Economia
Non c’è peggior nemico dell’Europa di chi si professa europeista! (di Pietro De Sarlo)
Come ho già avuto modo di scrivere, il peggiore nemico dell’Europa sono gli europeisti.
Macron, solo per fare un esempio. Lo ricordate come solo qualche settimana fa parlava al parlamento europeo con le lacrime agli occhi e la mano sul cuore? E ricordate come era additato dal ceto intellettuale italiano, asfittico e autoreferenziale, oltre che esterofilo e culturalmente inadeguato, come un campione da importare per mettere in riga gli euroscettici e i sovranisti? Eccolo lì. Un mammone viziato e prepotente che si sente esentato, come la maggior parte degli europeisti, dalla verifica dei fatti. Eccolo tuonare sui populisti pensando di avere chissà quale diritto divino per vomitare insulti su chi ha, sulla questione dei migranti, una supremazia morale adamantina rispetto ai comportamenti di Macron stesso, della Francia e del resto d’Europa.
Questo ceto intellettuale ha accettato acriticamente tutto quello che l’Europa, per meglio dire il Consiglio Europeo dove i nostri rappresentanti erano intellettualmente succubi e pieni di complessi di inferiorità, deliberava facendo continue cessioni di sovranità non accompagnate da un adeguato sistema di controllo democratico delle istituzioni. Cosa ancora peggiore di tutte senza un minimo di dibattito democratico per rendere consapevoli gli italiani su cosa si andava a firmare e approvare.
Siamo così arrivati al punto che l’unica istituzione europea, il Parlamento Europeo, con le carte in regola, perché eletta direttamente dai cittadini europei, non ha nessun potere. Tutto il potere è in mano alla trattativa tra i capi di governo e agli euro-burocrati con esisti devastanti perché in quella sede sugli interessi complessivi prevalgono gli interessi nazionali e gli interessi sino ad ora meglio rappresentati sono stati quelli delle nazioni più forti e a scapito dell’Italia e della Grecia.
Tanto per chiarire la questione quello che intendo dire è che Macron non avrebbe mai detto quello che ha detto e, soprattutto, fatto quello che ha fatto, a Ventimiglia come a Mentone e Bordighera, se per governare avesse dovuto chiedere i voti, oltre che a Parigi, anche a Reggio Calabria. Così come Schäuble, Dijsselbloem e Lagarde non avrebbero mai potuto ridurre in schiavitù il popolo greco se Merkell avesse dovuto chiedere i voti a Berlino come ad Atene.
Ecco che, udite udite, la sinistra italiana ha accettato come dogma di fede incontestabile lo sfrenato liberismo in economia, che aveva sempre combattuto, e che tanti guai ci sta procurando. Se ne è mai discusso al parlamento europeo? Questa linea di austerità punitiva da chi è stata decisa? In quale sede democratica?
Però mentre sui migranti possiamo fare la voce grossa sull’economia possiamo vantare una analoga supremazia morale?
Gli europeisti acritici e i liberal – liberisti, fanatici contro ogni evidenza delle proprie teorie da narcisisti oltre ogni decenza, già fanno no con il capo ma in realtà le cose non stanno così.
Nel 2012 il governo Monti firmò un accordo, Fiscal Compact, che prevedeva il raggiungimento del 60% di rapporto Debito / PIL in 20 anni. In altri termini Monti non solo ha firmato un trattato impossibile da rispettare, di cui non sono chiari i vantaggi per l’intera comunità europea, e che ci tiene sotto schiaffo ma che prevede, in caso di nostra inosservanza, l’intervento della troika in Italia o la nostra uscita dall’Euro.
Tanto per completare il quadro il Fiscal Compact non solo non è mai stato approvato dal Parlamento Europeo ma il Parlamento lo ha discusso e bocciato!
Nel corso del dibattito sulla fiducia al senato il senatore Mario Monti ha detto: “ … avreste oggi la Troika, sareste un governo dimezzato perché sareste ridotti ad agenti di un governo semicoloniale: la Troika è una realtà disgustosa …”. Perché allora Monti ha firmato un trattato che prevede l’intervento della Troika? Sotto quali pressioni? In base a quali minacce?
Ma la Troika non è quell’organismo, emanazione delle istituzioni europee, che ha scritto nei suoi memorandum: “Noi proteggiamo i più deboli”,” Noi riduciamo la disuguaglianza”? Cosa c’è quindi di così disgustoso nel paventato intervento della Troika?
Per chi vuole la risposta in coda all’articolo riportiamo un florilegio delle prodezze della troika ad Atene tratto dall’ inchiesta di Edward Geelhoed, corrispondente da Atene di De Groene Amsterdammer e De Correspondent e pubblicato in italiano da Internazionale del 18.2.2018.
Potrei fermarmi qui e concludere che se l’Europa crollerà sarà per colpa di chi ha condotto le danze sino ad ora e non dei sovranisti che spero avranno il merito di farci uscire dall’Euro e dall’Europa piuttosto che far arrivare la Troika.
Cari europeisti a prescindere dopo quello che ha combinato la Troika in Grecia veramente credete che gli italiani possano accettare una schifezza simile?
Ma questo dilemma non ci sarà perché anche in tema economico abbiamo una forte supremazia morale.
Nel senso che abbiamo fatto quello che ci hanno chiesto di fare per rispettare il fiscal compact ma l’ISTAT ci consegna nel rapporto 2018 una fotografia economica e sociale peggiore di quella del 2010 (https://www.istat.it/storage/rapporto-annuale/2018/Rapportoannuale2018.pdf ) quando eravamo alla vigilia del governo Monti e dello spread alle stelle.
In altri termini dopo aver fatto i compiti a casa (Fornero, Job act, …) la situazione della sostenibilità del debito, esattamente come in Grecia, è peggiorata, insieme a tutti gli indici di sostenibilità sociale (povertà, disuguaglianza, ore lavorate) ed è peggiorata anche la tenuta legale del Paese (aumento criminalità, raddoppio di abusivismo edilizio, ecc.). Mica male cari liberal – liberisti!
Con questo non intendo dire che occorre chiedere l’abbattimento del debito ma che occorre un cambio di indirizzo di politica economica che non può prescindere dal recupero delle enormi capacità produttive inutilizzate presenti soprattutto al sud.
Questo è possibile varando e realizzando in tempi brevi un piano di infrastrutture in grado di dirottare una parte dei traffici dall’oriente, che oggi passano dal distretto portuale di Rotterdam – Anversa, nei porti meridionali. Sul tema rinvio ai numerosi articoli che ho scritto in proposito e a un mio saggio del 2010 dove anticipo una iniziativa lanciata poi effettivamente dal governo cinese nel 2013: le nuove vie della seta.
Se Salvini e la lega la propria sfida di governo l’hanno già lanciata e stanno già raccogliendo frutti, sul tema economico e sul sud la sfida la devono lanciare i 5S che hanno tre ministeri chiave: Sviluppo e Lavoro, Infrastrutture e Sud. Su questa sfida si misura la capacità di governo dei 5S che può imprimere una svolta storica all’economia italiana.
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Dall’inchiesta di Edward Geelhoed, corrispondente da Atene di De Groene Amsterdammer e De Correspondent
- Le notizie sulla Grecia sono sparite dai mezzi d’informazione internazionali, ma la crisi c’è ancora. Com’è riuscita la troika a fare tutto questo? Si sente spesso parlare di “abuso di potere”, ma com’è andata esattamente? Quali sono gli interessi in gioco? Come valuta le sue scelte la troika stessa quando si guarda indietro?
A queste domande non c’è nessuna risposta. Il Fondo monetario internazionale (Fmi), la Banca centrale europea (Bce) e l’ex presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem hanno respinto ogni richiesta di chiarimento. Solo Matthias Mors, per anni rappresentante della Commissione ad Atene, aveva accettato di parlare. Anche se non è più in servizio, ha dovuto chiedere il permesso a Bruxelles, e gli è stato rifiutato. La troika, a quanto pare, preferisce lavorare dietro le quinte. Non deve rendere conto ai cittadini, ha un potere immenso e incontrollato. - quello in corso in Grecia dal 2010 non è altro che un progressivo colpo di stato, un golpe europeo mascherato.
- … nel luglio 2013, quando Dijsselbloem bloccò una tranche da due miliardi di euro perché Atene aveva soddisfatto solo 21 delle 22 condizioni. L’obiettivo non rispettato era il licenziamento di 4.200 funzionari: sulla lista fornita dal governo c’erano solo 4.120 nomi. Il ministro dell’istruzione voleva risparmiare gli insegnanti che avevano ottenuto un master. Quando furono mandati a casa anche loro, i soldi furono versati.
