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Economia

Netflix e Warner Bros: il “Calice avvelenato” da 80 Miliardi che spaventa Wall Street 

Analisti scettici sulla mega fusione: sinergie minime, rischio crollo in borsa e l’ombra di un monopolio ideologico “woke” sui contenuti per ragazzi. Ecco perché l’affare potrebbe essere un errore storico.

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L’operazione si preannuncia faraonica, di quelle capaci di ridisegnare la mappa del potere mediatico globale. Eppure, dietro i luccichii dei grandi numeri, l’acquisizione di Warner Bros. Discovery (WBD) da parte di Netflix per oltre 80 miliardi di dollari sta facendo storcere il naso a più di un analista. Se da un lato si sogna il dominio assoluto dello streaming, dall’altro emergono rischi finanziari enormi e inquietanti spettri di egemonia culturale.

Gli analisti di Barclays, mai troppo teneri, hanno intitolato la loro nota ai clienti con un dilemma shakespeariano: “Calice Avvelenato o Santo Graal?”. E a leggere i dettagli, il retrogusto sembra decisamente amaro.

L’assurdo finanziario: comprare ciò che hai distrutto

Il team guidato da Kannan Venkateshwar ha sollevato dubbi strutturali che smontano l’entusiasmo iniziale. La domanda fondamentale è quasi filosofica: perché Netflix dovrebbe pagare un premio enorme per acquistare una “legacy company” (un vecchio studio tradizionale) che il suo stesso modello di business ha già reso obsoleta?

Ecco i punti critici che rendono l’affare un potenziale boomerang:

  • Sinergie risibili: A fronte di una spesa monstre di 80 miliardi, le sinergie previste sono di appena 2-3 miliardi di dollari. Una goccia nel mare, dovuta alla volontà di Netflix di mantenere operativa la complessa macchina di WBD.
  • La trappola dell’integrazione: WBD è una ragnatela di accordi di distribuzione globale e licenze che richiederanno anni per essere sciolti. Non sarà un passaggio “plug-and-play”, ma una lunga agonia burocratica.
  • Declassamento del titolo: Netflix è valutata come una tech company (multipli alti, crescita veloce). Inglobando WBD, importerà le zavorre dei “vecchi media” (botteghino, licenze fisiche), rischiando di vedere il proprio titolo scivolare verso valutazioni più basse e difensive.
  • Rischio Antitrust: Con l’amministrazione Trump (o comunque un clima politico mutato), l’approvazione non è scontata. Il precedente di AT&T/Time Warner insegna che il processo potrebbe essere lungo e tortuoso.

La “Disneyzzazione” forzata di Netflix

C’è poi un problema strategico. Acquisendo fabbriche di franchise come DC Comics, Harry Potter o Il Signore degli Anelli, Netflix sarebbe costretta a snaturarsi. Dovrebbe passare da un approccio creativo diffuso a uno concentrato sullo sfruttamento intensivo delle proprietà intellettuali, simile a quello Disney.

Modello Attuale NetflixModello Post-Fusione (Stile Disney)
Flusso creativo: Bottom-up (dal basso)Flusso creativo: Top-down (dall’alto)
Focus: Ampiezza dei contenuti e nicchieFocus: Sfruttamento massivo dei Franchise
Rischio: Costi organizzativi snelliRischio: Stagnazione creativa e costi elevati

Questa transizione comporta un rischio enorme: concentrarsi sui “blockbuster” spesso inaridisce la creatività, trasformando l’azienda in una catena di montaggio costosa e meno reattiva ai gusti del pubblico.

L’incubo culturale: il monopolio “Woke” ?

Se la finanza piange, la politica non ride. Una parte dell’opinione pubblica americana, ben rappresentata dal commentatore Benny Johnson, vede nell’operazione un pericolo ben più grave dei bilanci in rosso: la creazione di un monopolio ideologico.

La tesi è che questa non sia solo un’operazione economica, ma una mossa per il controllo culturale:

  • Target infanzia: il nuovo gigante controllerebbe icone come Batman, Superman, Scooby-Doo e Looney Tunes.
  • La connessione politica: con figure come Susan Rice nel board e i contratti milionari degli Obama con Netflix, il timore è che questi franchise storici vengano riscritti secondo i dettami dell’ideologia woke (teorie gender, revisionismo storico, messaggi anti-famiglia).
  • La macchina di propaganda: l’accusa è diretta: si sta costruendo la più potente macchina di propaganda della storia, capace di influenzare le nuove generazioni trasformando l’intrattenimento in attivismo politico, simile a quanto visto con le recenti partnership tra la Rockefeller Foundation e youtuber per “ispirare l’azione”.

Conclusioni

Sulla carta, l’unione degli asset di Netflix e Warner crea un portafoglio senza eguali. Nella realtà, ci troviamo di fronte a un’operazione che potrebbe diluire il valore per gli azionisti, impantanarsi in anni di battaglie legali e alienare una fetta consistente di pubblico stanco di vedere i propri eroi trasformati in veicoli ideologici. Wall Street guarda ai numeri e vede rosso; una parte d’America guarda allo schermo e vede un pericolo per i propri figli. Forse, come suggerisce Barclays, è davvero un calice avvelenato.

Domande e risposte

Perché gli analisti ritengono che l’accordo sia finanziariamente insensato per Netflix?

Gli analisti, in particolare Barclays, sottolineano che le sinergie economiche (risparmi) sono stimate a soli 2-3 miliardi, una cifra irrisoria rispetto al costo di acquisizione di oltre 80 miliardi. Inoltre, Netflix sta comprando un modello di business (quello degli studi tradizionali) che ha già reso obsoleto. C’è il forte rischio che il titolo Netflix perda la sua valutazione “premium” da azienda tecnologica per essere valutato come una media company tradizionale, con multipli più bassi e crescita più lenta.

Quali sono i rischi “culturali” e politici evidenziati dai critici dell’operazione?

La critica principale riguarda la creazione di un monopolio sull’intrattenimento per bambini e ragazzi in mano a una dirigenza percepita come vicina al Partito Democratico (citando gli Obama e Susan Rice). Il timore è che franchise iconici come Harry Potter o Batman vengano utilizzati per veicolare in modo aggressivo l’ideologia “woke” (tematiche trans, revisionismo storico, messaggi anti-famiglia), trasformando i cartoni animati e i film in strumenti di propaganda politica rivolti a un pubblico impressionabile.

In che modo cambierebbe il modello operativo di Netflix dopo l’acquisizione?

Netflix dovrebbe abbandonare il suo attuale modello flessibile e “dal basso” per adottare una strategia simile a quella della Disney, focalizzata sullo sfruttamento intensivo dei grandi franchise (Harry Potter, DC Comics). Questo approccio “dall’alto” richiede investimenti massicci per ogni singolo progetto e storicamente porta a una stagnazione della creatività, limitando la varietà dei contenuti offerti e aumentando i costi organizzativi e di gestione.

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