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Oro: raggiunto un livello record sulla spinta dalle aspettative di un calo dei tassi

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Venerdì l’oro ha registrato una crescita di oltre l’1,5% superando i 2.070 dollari l’oncia, raggiungendo il massimo storico e avviandosi verso il terzo rialzo settimanale consecutivo, tra le dichiarazioni aggressive del presidente della Fed Powell e i dati economici statunitensi più deboli del previsto. Vediamo un grafico storico, con orizzonte a 50 anni, che mostra quanto il valore attuale dell’oro sia superiore ai valori del passato, anche quelli di picchi storici come i primi anni ottanta.

 

La causa di questo boom è legato alle aspettative delle politiche monetarie, iniziando da quella dell’americana Fed. I funzionari della banca centrale hanno affermato che è prematuro pensare a tagli dei tassi poiché il valore di fondo rimane elevato e il mercato del lavoro resiliente, ma la tendenza sembra segnata per il mercato, anche perché l’inflazione sta rapidamente calando. La stessa Fed ammette che ormai i tassi hanno raggiunto dei livelli adeguati.

Nel frattempo, gli ultimi dati economici provenienti dagli Stati Uniti hanno supportato le prospettive di tassi più bassi. A novembre l’ISM Manufacturing PMI è stato inferiore alle stime, segnalando la tredicesima contrazione consecutiva dell’attività industriale. Inoltre, i dati sull’inflazione PCE negli Stati Uniti hanno indicato un rallentamento dei prezzi, mentre le continue richieste di sussidio di disoccupazione hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi due anni.

In Europa i dati inflazionistici sono stati molto inferiori rispetto alle attese, e questo, unito a dati economici non particolarmente brillanti, fa pensare a un calo ei tassi e quindi a una politica monetaria meno rigida. La spinta congiunta delle attese dei minori tassi sia in America sia in Europa fa crescere i valori degli asset, prima di tutto l’oro, ma anche Bitcoin, per esempio, sta crescendo, e ha superato ieri un +2%.

Vedremo gli asset gonfiarsi presto, e molto sensibilmente.


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