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NUOVO GOVERNO: DIFFICOLTA’, I NOMI GIUSTI SI’, MA SOPRATTUTTO CHE FACCIA COSE UTILI. AD ESEMPIO, PER L’EXPORT DELLE PMI (di Marco Minossi)

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L’Italia è ormai notoriamente il paese dei governi precari, quelli di coalizione (di grandi intese), o di
liquidazione (di grandi offese, come sostiene ancora chi avrebbe voluto mantenere Draghi in cabina
di assoluto comando).
E’ per questo motivo che oggi, come nel giugno 2018 (con una definizione degli eletti però più chiara di allora), le aspettative sono alte riguardo all’insediarsi di una compagine reggente solida e
operativa, decidente e decisiva.
I numeri avallerebbero quest’attesa: il Centrodestra può contare su 235 seggi dei complessivi 400
alla Camera, e su 115 al Senato nei 206 previsti; tuttavia, dietro questi numeri, vi sono delle  complessità non matematiche che ognuno di noi conosce molto bene (per coloro ai quali invece non fossero note, i mass-media hanno sfornato migliaia di interpretazioni nei casi utili, di “spiegazioni” in quelli propagandistici).
Di certo c’è che Meloni e alleati avranno vita durissima, li attende un agire politico in cui gli ostacoli materiali ed economici – mai così gravi nella storia del dopoguerra – rappresenteranno percentuale minoritaria rispetto ai pregiudizi e ai conseguenti attacchi ideologici di cui sono e saranno sempre bersaglio. A volte la capacità di infischiarsene e di tirare dritto nel nome di un progetto in cui si crede, ha valore inestimabile, specie quando i contestatori li sovrasti numericamente.
“E’ possibile fare impresa con una palla di ferro legata alla caviglia?” recitava più o meno quello slogan; togliamo “impresa”, mettiamoci “politica”, ed abbiamo reso ancor meglio l’idea.
Tanto più che molti segnali – in queste ore di attesa dell’ “Habemus Gubernationem!” – denotano prudenza nelle scelte e nei nomi (e nelle scelte DEI nomi), che lascia pensare ad un quieto vivere che tutto sommato potrebbe rinnovarsi, con tanto di presunte negoziazioni per avere la disponibilità e i nulla-osta di uno o forse più ministri uscenti, o di loro copie autenticate (i rumors sul possibile arruolamento di Franco o di Panetta come Ministro dell’Economia depongono in tale direzione).

Un po’ come la formula del prestito nel calciomercato: secco, con diritto o con obbligo di riscatto che sia.
Vedremo, di sicuro c’è che, ove emergessero invece nuovi nomi tipo quelli di Antonio Maria Rinaldi, di Claudio Borghi e/o di Alberto Bagnai, ebbene tra quei 12 milioni di cittadini italiani che hanno votato per il Centrodestra, nessuno si stupirebbe più di una loro eventuale nuova “Savonizzazione” dall’alto (se il termine vi fa venire in mente Savonarola anziché Paolo Savona, va bene lo stesso). Come dire: “Fatta la festa, gabbato lo santo”, per citare un simpatico ed efficace proverbio del sud delle Marche, che rende bene l’idea di quanto “nuovo” potrebbe esserci in ciò che avanza.

Roba da rimettere in discussione i Bye-Bye alla legge Zan e allo Jus (se quest’ultimo fosse “soli” o “scholae” non me lo ricordo più neppure). Comunque, ripeto, staremo a vedere, molti ed io ci speriamo e ci teniamo a determinati effetti di certe X messe in cabina elettorale, poi se quel segno dovesse ancora rimanere un semplice simbolo di una croce piuttosto che di un’incognita, ce ne faremo una ragione per una prossima volta.
Concludo esprimendo, tra le tante che nutro, la speranza collegata al lavoro che svolgo, quello di
export manager e di consulente in marketing, export ed internazionalizzazione d’ Impresa.
Mi auguro che venga istituita una strategia unica, semplice ma forte, di sostegno pubblico alle PMI
ed artigiane: stop alle mancette (ce ne sono troppe anche in questo campo), e attivazione dopo tanti
anni delle Linee di Credito open Italia su Estero, utilizzando un ottimo strumento legislativo che c’è
già da 24 anni, e che fu reso praticamente perfetto dal mai sufficientemente lodato, ancorché
purtroppo compianto, Augusto Fantozzi.

Tale strategia politica, o meglio “politica strategica”, andrebbe necessariamente a coinvolgere
massicciamente ed in armonia il sistema bancario e finanziario, sia pubblico che privato, e dovrebbe prevedere l’inserimento in tali Linee di credito interbancarie (formula del “credito acquirente”) anche dei contratti di vendita all’estero stipulati da PMI e artigiane, sotto l’egida e l’utilizzo dello strumento delle Reti d’ Imprese.

Marco Minossi


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