- Nel 2010 i ministri greci ammisero di non aver avuto il tempo di leggere il primo corposo documento prima di firmarlo. Per quanto riguarda il terzo accordo, nel 2015, il parlamento ebbe un giorno e mezzo di tempo per accettare 977 pagine di legislazione senza cambiare neanche una parola. Il parlamento greco non ha più nessuna autonomia. se prende da solo qualche decisione viene accusato di “agire unilateralmente”, e questo è vietato.
- Varoufakis ha raccontato che una volta chiese all’allora ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble: “Lei accetterebbe questo accordo?”. Dopo un attimo di silenzio, Schäuble rispose: “No, sarà terribile per i vostri cittadini”. Varoufakis: “E allora perché mi costringe ad accettarlo?”. Schäuble: “Non capisce? L’ho già fatto in Irlanda, in Portogallo e negli stati baltici. A noi interessa la disciplina, e io voglio portare la troika a Parigi”. È un’idea che Varoufakis ha sentito spesso: tutto ruota intorno a Parigi e Roma. La Grecia serve da spauracchio, da “laboratorio di crudeltà”.
- Così la Germania chiese la partecipazione dell’Fmi, il despota dei paesi poveri, per imporre tagli senza precedenti. Quando gli analisti dell’Fmi informarono i loro capi che il risultato sarebbe stato una nazione fallita, si sentirono rispondere di stare zitti e di mettere per iscritto il ‘giusto’ esito”.
- Un nazionalismo emotivo investì la stampa tedesca, che ancora oggi segue fedelmente la linea del governo.
- Anche quando l’Fmi ammise di aver quantificato in maniera errata i tagli, la troika non cambiò una virgola del suo programma. A queste persone la miseria dei greci non interessa,
- La presa di potere della troika in Grecia non è giustificata da nessun trattato europeo, sottolinea Schumann: “C’è un assoluto disprezzo della democrazia. A luglio del 2015 il sociologo tedesco Jürgen Habermas disse che Angela Merkel ‘aveva svenduto in una notte mezzo secolo di diplomazia tedesca’.
- In Grecia la corruzione è ancora molto diffusa, ma ora è alimentata dalla troika. Il fenomeno coinvolge gli oligarchi, i mezzi d’informazione, le banche e i vecchi partiti di governo. Sono tutti legati tra loro: i grandi imprenditori del settore edile e navale possiedono i giornali e le emittenti che difendono il Pasok e Nea dimokratia. … omossis … Syriza invece era fuori dal sistema. Quando è arrivata al potere era pulita e voleva mettere fine al clientelismo.
Sulla carta la troika aveva lo stesso obiettivo, ma l’allora presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, disse che Syriza non era il partito giusto per combattere la corruzione. Nella primavera del 2010, all’epoca del primo accordo, la Grecia aveva più di cinquanta tra quotidiani e settimanali. La maggior parte era in perdita, ma questo non era un problema per i ricchi proprietari, perché garantivano influenza politica. Sui mezzi d’informazione si trovavano solo lodi alla troika. … omissis … Il giornalista investigativo Nikolas Leontopoulos spiega che ogni anno la troika fa un’eccezione: “Gli accordi prevedono una tassa del 20 per cento sulle inserzioni pubblicitarie, ma finora non è mai stata introdotta, è stata l’unica eccezione”. Gli oligarchi non hanno pagato le loro licenze televisive, cosa che il consiglio di stato greco ha definito illegale. Ma la troika è rimasta a guardare. - … la riunione dell’eurogruppo del 24 maggio 2016 Dijsselbloem ha gridato al ministro greco: “Questo è inaccettabile!”. Una settimana dopo la Commissione europea ha minacciato di bloccare una tranche del prestito se lo spagnolo, l’italiano e lo slovacco non fossero stati prosciolti. Il giorno stesso è arrivata l’assoluzione. Leontopoulos ha scoperto che un mese dopo la troika ha aggiunto un paio di frasi a una legge sul crimine informatico, ancora una volta ben nascoste: da quel momento nessun esperto o consulente era più imputabile. “La troika non deve rendere conto a nessun parlamento”, dice Leontopoulos, “e a nessun tribunale”.
- el 2017 l’istituto tedesco Imk ha reso noto che nei primi anni della crisi le imposte sui redditi greci più bassi erano aumentate del 337 per cento, contro il nove per cento di quelle sui più alti.
- In privato i ministri di Francia e Italia erano spesso “molto comprensivi”, ma “al tavolo stavano sempre con la troika”. “A parte quello tedesco, i ministri sono quasi decorativi”.
di Pietro De Sarlo
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