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Materie prime

Oro: la festa è finita? Dopo il picco record, scatta la correzione

Dopo il rally record, il metallo giallo subisce la peggiore battuta d’arresto degli ultimi quattro anni. Analisi delle cause: dai segnali tecnici di “ipercomprato” al dollaro forte e alla tregua commerciale USA-Cina.

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L’oro, il bene rifugio per eccellenza, ha subito una brusca frenata. Dopo aver toccato un nuovo picco di 4.381,52 dollari l’oncia lunedì, il metallo prezioso ha registrato il calo più significativo degli ultimi quattro anni, scendendo per oltre il 4% ma la quotazione è ancora mobile

Una correzione salutare, forse, o l’inizio di un’inversione di tendenza? Come spesso accade, la risposta sta in un mix di fattori tecnici e macroeconomici. Intanto questo è il grafico da Tradingeconomics:

D’altronde, era quasi ovvio che l’oro dovesse “riaggiustare il tiro” dopo un rally che molti analisti avevano definito eccessivo negli ultimi giorni. Gli indicatori tecnici, come il Relative Strength Index (RSI), segnalavano da tempo una situazione di forte “ipercomprato”, suggerendo che i prezzi fossero saliti troppo velocemente e che uno storno fosse imminente.

Ma non è solo una questione di grafici. A pesare sulla quotazione contribuiscono diversi elementi concreti:

  • Il Dollaro Forte: Un dollaro USA in rafforzamento (come quello attuale) rende automaticamente le materie prime denominate in dollari, oro compreso, più costose per gli acquirenti che utilizzano altre valute, frenando la domanda.
  • Tensioni (in via di raffreddamento): La domanda di beni rifugio si è attenuata. Il mercato sembra scommettere su una distensione, in vista dell’incontro previsto la prossima settimana tra il presidente USA Donald Trump e il cinese Xi Jinping per discutere le divergenze commerciali.
  • Fattori Stagionali: È terminata la “stagione degli acquisti” in India, uno dei mercati fisici più importanti al mondo per l’oro (spesso legato a matrimoni e festività), riducendo ulteriormente la domanda. La festa di Diwali è passata e quindi si torna ad acquisti nella media.

Insomma, dopo una corsa sfrenata, il mercato sembra essere tornato alla realtà. Come recita un vecchio adagio (che modifichiamo leggermente per l’occasione): chi troppo in alto sal, spesso discende, precipitevolissimevolmente.

La festa di Diwali è passata, meno acquisti d’oro

Domande e Risposte (FAQ)

Ecco tre domande che un lettore potrebbe porsi dopo aver letto l’articolo:

1. Cosa significa che l’oro era in “ipercomprato”? Il termine “ipercomprato” (overbought) deriva dall’analisi tecnica. Si riferisce a una situazione in cui il prezzo di un asset (in questo caso l’oro) è salito molto rapidamente in un breve periodo, spinto da acquisti eccessivi. Indicatori come l’RSI (Relative Strength Index) misurano questa velocità. Quando l’RSI supera un certo livello (di solito 70 su 100), segnala che l’asset è “surriscaldato” e che una correzione (un calo dei prezzi) è probabile, poiché i venditori potrebbero iniziare a prendere profitto.

2. Perché se il Dollaro USA si rafforza, l’oro scende? L’oro, come la maggior parte delle materie prime globali, è quotato (prezzato) in dollari statunitensi. Quando il dollaro guadagna valore rispetto ad altre valute (come l’Euro, lo Yen, ecc.), per un investitore che non usa dollari diventa più costoso acquistare oro. Ad esempio, se l’euro si indebolisce contro il dollaro, un europeo avrà bisogno di più euro per comprare la stessa oncia d’oro. Questa diminuzione della convenienza riduce la domanda globale e, di conseguenza, spinge il prezzo dell’oro verso il basso.

3. Le tensioni geopolitiche influenzano sempre il prezzo dell’oro? Sì, fortemente. L’oro è considerato il principale “bene rifugio”. Quando c’è incertezza economica, politica o militare (come guerre commerciali, conflitti o crisi finanziarie), gli investitori tendono a vendere asset più rischiosi (come le azioni) per comprare oro, cercando sicurezza. Questo fa salire il prezzo. Al contrario, come nel caso citato nell’articolo, se le tensioni si allentano (ad esempio, con un incontro diplomatico tra USA e Cina), la percezione del rischio diminuisce. Gli investitori si sentono più sicuri, vendono l’oro (che non paga interessi) e tornano su asset più redditizi, facendone scendere il prezzo.

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