Attualità
Modelli di previsione sulla data di fine epidemia
La pandemia è sempre in testa alle notizie economiche, con i danni che viene a casare nel mondo del lavoro, sempre più profondi e devastanti. Sappiamo che in Italia si sono persi 400 mila posti di lavoro di cui 100 mila solo nel mese di dicembre, e si trema per quando, a marzo, finirà il blocco dei licenziamenti. Negli USA la situazione va un poco meglio, con un rimbalzo degli occupati non agricoli, compreso o escluso il settore sanitario:
Per fortuna i modelli negli USA stanno mostrando un a rapido declino delle ospedalizzazioni. Merito del vaccino, della prevenzione e distanziamento, delle cure o semplicemente naturale evoluzione del virus?
Infine, e nella più chiara indicazione che siamo quasi ad un ponto di svolta, almeno per gli USA, anche i “modelli scientifici” prevedono che Covid non sarà un evento rilevante entro giugno. In una ricerca Bank of America osserva che “un nuovo aggiornamento al modello COVID-19 IHME dell’Università di Washington mostra che avevano sottovalutato l’attuale rapido ritmo di miglioramento della situazione del coronavirus negli Stati Uniti”, ma ora prevedono un’altra ondata di nuove infezioni giornaliere in aumento a partire dalla seconda metà di questo mese (Figura 2) – probabilmente a causa dei nuovi ceppi più infettivi del virus. Tuttavia, come avevamo previsto per la prima volta a dicembre, “a causa delle vaccinazioni in corso dei più vulnerabili, le conseguenze negative sotto forma di ricoveri questa volta dovrebbero diminuire in modo significativo“.
Ed in Italia? In teoria l’andamento epidemico e climatico, ed il fatto che le nuove versioni siano ancora limitatamente presenti rispetto gli USA, dovrebbe facilitare un decorso simile, ma siamo anche pesantemente indietro nelle vaccinazioni. Quindi il percorso americano sarebbe un’evenienza anche piuttosto fortunata.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.