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Nigeria: la Raffineria Dangote annuncia un raddoppio “monstre” a 1,4 milioni di barili. Diventerà la più grande del mondo.
La Nigeria lancia la sfida al mondo: la Raffineria Dangote raddoppia a 1,4 milioni di barili e punta a superare l’India. Previsti 65.000 posti di lavoro e l’upgrade a carburanti Euro VI.

La notizia, di quelle che ridefiniscono le mappe geoeconomiche, arriva direttamente da Lagos. La Dangote Petroleum Refinery, già un gigante continentale, ha annunciato piani per un’espansione che, a essere onesti, suona quasi fantascientifica: passare dagli attuali 650.000 barili al giorno (bpd) a ben 1,4 milioni di barili al giorno.
Se l’obiettivo sarà centrato, la struttura diventerà la più grande raffineria del mondo.
A comunicarlo è stato il presidente del gruppo in persona, Alhaji Aliko Dangote, l’uomo più ricco dell’Africa. Non si tratta di un sogno nel cassetto, ma di un piano esecutivo: i lavori di espansione, ha precisato, inizieranno immediatamente. L’obiettivo dichiarato è scalzare l’attuale detentore del record mondiale, la raffineria indiana di Jamnagar.
Un progetto “keynesiano” nelle dimensioni e nell’impatto, che poggia su un forte sostegno politico, come dimostrano i ringraziamenti di Dangote al presidente Bola Tinubu.
Ma cosa comporta, nel concreto, questa espansione? I dettagli tecnici sono notevoli e meritano un elenco:
- Capacità Finale: 1,4 milioni di barili/giorno.
- Obiettivo Strategico: Superare la raffineria di Jamnagar (India) come prima al mondo.
- Impatto Occupazionale: Creazione stimata di 65.000 nuovi posti di lavoro, con l’impegno (molto “politico”) di riservare l’85% di questi ai cittadini nigeriani.
- Standard Ambientali: La raffineria effettuerà un upgrade significativo, passando dagli attuali standard Euro V ai più stringenti Euro VI. Una mossa necessaria per rendere i suoi prodotti competitivi sui mercati globali più esigenti.
- Autosufficienza Energetica: Per alimentare un simile colosso, la generazione elettrica interna all’impianto sarà raddoppiata, passando da 500 megawatt a 1.000 megawatt.
- Tempistica: L’intero progetto di espansione dovrebbe essere completato entro tre anni. Tempi anche ristretti.
Infine, la finanza. Dangote ha annunciato che la raffineria sarà quotata sulla Borsa Valori della Nigeria (Nigerian Stock Exchange) nel 2026, offrendo così ai cittadini la possibilità di diventarne azionisti. Una mossa per trasformare un colosso industriale privato in un “campione nazionale” a partecipazione diffusa. Un investimento di queste dimensioni verrebbe quasi a soddisfare tutta l’offerta di petrolio nigeriana, che ora è di circa 1,8 milioni di barili di petrolio.
Un’operazione del genere sarà anche un investimento con una ricaduta enorme dal punto di vista sociale ed economico sull’area del delta del fiume Niger. Forse questo è uno dei principali motivi di questa operazione.
Domande & Risposte sul Progetto Dangote
1. Perché la Nigeria, grande produttore di petrolio, ha bisogno di una raffineria così grande? Sembra un paradosso, ma la Nigeria, pur essendo un top producer OPEC, ha sempre sofferto di una cronica carenza di capacità di raffinazione. Per decenni è stata costretta a esportare il suo greggio (il pregiato “Bonny Light“) per poi re-importare benzina e diesel a prezzi esorbitanti dall’Europa e dall’Asia. Questo progetto punta a chiudere il cerchio: trasformare la Nigeria da semplice estrattore a potenza energetica completa, garantendo l’autosufficienza nazionale e diventando l’hub di carburanti per l’intera Africa occidentale, risparmiando miliardi di valuta pregiata.
2. Il passaggio allo standard Euro VI è credibile? È una sfida tecnologica immensa. Gli standard Euro VI impongono limiti sulle emissioni, in particolare sugli ossidi di azoto (NOx) e sul particolato, e richiedono un livello di desolforazione del carburante molto avanzato. Annunciare questo standard significa che Dangote non punta solo al mercato interno o africano (dove le norme sono più blande), ma vuole produrre un diesel “pulito” esportabile ovunque, Europa inclusa. Il raddoppio della centrale elettrica interna (fino a 1 GW) è essenziale per sostenere questi processi di hydrocracking e desolforazione, molto energivori.
3. Quali sono i rischi di un progetto così ambizioso? I rischi sono enormi, come la scala dell’investimento. In primis, la sicurezza: la regione del Delta del Niger è instabile e la raffineria rappresenta un obiettivo strategico. In secondo luogo, il ritorno economico: il progetto si basa sull’assunto di un differenziale di prezzo favorevole tra greggio e raffinato (il “crack spread”), che può essere volatile. Infine, la tempistica: tre anni è un tempo record. La prima fase della raffineria ha richiesto quasi un decennio per essere completata, accumulando ritardi e sforando i costi.








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