industria dovrebbe tornare a essere una priorità assoluta, mandando in soffitta lunatiche normative europee.

 


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