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Analisi e studi

Pare, pare, che Adam Smith fosse (anche) uno statalista ante litteram (di Giovanni Moretti)

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“A prince, who should enact that a certain proportion of his taxes should be paid in a paper money of a certain kind, might thereby give a certain value to this paper money”.

Adam Smith, “An Inquiry into the Nature and Causes of the Wealth of Nations”, 1776.

traduzione: “Un sovrano che promulgasse l’obbligo di pagare una determinata proporzione delle tasse in una tipologia di moneta cartacea, conferirebbe in tal modo un valore certo a quella moneta”
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È notevole come il patriarca del liberìsmo, ispirato dai fisiocratici e fondatore di una “scienza” economica NON nicomachea, e cioè priva di quell’etica, sia allo stesso tempo capostìpite della scuola psicologica di Vienna, dei marxisti, di eterodossi come Gesell e finànco, ed è questo il punto, dei neo/post keynesiani. È curioso come sia stato precursore dell’attuale curiosissimo e contraddittorio neostatalismo circuitista, e cioè quel tentativo di mettere insieme teoria statale e circuitismo post/neo keynesiani, orizzontalismo e verticalismo, teoria esogena ed endogena sostenendo contemporaneamente entrambe. Nonostante sia stato contemporaneo di Johann Gottfried Herder (radicalizzatore del positivismo di Montesquieu e il suo “spirito delle leggi” e fondatore del concetto di volksgeist, che per lui era universale (e non riservato al sol popolo tedesco) ed autore del celebre trattato sulla ricchezza delle nazioni, ai suoi tempi lo Stato-Nazione così come lo si intende oggi non esisteva ancora e infatti parlava di prìncipi. Insieme a Ricardo ha fondato la teoria del valore-lavoro e ispirato varianti libberìste come quella di Carl Menger, fondatore della scuola austriaca, e comunìste come quella di Marx. È molto strano e curioso come la sua mano invisìbbile continui oggi a ispirare un po’ tutti, neomarxìsti e neo-austriaco-globalìsti insieme, specie ora che gli Stati si stanno estinguèndo per eccesso di capitalismo.


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