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Nigeria, il disastro sicurezza si allarga: 315 rapiti in una scuola cattolica. E l’America di Trump ora batte i pugni sul tavolo
Il bilancio dell’attacco alla scuola cattolica si aggrava. Abuja chiude 41 istituti, ma Hegseth e Trump avvertono: la persecuzione dei cristiani deve finire subito, pronti all’intervento diretto.

La situazione della sicurezza in Nigeria sta rapidamente scivolando dal “preoccupante” al “catastrofico”, con una dinamica che ormai conosciamo fin troppo bene, ma che questa volta potrebbe avere risvolti geopolitici ben più pesanti del solito.
Non è solo una questione di numeri, sebbene questi siano agghiaccianti. È una questione di sovranità statale che si sgretola e di potenze straniere, segnatamente gli Stati Uniti della nuova amministrazione Trump, che non sembrano più disposti a tollerare l’inerzia di Abuja.
Il ricalcolo dell’orrore: 315 ostaggi cristiani
Inizialmente si parlava di 227 persone. Un numero già enorme, sufficiente a far cadere governi in qualsiasi democrazia occidentale funzionante. Ma la contabilità del terrore è stata aggiornata al rialzo. La Christian Association of Nigeria (CAN), per bocca del vescovo Bulus Dauwa Yohanna, ha confermato che il numero reale dei rapiti lo scorso venerdì dalla St. Mary’s Catholic Primary and Secondary School di Papiri, nello Stato del Niger, è salito a 315.
L’aggiornamento si è reso necessario dopo un “censimento” doloroso: molti genitori, sperando che i figli fossero scappati nel caos, si sono presentati a scuola solo per scoprire che i ragazzi mancavano all’appello. Ottantotto studenti, che si credeva fossero sfuggiti alla rete dei terroristi, sono stati invece catturati mentre tentavano la fuga.
Ecco il quadro aggiornato delle vittime in mano ai rapitori:
- Totale Rapiti: 315
- Studenti (Maschi e Femmine): 303
- Insegnanti: 12
- Dinamica: Assalto con oltre 60 motociclette e furgoni tra le 3:00 e le 4:00 del mattino.
Il Vescovo Yohanna ha inoltre smentito seccamente le voci di corridoio secondo cui la scuola avrebbe ricevuto avvisi preventivi. Nessuna allerta, nessuna “intelligence”. Solo il silenzio prima degli spari, e qui già si vede l’assoluta mancanza di prevenzione e sicurezza nel Paese africano.
La risposta (debole) di Abuja: chiudere tutto
Mentre i terroristi dimostrano una capacità logistica impressionante, la risposta del governo federale nigeriano appare, per usare un eufemismo, difensiva. Il Ministro dell’Istruzione ha ordinato la chiusura immediata di 41 Federal Unity Colleges in tutto il Paese.
La logica è quella della ritirata strategica: se non possiamo proteggere le scuole, le chiudiamo. Una mossa che, seppur comprensibile nell’immediato per salvare vite, certifica una resa dello Stato di fronte al controllo del territorio.

Il segretario alla guerra Hegseth e il consigliere per la sicurezza della Nigeria RibaduIl bilancio dell’attacco alla scuola cattolica si aggrava. Abuja chiude 41 istituti, ma Hegseth e Trump avvertono: la persecuzione dei cristiani deve finire subito, pronti all’intervento diretto.
L’Ultimatum di Washington: “Agite o agiremo noi”
Qui la vicenda esce dalla cronaca nera ed entra nella geopolitica dura. La nuova amministrazione USA non si è limitata alle condoglianze di rito. Pete Hegseth, Segretario alla Difesa USA, ha convocato al Pentagono il Consigliere per la Sicurezza Nazionale nigeriano, Nuhu Ribadu.
Il messaggio, veicolato senza troppi giri di parole diplomatici tipici delle amministrazioni precedenti, è stato chiaro: o la Nigeria ferma il massacro dei cristiani e l’avanzata jihadista, o gli Stati Uniti interverranno direttamente.
I punti chiave della pressione americana:
- Minaccia Esistenziale: Trump ha definito la situazione una “minaccia esistenziale” per il Cristianesimo in Nigeria.
- Possibile dispiegamento truppe: È stata ventilata l’ipotesi di un dispiegamento di truppe americane se Abuja fallisse nel contenimento.
- Cooperazione “Aggressiva”: Washington richiede azioni urgenti e durature, non palliativi.
La delegazione nigeriana a Washington, che includeva i vertici della difesa e dell’intelligence, si è trovata di fronte a un bivio: accettare un aiuto (e un’ingerenza) molto più massiccio da parte americana, o rischiare di diventare un teatro operativo gestito dall’esterno.
La Nigeria è a un punto di svolta. La strategia del “contenimento passivo” è fallita. Ora resta da vedere se l’impulso esterno degli Stati Uniti riuscirà a galvanizzare un apparato di sicurezza che, fino ad ora, è sembrato incapace di proteggere i propri cittadini più vulnerabili.
Domande e risposte
Perché il numero dei rapiti è aumentato così drasticamente rispetto alle prime notizie? La confusione iniziale è tipica di questi assalti notturni. Inizialmente, le autorità scolastiche credevano che molti studenti assenti all’appello fossero riusciti a fuggire nella boscaglia o a tornare a casa autonomamente. Solo dopo che i genitori si sono presentati a scuola cercando i figli, e dopo un secondo censimento incrociato, si è scoperto che quei ragazzi “mancanti” non erano scappati, ma erano stati catturati durante il tentativo di fuga, portando il totale da 227 a 315.
Qual è la posizione dell’amministrazione USA riguardo a questo attacco? L’amministrazione Trump, tramite il Segretario alla Difesa Pete Hegseth, ha assunto una linea molto dura, definita di “diplomazia aggressiva”. Non si limitano a condannare l’atto, ma vedono la violenza contro i cristiani come una minaccia esistenziale. Gli USA hanno avvertito il governo nigeriano che, in assenza di risultati concreti e rapidi (“azioni urgenti e durature”) contro i gruppi jihadisti, Washington potrebbe considerare l’opzione di dispiegare truppe americane direttamente sul terreno per proteggere le comunità minacciate.
Come ha reagito il governo nigeriano nell’immediato per prevenire altri attacchi? La reazione del governo federale è stata drasticamente difensiva. Riconoscendo l’impossibilità di garantire la sicurezza, il Ministro dell’Istruzione ha ordinato la chiusura immediata di 41 “Unity Colleges” (scuole federali) in tutto il Paese. È una misura d’emergenza che mira a svuotare i potenziali bersagli, ma che di fatto ammette la temporanea incapacità dello Stato di presidiare il territorio e garantire il diritto allo studio in sicurezza.







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