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Nucleare: la Cina connette Zhangzhou-2 in soli 5 anni. L’Occidente rincorre (da molto lontano)
Mentre l’Europa impiega 17 anni per una centrale, Pechino connette Zhangzhou-2 in tempi record. Il modello Hualong One e la strategia industriale che sta stracciando la concorrenza occidentale.

Mentre in Europa e USA i cantieri nucleari diventano odissee decennali, Pechino mostra i muscoli: il nuovo reattore Hualong One è connesso alla rete. Un divario industriale che inizia a diventare imbarazzante.
Se c’è un settore dove la “mano invisibile” del mercato occidentale sembra essersi slogata il polso, mentre la pianificazione industriale cinese funziona come un orologio svizzero (o forse dovremmo dire, ormai, cinese), è quello dell’energia nucleare.
La notizia è fresca, tecnica, ma con implicazioni geopolitiche enormi: l’unità 2 della centrale nucleare di Zhangzhou, nella provincia orientale del Fujian, è stata connessa alla rete con successo. La data da segnare è il 24 novembre 2025. Ma il dato che deve far riflettere, e forse tremare le cancellerie occidentali, è un altro: ci hanno messo solo 5 anni.
Un abisso di efficienza
Per capire la portata dell’evento, bisogna togliersi gli occhiali dell’ideologia e mettere quelli dell’ingegneria e dell’economia industriale. La costruzione di Zhangzhou-2 è iniziata nel settembre 2020. In cinque anni e due mesi, il reattore è passato dalla prima colata di cemento alla produzione di elettricità.
Confrontiamo questo dato con i “campioni” occidentali, spesso citati come esempio di complessità ingestibile:
| Progetto | Paese | Tecnologia | Tempo di costruzione (stimato/reale) |
| Zhangzhou-2 | Cina | Hualong One | 5 Anni |
| Vogtle 4 | USA | AP1000 | 11 Anni |
| Flamanville 3 | Francia | EPR | 17 Anni |
| Hinkley Point C | UK | EPR | 10+ Anni (se va bene) |
La Cina non sta solo costruendo; sta standardizzando. Zhangzhou-2 è un reattore Hualong One (HPR1000), una tecnologia indigena da 1.126 MW. Non dipendono più da brevetti francesi o americani: hanno preso il meglio dei design precedenti (ACP1000 e ACPR1000+), li hanno unificati e ora li replicano in serie.
La strategia della “produzione di massa”
La China Nuclear Energy Association (CNEA) non ha usato mezzi termini: questa connessione è un passo fondamentale per il “dispiegamento di massa” della tecnologia Hualong One.
Non si tratta di casi isolati. Ecco la situazione del sito di Zhangzhou, che ospiterà in tutto sei unità:
Zhangzhou-1: Operativo commercialmente da Gennaio 2025.
Zhangzhou-2: Connesso alla rete a Novembre 2025.
Zhangzhou-3: Cantiere aperto a Febbraio 2024.
Zhangzhou-4: Cantiere aperto a Settembre 2024.
Il progetto è gestito dalla CNNC-Guodian Zhangzhou Energy Company, una joint venture a maggioranza statale (ovviamente). Qui il modello keynesiano di investimento pubblico diretto si sposa con una capacità tecnica che l’Occidente ha, in parte, dimenticato per strada inseguendo la finanziarizzazione dell’economia. Mentre in Francia si discute, in Cina si costruisce.
I numeri del dominio cinese
Secondo i dati (che a volte vanno presi con le pinze, ma la sostanza non cambia), la Cina ha attualmente in cantiere una flotta impressionante. Se contiamo anche i progetti non ancora listati ufficialmente dall’AIEA (come quelli a Jinqimen e Lufeng):
34 Reattori totali in costruzione.
Di questi, ben 18 sono del modello Hualong One.
Il messaggio è chiaro: mentre noi discutiamo di tassonomie green e ci perdiamo in iter burocratici infiniti, Pechino ha industrializzato l’atomo. La partita tecnologica, su questo fronte, rischia di essere già finita con un distacco incolmabile. L’Occidente ha il know-how teorico, ma sembra aver perso la capacità di “fare” nei tempi e nei costi che il mondo moderno richiede.
Domande e risposte
Perché la Cina riesce a costruire centrali nucleari così velocemente rispetto all’Occidente?
Il vantaggio cinese risiede nella standardizzazione del design (Hualong One) e in una catena di approvvigionamento interamente domestica e controllata. A differenza dell’Occidente, dove ogni progetto diventa un prototipo soggetto a modifiche normative e burocratiche in corso d’opera, la Cina applica un approccio industriale “di serie”. Inoltre, il forte supporto statale e finanziario garantisce continuità nei lavori, evitando gli stop-and-go finanziari che hanno afflitto progetti come quello di Vogtle negli USA o Flamanville in Francia.
Che cos’è esattamente la tecnologia Hualong One?
Lo Hualong One (HPR1000) è un reattore nucleare ad acqua pressurizzata (PWR) di terza generazione avanzata, sviluppato interamente in Cina. Nasce dalla fusione di due precedenti tecnologie cinesi (ACP1000 e ACPR1000+). Con una potenza di circa 1.100 MW, rappresenta il tentativo riuscito di Pechino di affrancarsi dalla tecnologia occidentale (come quella di Westinghouse o Areva) per creare un prodotto da esportare globalmente, caratterizzato da elevati standard di sicurezza (sistemi attivi e passivi) e costi inferiori rispetto ai concorrenti europei.
L’apertura di Zhangzhou-2 ha un impatto sull’economia globale?
Direttamente no, ma indirettamente segna un punto di svolta. Dimostra che l’energia nucleare può essere costruita in tempi ragionevoli (5 anni) e a costi competitivi se c’è una strategia industriale alle spalle. Questo rende la tecnologia cinese estremamente attraente per i paesi emergenti che necessitano di energia pulita e affidabile, mettendo fuori mercato i costruttori occidentali. Se l’Europa e gli USA non riducono i tempi di costruzione, rischiano di perdere definitivamente il mercato globale dell’energia nucleare civile a favore della Cina e, in parte, della Russia.








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