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Oro, BCE e sovranità monetaria: perché la partita riguarda tutti noi

Nel corso di un’intervista approfondita che ho fatto con Michele Crudelini, giornalista di Byoblu, abbiamo fatto chiarezza su uno dei temi più delicati e meno compresi del dibattito europeo: il richiamo della Banca Centrale Europea all’Italia sulla proprietà delle riserve auree. Ne ho approfittato per allargare la discussione al più generale tema dei confini tra competenze nazionali e poteri della BCE.
Questo il video completo dell’intervista:
Cosa dicono davvero i trattati europei
Il punto di partenza è giuridico. I trattati europei non trasferiscono la sovranità monetaria alla BCE, ma solo le politiche monetarie. La sovranità monetaria resta in capo agli Stati, come confermato anche dall’articolo 117 della Costituzione italiana e dall’articolo 128 del TFUE, che stabilisce chiaramente che le monete metalliche sono emesse dagli Stati membri.
La distinzione è fondamentale: la BCE gestisce la politica monetaria (tassi, liquidità, stabilità dei prezzi), ma non è proprietaria della moneta né delle riserve auree.
Le riserve auree: gestione sì, proprietà no
L’oro custodito dalla Banca d’Italia – circa 2.450 tonnellate, per un valore stimato di 250 miliardi di euro – appartiene allo Stato italiano, cioè al popolo italiano. La Banca d’Italia e la BCE ne hanno la gestione e la custodia, ma non il diritto di disporne o venderlo.
Il richiamo della BCE viene definito una forzatura, perché nei trattati si parla di riserve valutarie (TFUE, art.127, comma 2), non di riserve auree. L’aggiunta tra parentesi della frase “comprese le riserve auree”, nella comunicazione della BCE, non trova un fondamento giuridico esplicito.
Perché la BCE insiste
La questione dell’oro è solo la punta dell’iceberg. La BCE sta cercando di allargare il proprio perimetro di potere oltre quanto previsto dai trattati, come dimostrano due argomenti:
- il tentativo di includere l’oro tra le proprie competenze;
- il progetto della CBDC (euro digitale), che non è previsto nei trattati e richiederebbe una loro modifica unanime, di fatto irrealizzabile.
Trattati dimenticati: non solo inflazione
Ricordo che la BCE non ha come unico obiettivo la stabilità dei prezzi. L’articolo 127 del TFUE, al comma 2, stabilisce che, una volta garantita tale stabilità, il Sistema Europeo delle Banche Centrali deve sostenere le politiche economiche dell’Unione previste dall’art.3 del TUE, che prevede tra gli altri:
- crescita economica equilibrata,
- piena occupazione,
- progresso sociale.
Questa parte dei trattati è stata sistematicamente ignorata, mentre si è insistito solo su austerità e rigore.
Una questione di sicurezza nazionale
Le riserve auree non sono solo un tema economico, ma anche di sicurezza nazionale, che i trattati UE riconoscono come competenza esclusiva degli Stati membri (TFUE, art.4, comma 2). Per questo il governo italiano dovrebbe cogliere l’occasione per chiarire in modo definitivo i confini tra Stato, Banca d’Italia e BCE.
Cosa dovrebbe fare il governo
Il mio consiglio è chiaro: affrontare la questione in modo sistemico, non limitandosi all’oro. Serve ribadire che:
- la sovranità monetaria appartiene allo Stato, come dimostra il signoraggio che percepisce su tutta la moneta a corso legale;
- il Tesoro, escluse solo le banconote, ha ancora ampi strumenti monetari e non per finanziare l’economia;
- l’economia deve tornare a essere al servizio del benessere collettivo, non dei mercati finanziari.
Prima ancora di mettere in discussione l’indipendenza delle banche centrali, lo Stato dovrebbe usare tutti gli strumenti che già oggi ha a disposizione: monete metalliche, biglietti di stato, moneta elettronica pubblica, banche pubbliche, moneta fiscale, titoli e strumenti innovativi.
Conclusione
La partita sull’oro non riguarda solo caveau e trattati: riguarda la sovranità democratica, la capacità dello Stato di orientare l’economia e, in ultima analisi, il benessere dei cittadini. Una questione tecnica solo in apparenza, ma profondamente politica e sociale.
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Fabio Conditi
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