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“Pagare le bollette o l’affitto”: i Data Center mandano i prezzi dell’energia alle stelle negli USA

Mentre l’AI avanza, la rete elettrica soffre. I costi per adattare le infrastrutture si scaricano sui cittadini, con aumenti record. La speranza? Il nucleare “privato” delle Big Tech.

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L’esplosione dell’Intelligenza Artificiale e del cloud computing non sta solo rivoluzionando il modo in cui lavoriamo (o in cui gli studenti si fanno scrivere i temi), ma sta avendo un impatto brutale e diretto sui costi dell’energia. La costruzione frenetica di nuovi data center ha fatto schizzare i prezzi dell’elettricità negli Stati Uniti, creando una dinamica che presto potrebbe diventare familiare anche altrove: la battaglia tra pagare le utenze o pagare l’affitto.

La mappa dei rincari: colpa dei server?

Mentre le lobby del settore, generosamente finanziate, cercano di dissimulare affermando che i prezzi seguono semplicemente l’inflazione, i dati raccontano una storia diversa. In alcune aree degli Stati Uniti, i costi dell’elettricità sono aumentati fino al 267% rispetto a cinque anni fa.

La correlazione è difficile da ignorare:

  • Oltre il 70% dei nodi di rete che hanno registrato aumenti significativi si trova entro un raggio di 50 miglia (circa 80 km) da grandi concentrazioni di data center.
  • I residenti, come riportato da casi a Baltimora, vedono le bollette salire del 50% in un anno, trovandosi di fronte al dilemma: “Utilities versus Rent” (Bollette contro Affitto), un’alternativa che guida solo verso la povertà.

Il disallineamento temporale: la domanda corre, l’offerta arranca

Il problema strutturale è tecnico e riguarda i tempi di realizzazione delle infrastrutture. C’è un disallineamento drammatico tra la velocità con cui l’industria digitale consuma e quella con cui il settore energetico produce.

Ecco il quadro delle tempistiche a confronto:

Tipo di InfrastrutturaTempo di realizzazione
Nuovi Data Center~2 anni (dal via ai lavori)
Nuova Generazione Elettrica5-7 anni (su larga scala)

Le richieste di nuovi allacciamenti arrivano quotidianamente, spesso con una domanda di oltre 100 MW. Nel frattempo, operatori di rete come PJM Interconnection faticano persino a pianificare come integrare questi carichi, lasciando il mercato in una situazione di scarsità di offerta critica. Bisognerebbe aumentare l’offerta energetica, ma questo è molto difficile.

Chi paga il conto? I più deboli

Sebbene alcune utility riescano a scaricare i costi direttamente sui grandi consumatori industriali, la maggior parte degli oneri per l’espansione della rete finisce inevitabilmente nelle bollette delle famiglie.

Un esempio lampante arriva dalla Virginia del Nord, dove Dominion Energy ha citato esplicitamente la domanda dei data center (oltre all’inflazione) per giustificare un aumento di circa 20 dollari al mese per l’utente medio.2

Le previsioni di Dominion sono inquietanti:

  • Con i data center: la domanda di picco aumenterà del 75% entro il 2039.
  • Senza i data center: l’aumento sarebbe stato solo del 10%.

Goldman Sachs avverte che 8 su 13 mercati regionali dell’energia USA sono già a livelli critici di capacità di riserva. La crisi non è “dietro l’angolo”, è già qui, e chiede solo di potersi manifestare.

La soluzione “Behind the Meter” e il ritorno del Nucleare

Fortunatamente, il mercato sta reagendo cercando di scavalcare la rete pubblica. La tendenza è verso soluzioni “behind the meter” (dietro il contatore), ovvero la generazione di energia direttamente in loco, senza gravare sulla rete di trasmissione generale. Si costruisce un data center già integrato con la fonte energetica, che, per ora, è spesso a gas.

Mentre l’AI avanza, la rete elettrica soffre. I costi per adattare le infrastrutture si scaricano sui cittadini, con aumenti record. La speranza? Il nucleare “privato” delle Big Tech.

Il Texas si sta muovendo in questa direzione, ma la vera novità è la corsa al nucleare modulare (SMR):

  • Amazon e X-energy: Un aumento di capitale da 700 milioni di dollari per sviluppare reattori modulari.
  • Progetti in Texas: Sviluppo di gigawatt di energia nucleare (con partner come Nano Nuclear e Fermi America) per alimentare campus di data center off-grid.

Mentre le bollette salgono per alimentare la rivoluzione dei chatbot, l’unica speranza per calmierare i prezzi sembra risiedere in un massiccio ritorno all’atomo e all’autoproduzione industriale. Resta da vedere se queste soluzioni arriveranno prima che il consumatore medio debba scegliere tra accendere la luce o pagare il padrone di casa.

Data Center: sarà una bolla? Unsplash

Domande e risposte

Perché i data center fanno aumentare le bollette dei cittadini?

I data center consumano quantità enormi di energia.3 Per soddisfare questa domanda improvvisa, le compagnie elettriche devono costruire nuove infrastrutture (centrali, linee di trasmissione). I costi di questi investimenti miliardari vengono spesso spalmati su tutti gli utenti della rete, incluse le famiglie, portando ad aumenti tariffari significativi, come già evidente in Virginia e Maryland.4

Non si può semplicemente costruire più centrali elettriche?

Sì, ma il problema è il tempo. Costruire un data center richiede circa due anni, mentre realizzare nuove centrali elettriche su larga scala e potenziamenti della rete richiede dai 5 ai 7 anni. Questo crea un deficit strutturale immediato: la domanda esplode oggi, ma l’offerta arriverà solo tra anni, facendo impennare i prezzi nel frattempo.

Esiste una soluzione per evitare questi rincari?

La soluzione più promettente è la generazione “behind the meter” (dietro al contatore). Le grandi aziende tecnologiche stanno iniziando a costruirsi le proprie centrali (spesso piccoli reattori nucleari modulari o mix gas/rinnovabili) direttamente accanto ai data center. Questo permette loro di avere energia senza sovraccaricare la rete pubblica nazionale e senza impattare direttamente sui costi dei cittadini.

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