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Attualità

NORDISTI E SUDISTI

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Cari lettori, da queste pagine avete potute leggere, grazie allo sforzo degli altri redattori, vere perle di saggezza e compendi di profonda conoscenza della materia economica da ogni punto di vista.

Io vorrei ripercorrere il passato perché dalla storia c’è sempre da imparare, ed ogni volta che scopro una vicenda è con meraviglia che noto la somiglianza con il presente.

Correvano gli anni del metà ‘800 ed in America del nord prendevano forma le tredici colonie, seme degli attuali Usa, i contadini del Mayflower non avevano di certo attraversato l’oceano per conquistare tesori, o far lavorare come schiavi i locali indigeni, peraltro poco numerosi, almeno sulla costa.

Non erano soldati della corona, ma coloni e fondarono colonie di auto-riproduzione basate sull’espansione famigliare e collaborazione di vicinato.

Ed anche se ci furono episodi di schiavismo, (a sud della baia del Delaware) i coloni non si comportarono mai come agenti commerciali per l’arricchimento della classe capitalistica europea, anzi si dedicarono sostanzialmente allo sviluppo delle loro nuove terre.

Ci furono una gran quantità di contadini ed artigiani, che ben presto formarono un mercato interno in continua espansione, che autoalimentava la loro ricchezza, si diedero ordinamento politico e giuridico ed anche una costituzione.

Fino a giungere ad avere un esercito con il quale chiesero ed ottennero indipendenza dall’Inghilterra.

Inizialmente queste tredici colonie non erano economicamente interessanti, perché le terre del nord erano, dal punto di vista agricolo, simili a quelle dell’Inghilterra, e non formidabilmente feconde come quelle tropicali.

Inoltre non erano presenti altre ricchezze, come oro, rame, ferro o diamanti, perlomeno non a cielo aperto. Non furono quindi motivo di attenzione da parte del capitalismo europeo, questo permise di fare germogliare la pianta del popolo sovrano, che crea ricchezza dal suo poderoso potenziale umano, libero e non soggetto a speculazioni.

Viceversa i reami spagnoli e portoghesi impostarono l’utile delle loro colonie su una mano d’opera servile, importando addirittura uomini ridotti in schiavitù dall’Africa in mancanza di essa.

L’unico scopo era quello di estrarre ricchezza dalle terre di conquista, con la partecipazione gratuita degli autoctoni, a beneficio dello stato colonizzatore, cosa che non riuscì neppure bene, per colpa delle grande capacità politica inglese ed olandese rispetto a diversi handicap della corona spagnola e portoghese, dimostrarono infatti incapacità negli affari, corruzione diffusa e lassismo fattuale e culturale.

Da questi episodi si sono formati i primordiali solchi, che hanno avviato le terre Americane in percorsi di sviluppo così diversi, tutt’ora perfettamente visibili.

A ragion di logica l’America latina, naturalmente più ricca, avrebbe dovuto vedere i suoi popoli giungere a standard di vita migliori rispetto a quelli del nord, ma come tutti sappiamo non è così.

In più gli stati dell’America del nord, basati sul libero lavoro di ciascuno, ha potuto creare un federalismo funzionale dove ognuno è pari e nessuno è schiavo. (Ricorda qualcosa? Deutschland über alles? altro che stati uniti europei!!)

Pur con tutti i distinguo e ben sapendo che non esiste il paese felice e senza corruzioni, manifestazione della patologia dell’avidità, possiamo or dare uno sguardo all’Italia, quella di un popolo che si è autodeterminato sovrano e libero, e con tutti i suoi limiti ha lavorato per se stesso, non come servo altrui.

In quel periodo ci siamo comportati come i coloni del New England, ogni goccia del nostro sudore, ogni minuto del nostro faticoso studio, ogni mano, ogni matita, hanno costruito un opera monumentale in continuo divenire, e mai ci siamo preoccupati della ricchezza accumulata, e del pari, ma fittizio debito sovrano. Si pensava solo a migliorarsi e con noi migliorare il paese.

I limiti delle risorse potevano e possono essere un problema, ma sono facilmente superati dall’intelligenza e dalla fantasia.

Oggi, come allora in sud America, ci sono delle persone (forse discendenze di quelle antiche) che vogliono vivere solo di parassitismo e di lavoro altrui, riducendo un popolo (o anche più d’uno) in schiavitù,  estraendo le immense ricchezze del paese soggetto al gioco barbaro.

Anche oggi si sta parlando di “periferie” di europa del sud, io ho la netta sensazione che la recita sia sempre la stessa, è cambiato il teatro ed hanno fatto un lifting al copione, del resto finché dura perché cambiarlo.

Diffondiamo la consapevolezza, cambiamolo noi!

Roberto Alice

 

 

 


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