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MISERABILI IN FUGA

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Quando ieri la famiglia Rothschild ha annunciato la volontà di rastrellare la quota di capitale che non detiene sull’omonimo gruppo, e procedere successivamente al delisting dalla Borsa di Parigi, ho avuto un sussulto di soddisfazione. Cosa significa questa notizia apparentemente normale e poco importante? Nel linguaggio tecnico il delisting è la cancellazione di un titolo ai fini del definitivo ritiro dalle negoziazioni di borsa. La versione ufficiale della Rothschild family è che nessun ramo dei business del gruppo richiede il ricorso al mercato dei capitali, e perciò nel lungo periodo lo  status di società privata appare più calzante rispetto a quello di società quotata. Ovviamente questa versione ufficiale è una colossale balla perché si tratta di una vera e propria fuga da miserabili rispetto ad un campo di battaglia che si annuncia come un ‘massacro’.   

Concordia è il nome della holding di questa famiglia che controlla il 38,9% del capitale della Banca Rothschild & Co e il 44,5% dei diritti di voto per determinare la governance della Banca. Tenendo conto degli altri rami della dinastia, la quota sale al 54,5% del capitale e al 66,8% dei diritti di voto, e perciò non è mai sussistita nessuna necessità di ricorso al mercato dei capitali, così come è zero la possibilità che qualcuno riesca a scalare la banca senza che di cognome faccia de Rothschild, Bauer o Elkann.  Parliamo di un piccolissimo gruppo di persone altamente significativo poiché in grado di imprimere il controllo diretto o indiretto, attraverso una potente moral suasion,  di quasi tutte le principali banche, istituzioni finanziarie e fondi di investimento del Mondo.  In linea generale il delisting ha motivo di essere fatto nel caso di non rispetto di uno o più standard di quotazione causati da comportamenti adottati dai vertici della  società e ritenuti in grado di recare danno agli investitori, o al limite alle attività della società. Non ha alcun senso il delisting con una motivazione come quella ufficiale data dai Rothschild e dai media mainstream. A me sembra pacifico che il vero motivo sia la necessità di cercare un riparo, cioè sottrarsi ad un gioco al massacro sempre più probabile ed imminente. L’Opa verrebbe lanciata a un prezzo di 48 euro per azione e rappresenta un dispendio di risorse assolutamente senza senso, giustificandolo con un sostanziale “non avremo bisogno di capitali in borsa”! Il rischio di vedere un totale danno di immagine al cognome, che sarebbe portato attraverso lo sputtanamento del titolo in borsa, comporterebbe l’ennesimo cambio di cognome di questa famiglia, che si chiamava Amschel nel ghetto di Francoforte,  nascondendosi nel secolo 700 dietro all’insegna rossa di un grosso commercio di ferramenti (Scudo Rosso=Roth-Schild), e che prima ancora si chiamava Bauer, e prima ancora in altri modi, fino ad arrivare all’antichissimo cognome Elkann. Rothschild è il cognome di questi due ultimi secoli di grande successo, e se il titolo crollasse di valore agli occhi di tutto il Mondo, questa famiglia perderebbe l’asset principale che detiene, e cioè il prestigio e l’allure di potenza conquistati soprattutto dal 1815 in poi, quando sono diventati i banchieri affianco ai Gesuiti e all’Aristocrazia Nera.  

