Seguici su

GiapponeSpazio

Missione spaziale giapponese al limite dell’impossibile: l’asteroide bersaglio si è “ristretto” e gira come una trottola

Un asteroide si “restringe” e accelera: la missione spaziale giapponese Hayabusa2 ora affronta una sfida senza precedenti, con un bersaglio piccolo quasi quanto la sonda stessa.

Pubblicato

il

La missione estesa della sonda giapponese Hayabusa2 si prospettava già ambiziosa, ma una recente scoperta ha alzato ulteriormente l’asticella della difficoltà, trasformandola in una vera e propria sfida ingegneristica. L’obiettivo, l’asteroide 1998 KY26, che la sonda raggiungerà nel 2031, si è rivelato molto diverso da quanto si pensasse: è decisamente più piccolo e ruota a una velocità vertiginosa. Un piccolo sasso cosmico impazzito che renderà la vita molto complicata agli ingegneri della JAXA (l’agenzia spaziale giapponese).

La scoperta, che ha il sapore di un colpo di scena, arriva da un team di astronomi guidato da Toni Santana-Ros dell’Università di Alicante, che ha utilizzato alcuni dei più potenti osservatori del mondo, tra cui il Very Large Telescope (VLT) dell’European Southern Observatory (ESO) in Cile. Ora la missione d’esplorazione diventa una vera e propria sfida e si occuperà di un  corpo celeste veramente piccolo. Lo studio sul tema è stato pubblicato su Nature.

Una realtà completamente diversa

Le stime precedenti, su cui si basava la pianificazione della missione, descrivevano 1998 KY26 come un oggetto di circa 30 metri di diametro con un periodo di rotazione “tranquillo” di dieci minuti. Le nuove osservazioni hanno letteralmente sbriciolato queste certezze. Ecco i dati a confronto:

CaratteristicaStima PrecedenteNuova Misurazione
Diametrocirca 30 metri11 metri
Periodo di Rotazione10 minuti5 minuti

Quindi l’asteroide obiettivo è una trottola e di piccole dimensioni. Come ha commentato Santana-Ros, “la realtà dell’oggetto è completamente diversa da come era stata descritta in precedenza”. In pratica, l’asteroide è quasi tre volte più piccolo e completa un giro su se stesso nella metà del tempo. Un bel grattacapo.

l’asteroide 1998ky26

Perché la missione ora è più complessa?

Questi nuovi parametri non sono un dettaglio da poco. Anzi, complicano enormemente le operazioni della sonda Hayabusa2, che viene da un successo strepitoso con l’asteroide Ryugu, un gigante di 900 metri da cui ha prelevato e riportato a Terra campioni preziosi nel 2020. Ora il contesto è radicalmente cambiato:

  • Dimensioni quasi identiche: Con un diametro di soli 11 metri, l’asteroide è grande quasi quanto la sonda stessa. Orbitargli attorno o, peggio, tentare un touchdown per prelevare campioni, è come cercare di far atterrare un elicottero su un pallone da spiaggia che gira vorticosamente.
  • Rotazione rapidissima: Un “giorno” su questo asteroide dura appena cinque minuti. Questo riduce drasticamente le finestre temporali per qualsiasi manovra, richiedendo una precisione e una rapidità di esecuzione senza precedenti.

Olivier Hainaut, astronomo dell’ESO, ha riassunto perfettamente la situazione: “Le dimensioni più piccole e la rotazione più rapida ora misurate renderanno la visita di Hayabusa2 ancora più interessante, ma anche molto più impegnativa”.

Le implicazioni future: non solo scienza

Al di là della sfida tecnologica, questa ricerca ha un valore che va ben oltre la curiosità scientifica. Per la prima volta si studierà in situ un asteroide di appena dieci metri. Non sappiamo cosa aspettarci: potrebbe essere un monolite roccioso compatto o un “rubble pile”, un ammasso di detriti tenuti insieme debolmente dalla gravità.

Ma le ricadute sono anche pratiche e, in prospettiva, economiche. La capacità di caratterizzare oggetti così piccoli e deboli dalla Terra apre scenari importanti:

  1. Difesa Planetaria: Ora sappiamo di poter identificare e analizzare anche i più piccoli asteroidi potenzialmente pericolosi, come quello che nel 2013 esplose sopra Chelyabinsk, in Russia, che era appena più grande di KY26.
  2. Esplorazione e Mining Spaziale: La capacità di mappare e comprendere la natura di questi piccoli corpi è il primo, fondamentale passo per qualsiasi futura ipotesi di sfruttamento delle risorse spaziali, il cosiddetto asteroid mining. Non si può pensare di estrarre risorse da ciò che non si conosce.

La missione verso 1998 KY26, dunque, da semplice “bonus round” per la sonda Hayabusa2 si è trasformata in un test cruciale per il futuro dell’esplorazione spaziale e della nostra capacità di interagire con il vicinato cosmico. Una sfida che, se vinta, potrebbe aprire porte inimmaginabili.

Domande e Risposte

1) Qual è l’importanza fondamentale di questa scoperta sull’asteroide 1998 KY26? L’importanza è duplice. A livello scientifico, dimostra che con le tecnologie attuali possiamo caratterizzare con precisione oggetti celesti estremamente piccoli e lontani, anche dalla Terra. Questo ci permette di studiare una classe di asteroidi, quelli sotto i 30 metri, mai visitati prima, aprendo un nuovo campo di conoscenza sulla loro composizione e natura. A livello pratico, rivela come le missioni spaziali debbano essere flessibili, perché le nostre conoscenze preliminari possono essere radicalmente sbagliate, trasformando una missione pianificata in una sfida completamente nuova e molto più complessa.

2) In che modo le nuove caratteristiche dell’asteroide complicano la missione Hayabusa2? Le ridotte dimensioni (11 metri) e la rapida rotazione (un giro ogni 5 minuti) complicano la missione in modo critico. La sonda Hayabusa2 ha dimensioni paragonabili a quelle dell’asteroide, rendendo estremamente difficile e rischioso orbitargli attorno senza essere influenzati dal suo campo gravitazionale irregolare e dalla sua rotazione. Tentare un atterraggio o un prelievo di campioni su un bersaglio così piccolo e instabile richiede manovre di una precisione e rapidità mai tentate prima, spingendo al limite le capacità di navigazione e controllo della sonda.

3) Quali sono le ricadute pratiche, oltre a quella puramente scientifica, di questa ricerca? Le ricadute sono significative. In primo luogo, migliora la nostra capacità di difesa planetaria: essere in grado di rilevare e analizzare piccoli asteroidi come quello di Chelyabinsk ci aiuta a prepararci meglio a potenziali minacce future. In secondo luogo, pone le basi per il futuro sfruttamento delle risorse spaziali (asteroid mining). Per poter estrarre minerali da un asteroide, è indispensabile prima saperlo trovare, caratterizzare e raggiungerlo in sicurezza. Questa missione, con tutte le sue difficoltà, rappresenta un banco di prova fondamentale per le tecnologie e le procedure del futuro.

E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento