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Economia

Moody’s degrada il Debito di Stato francese. Benvenuto al nuovo primo ministro Bayrou

Moody’s ha abbassato il rating del debito francese da Aa2 ad Aa3, cambiando l’outlook in stabile. Per ora gli altri rating restano stabili. Del resto il deficit sarà alto e le prospettive di crescita loffie. Un benvenuto per il primo ministro Bayrou

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Finalmente cominciano i guai”, ha dichiarato il nuovo Primo Ministro François Bayrou venerdì, giorno della sua nomina, parafrasando François Mitterrand, e infatti questi sono immediatamente arrivati. La sera stessa, Moody’s ha abbassato il rating della Francia di un notch a Aa3 con outlook stabile, da Aa2 con outlook negativo.

Moody’s ha anche abbassato il rating della Société de Prise de Participation de l’Etat (SPPE), la controllante delle partecipazioni pubbliche francesi,  da Aa2 ad Aa3, con outlook stabile.

A fine ottobre, tenendo conto del progetto di bilancio, Moody’s aveva mantenuto il rating sul debito francese ad “Aa2” e abbassato l’outlook a “negativo”. Tuttavia, la censura e la mancata approvazione della legge finanziaria 2025 hanno cambiato la situazione.

La decisione riflette l’opinione dell’agenzia secondo cui “le finanze pubbliche francesi saranno sostanzialmente indebolite nei prossimi anni”, poiché “è probabile che la frammentazione politica impedisca un significativo consolidamento fiscale”, a differenza dello scenario di base stabilito al momento dell’ultimo rating.

Del resto non potrebbe essere diversamente: nel 2025 il deficit francese si allineerà attorno al 6% del PIL, e parliamo di proiezioni ottimistiche di ambienti governativi. La crescita sarà a livello decimale, per cui cosa potrebbe andare peggio?

epa06342241 French President Emmanuel Macron (R) escorts President of Mouvement Democrate (MoDem) political party Francois Bayrou (L) after a meeting at the Elysee Palace in Paris, France, 21 November 2017. EPA/IAN LANGSDON

Aumento dei costi di finanziamento

In assenza di un bilancio adottato, la legge speciale dovrebbe certamente garantire la continuità della pubblica amministrazione nel 2025, osservano gli analisti. Tuttavia, “c’è una probabilità molto bassa che il prossimo governo riduca in modo sostenibile l’entità dei deficit di bilancio oltre il prossimo anno”. Cioè il governo potrebbe forse garantire il deficit 2025, ma non dopo, e comunque la “Legge speciale” è quello che in Italia si chiama “Esercizio provvisorio”, cioè un tampome perché non c’è un vero e proprio bilancio.

Anche se il premio per il rischio è sceso di nuovo nelle ultime settimane, attestandosi intorno ai 77 punti base con la Germania venerdì scorso, c’è il “rischio di un aumento sostenuto dei costi di finanziamento”, che potrebbe creare un loop negativo tra deficit più elevati, un onere del debito più elevato e costi di finanziamento più alti”, sottolinea Moody’s.
Nonostante queste difficoltà, Moody’s sottolinea che la Francia ha ancora una serie di punti di forza, primo fra tutti “un’economia grande, ricca e diversificata, la settima più grande del mondo”. Secondo Moody’s, una demografia più favorevole rispetto ad altre economie avanzate e istituzioni pubbliche “altamente competenti” contribuiscono alla tenuta della Francia.

Il controllo dello spread e dei costi di finanziamento pubblici è stato in realtà possibile quasi esclusivamente per un atteggiamento estremamente benevolo della BCE, che sta sostenendo ildebito di Parigi, mantendo sotto controllo i tassi d’interesse. Un’opera doverosa per una banca centrale, peccato che la BCE non lo faccia per tutti.

“Moody’s ha annunciato la modifica del rating della Francia ad Aa3, sottolineando i recenti sviluppi parlamentari e la conseguente incertezza sul miglioramento delle nostre finanze pubbliche. […] La nomina del primo ministro François Bayrou e la riaffermazione della determinazione a ridurre il deficit sono una risposta esplicita a questa situazione”, ha commentato il ministro dell’Economia dimissionario, Antoine Armand.

Il nuovo Primo Ministro è consapevole della difficoltà. Quando è stato nominato, François Bayrou ha sottolineato l’“Himalaya di bilancio” che doveva ancora essere scalato e ha affermato che “il deficit e il debito pongono un problema morale”.

 


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