Sono trascorsi 185 anni dal giorno in cui il barone James Mayer de Rothschild, nel corso della Restaurazione post napoleonica,  l’epoca che ridusse i popoli nella più squallida miseria dal 1815 al 1848, quotò la sua banca alla borsa di Parigi un giorno del 1838, e perciò la notizia data oggi dai suoi discendenti ha grandissima rilevanza.  Da Waterloo in poi, della Francia Post Napoleonica il signor James Mayer Amschel,  rinominato barone de Rothschild, ne era diventato il padrone essendo riuscito a giocare di sponda con suo fratello Nathan Mayer Amschel, operante allo stesso modo su Londra. Le due più importanti ‘frecce’ delle cinque scagliate dal padre Mayer Amschel (gli altre tre figli erano a Francoforte, Vienna e Napoli), erano eredi di sangue e di conoscenze tecnico finanziarie provenienti dai secoli bui del Medioevo sotto i traffici della potente Khazaria, distrutta dalle scorribande prima di Oleg il Rus e poi di Erik il rosso.  Nathan la freccia Rothschild di Londra e James quella di Parigi, affratellati nel sangue e nella avidità usuraia, profittarono delle guerre scaturite dal ritorno di Napoleone.  Nathan Mayer de Rothschild aveva finanziato il Tesoro  britannico per distruggere l’Imperatore di Francia, il quale si era sottratto gradualmente ai suoi burattinai, arrivando finanche a mettersi una intollerabile corona di alloro come Ottaviano Augusto. Suo fratello James Mayer Amschel da Parigi aveva aizzato e finanziato Napoleone in tal senso, per scagliarlo soprattutto contro i britannici. Il loro scopo apparente era quello di speculare colossali cifre; quello sostanziale era indebitare i governi dei popoli per indirizzarli e poterne condizionare lo stile di vita in una modalità il più possibile sottomessa e deteriore. Il romanzo “i Miserabili!” di Victor Hugo è iconico di cosa fosse la Francia della Restaurazione sotto il padrone  James Mayer de Rothschild, il quale da Waterloo in poi divenne il banchiere più potente del Continente, secondo al Mondo solo a suo fratello Nathan e successivamente a suo nipote discendente di Nathan. Pensate che in Piemonte, nelle attiguità della Francia,  il figlio intemperante del conte di Cavour di nome Camillo Benso,   appena finiti gli studi e tornato da Londra nel 1835, scrisse un articolo da economista liberale d’avanguardia patriottica in cui caldeggiava le realizzazioni delle ferrovie in tutta la Pianura Padana,  e per questa ‘folle’ opinione, evidentemente contraria agli standard della Comunity dell’epoca, fu licenziato in tronco dal giornale a seguito di un richiamo intervenuto sulla redazione della rivista a cura del padrone della Francia ed evidentemente anche del Piemonte Sabaudo. Tre anni dopo questo piccolo ma esemplificativo episodio per capire le dinamiche dell’epoca, James De Rothschild quotò la banca in borsa pur non avendo alcun bisogno di capitali,  e quando un decennio dopo i popoli di tutta Europa si rivoltarono contro le élite dando luogo alle tumultuose ribellioni del 48,  James de Rothschild concesse che si potessero realizzare le ferrovie in Europa. Purtroppo i gesuiti avevano perso il controllo sul Nuovo Continente e non si era riusciti a fermare i treni in America, che all’epoca era totalmente fuori controllo di un qualsiasi vertice perché non aveva banchieri di riferimento centrale per il Tesoro, e quindi i livelli di vita in Europa non potevano stare troppo indietro a quelli degli Stati Uniti. Obtorto collo le élite della Restaurazione fu costretta a ‘recuperare’ nella Comunity quelli come Camillo Benso, per dare vita a cose come i giornali, i parlamenti e i treni, cioè dei ‘mali necessari’ in quanto volti ad una quota di benessere popolare purtroppo non più arrestabile tout court da questa élite.

La decisione del delisting di Banca Rothschild dalla borsa di Parigi va quindi inquadrata storicamente per capire come e perché sia un segnale storicamente importante, che ci dà una misura di quanto i veri miserabili su questa Terra, oggi abbiano paura di fare la fine dei vecchi Khazari (o Cazari): dall’anno Mille in poi, furono dispersi in qualche parte lontana dall’attuale Ucraina e Kazakistan (Regno di Khazaria)  e  costretti a cambiare cognomi proclamandosi di religione ebraica per finta, l’unica tollerata dai monoteisti cristiani e mussulmani.  La paura che gli eredi dei Khazari hanno oggi, è maggiore di quella del Padrone di Francia nel 1835, quando bloccava le opinioni liberali del giovane Camillo Benso di Cavour sulle possibilità di sviluppo di un sistema ferroviario a beneficio dei popoli. All’epoca, infatti, la loro banca non era quotata in borsa né esistevano cose come i parlamenti o i giornali il cui senso, questa miserabile linea di sangue, è riuscita a pervertire lentamente fino a schiantarlo del tutto oggi, grazie a due secoli di esercizio del potere finanziario. In conclusione lorsignori vogliono uscire dalla Borsa di Parigi per sfuggire al giudizio dei terzi, ma la loro banca non è, né lo sarà mai, una ‘robetta’  privata su cui non si può ficcanasare, poiché il male da questa istituzione costituito nella storia,   ha una valenza pubblica enorme da ricordare, specie in questa epoca di Risveglio che il Great Reset e l’Agenda Davos del WEF non sono riusciti ad arrestare. Per i banchieri dell’èlite occidentale non sarà come con il 48 in uscita forzata dai tristissimi 33 anni di Restaurazione, ma molto molto peggio per loro, e molto molto meglio per tutti i popoli della Terra. 


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