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Partono i dazi alle auto elettriche cinesi, nonostante l’opposizione tedesca. Arriveranno sino al 35,5%

Emanato il regolamento UE per l’applicazione dei dati, fino al 35,5%, alle auto elettriche cinesi. La germania si è opposta, perché i suoi marcho producono anche in quel paese, ma non è servito.

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Le tariffe aggiuntive dell’UE sulle importazioni di auto elettriche dalla  Cina  entrano finalmente in vigore, nonostante la resistenza della Germania. La Commissione UE ha approvato martedì (29 ottobre) la regolamentazione necessaria per la loro applicazione, dopo che le ultime trattative non hanno avuto successo. Il regolamento dovrebbe applicarsi da questo giovedì.

Già all’inizio del mese una maggioranza sufficientemente ampia degli Stati membri dell’UE aveva votato a favore dei dazi punitivi . La Germania ha votato contro, preoccupata per un nuovo grande conflitto commerciale e possibili ritorsioni contro i produttori tedeschi, ma non ha raccolto sufficienti voti ed è rimasta isolata.

Le tariffe punitive hanno lo scopo di proteggere l’industria automobilistica nell’UE

Dal punto di vista della Commissione europea, i dazi compensativi sono necessari per garantire il futuro a lungo termine dell’industria automobilistica nell’UE. Un’indagine ha concluso che i produttori cinesi beneficiano di sussidi ingiusti che danno loro un vantaggio significativo nel mercato europeo. Di conseguenza, le auto elettriche cinesi possono essere offerte di solito a un prezzo inferiore del 20% circa rispetto ai modelli prodotti nell’UE. A luglio la Commissione UE ha pertanto introdotto dazi compensativi provvisori.

La Cina reagirà alle tariffe punitive dell’UE: le misure di ritorsione non sono ancora chiare

Non è ancora chiaro come la Cina reagirà all’imposizione definitiva dei dazi, ma sicuramente reagirà. Il governo di Pechino accusa l’UE di protezionismo e in passato ha minacciato di imporre dazi più alti sull’importazione di motori a combustione di grande cilindrata dall’UE nella Repubblica popolare. Le case automobilistiche tedesche ne sarebbero particolarmente colpite.

Come possibile misura di ritorsione, la Cina ha iniziato anche a prendere in considerazione tasse aggiuntive sull’importazione di carne suina e latticini. Un’indagine sul brandy ha già portato a misure preliminari.

Le trattative per una possibile soluzione amichevole della controversia commerciale sono rimaste infruttuose fino alla fine. Un’opzione vista è che i concessionari di auto elettriche possano assumere impegni sui prezzi ed evitare così le tariffe.

Comunque le auto cinesi vengono colpite con dazi molto differenziati: se le Tesla Made in China se la cavano con un 7,8%, BYD si prende un bel 17%, Geely un 18,8% e SAIC addirittura il 35,5%. I dazi erano proporzionati agli aiuti ricevuti dai singoli stati e dalla collaborazione prestata alla UE nella raccolta dei dati.

Modello BYD elettrico 2024

Le tariffe punitive sulle auto elettriche provenienti dalla Cina sono di cruciale importanza per la Germania

La disputa commerciale è un grosso problema per l’industria tedesca perché la Cina è il più grande mercato automobilistico del mondo e le aziende temono di perdere uno dei loro mercati di vendita più importanti. Aziende tedesche come VW , Mercedes e BMW non producono solo automobili appositamente per il mercato cinese, ma anche per l’esportazione.

SAIC produce in joint Venture con i marchi VW, Audi e Skoda in Cina per cui le auto di marchio tedesco costruite là saranno sottoposte a dazi pesantissimi, e questo spiega come mai i tedeschi fossero contrari a tutelare il settore auto: niente più importazioni di auto VW dalla Cina.

L’associazione dell’industria automobilistica ha avvertito che le tariffe non solo aumenterebbero il rischio di un conflitto commerciale reciproco, ma renderebbero anche i veicoli più costosi per i consumatori. Soprattutto spiazzerebbero le auto tedesche prodotte in cina rispetto ai concorrenti che producono in Europa.

Inoltre, l’accelerazione della mobilità elettrica e quindi il raggiungimento degli obiettivi climatici saranno rallentati in una “fase particolarmente critica”, ha affermato un portavoce dell’agenzia di stampa tedesca. A Bruxelles queste sanzioni sono state fortemente appoggiate da Francia, sede di Renault e del gruppo Peugeut, e da Italia, dove qualche fabbrica esiste ancora e cii sono impianti cacciavite di auto cinesi, che essendo immatricalte in italia non pagheranno dazio.


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