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MH370: Ripartono i robot sottomarini. 70 milioni di dollari sul piatto, ma solo a risultato ottenuto
MH370: La Malesia dà il via libera a una nuova missione hi-tech nell’Oceano Indiano. Contratto “No find, no fee” da 70 milioni di dollari per la Ocean Infinity: pagati solo se trovano l’aereo. Si parte il 30 dicembre.

Dopo oltre un decennio di misteri e teorie, la Malesia riapre la caccia al Boeing scomparso l’otto marzo 2014. In campo la statunitense Ocean Infinity con una scommessa ad alto rischio tecnologico ed economico.
A undici anni di distanza da uno dei più grandi enigmi dell’aviazione moderna, il dossier MH370 torna prepotentemente sui tavoli operativi. Non si tratta di nuove speculazioni, ma di una missione concreta: il Ministero dei Trasporti della Malesia ha confermato che il 30 dicembre 2025 riprenderanno le ricerche nel profondo dell’Oceano Indiano meridionale.
A condurre le operazioni sarà ancora una volta la Ocean Infinity, società statunitense di robotica marina, che scende in campo con una tecnologia rinnovata e un contratto che farebbe tremare i polsi a qualsiasi CFO poco propenso al rischio: la formula è rigorosamente “No find, no fee”.
La scommessa economica: pagare solo per il successo
L’aspetto più interessante per gli osservatori economici e industriali non è solo la tecnologia, ma la struttura dell’accordo. Il governo malese, scottato da anni di ricerche infruttuose costate centinaia di milioni ai contribuenti (in un consorzio che includeva Cina e Australia), ha optato per un approccio pragmatico.
Il Costo: L’operazione vale 70 milioni di dollari.
La Clausola: La somma verrà versata interamente e solamente se il relitto verrà localizzato. Se i robot torneranno a mani vuote, Ocean Infinity assorbirà l’intero costo della missione.
È un approccio che sposta il rischio d’impresa totalmente sul privato, il quale evidentemente confida nei propri dati e, soprattutto, nella propria evoluzione tecnologica rispetto al tentativo fallito del 2018.
La tecnologia in campo: droni e abissi
L’Oceano Indiano meridionale è uno degli ambienti ingegneristici più ostili del pianeta. La nuova missione durerà circa 55 giorni (in modo intermittente, a seconda delle condizioni del mare) e si concentrerà su una nuova zona di 15.000 chilometri quadrati (circa 5.800 miglia quadrate).
Ecco cosa differenzia questa missione dalle precedenti:
Flotta Robotica: Utilizzo di veicoli sottomarini autonomi (AUV) di ultima generazione.
High-Res Scanning: Sistemi di imaging ad altissima risoluzione capaci di scansionare il fondale a profondità estreme, distinguendo anomalie geologiche da rottami metallici.
Targeting: L’area è stata definita sulla base di nuove analisi delle correnti e delle probabilità, sebbene le coordinate esatte restino riservate. Anche se 15000 km2 sembrano tanti, sono una fetta relativamente piccola dell’immenso Oceano Indiano.
Un riepilogo del mistero
Per chi avesse perso il filo della memoria in questo decennio, ecco i dati essenziali della tragedia che ha tenuto il mondo col fiato sospeso:
| Dettaglio | Informazione |
| Volo | MH370 Malaysia Airlines – Boeing 777 |
| Data scomparsa | 8 Marzo 2014 |
| Rotta | Da Kuala Lumpur a Pechino (deviata verso sud) |
| Passeggeri | 239 persone (inclusi 12 membri dell’equipaggio) |
| Ultimo contatto | 2:14 am (Radar militare, Stretto di Malacca) |
| Ipotesi prevalente | Interferenza illecita / dirottamento manuale fino all’esaurimento carburante |
Nonostante il ritrovamento di alcuni detriti sulle coste dell’Africa orientale (Tanzania, Mozambico, Madagascar), che hanno confermato la caduta nell’Oceano Indiano, il sito dell’impatto principale non è mai stato identificato.
Chiudere il cerchio e conoscere la Verità
Le famiglie, che dal 2014 vivono in un limbo giudiziario ed emotivo, hanno accolto la notizia con un misto di sollievo e cautela. Danica Weeks, moglie di uno dei passeggeri, ha dichiarato al Guardian che sapere che la ricerca continua offre un senso di conforto.
Dal punto di vista tecnico e politico, la mossa della Malesia è ineccepibile: riapre il capitolo per dovere morale, ma lo fa tutelando le casse pubbliche. Se Ocean Infinity troverà l’aereo, i 70 milioni saranno ben spesi per chiudere una ferita globale. Se fallirà, sarà solo un altro costo industriale per l’azienda texana. La tecnologia, ora, ha l’ultima parola.
Domande e risposte
Perché si riprendono le ricerche dopo 11 anni?
La ripresa è dettata dall’evoluzione tecnologica. Ocean Infinity ritiene che i nuovi veicoli autonomi sottomarini (AUV) e i sistemi di scansione ad alta risoluzione siano ora in grado di mappare fondali complessi che le tecnologie del 2014-2018 non potevano analizzare con sufficiente precisione. Inoltre, nuove analisi dei dati di deriva potrebbero aver ristretto l’area di ricerca più probabile.
Chi paga per questa nuova operazione?
Il modello contrattuale è il “No find, no fee”. Il governo della Malesia pagherà 70 milioni di dollari alla società Ocean Infinity esclusivamente se verrà ritrovato il relitto o le scatole nere.1 Se la missione fallisce, tutti i costi operativi, logistici e tecnologici saranno a carico dell’azienda privata statunitense, senza alcun esborso per i contribuenti malesi.
Quali sono le teorie sulla scomparsa dell’aereo?
I dati satellitari e militari confermano che l’aereo ha deviato manualmente dalla rotta prevista verso Pechino, dirigendosi verso l’Oceano Indiano meridionale fino all’esaurimento del carburante. Le autorità malesi, nel rapporto del 2018, non hanno escluso l’interferenza illecita di terze parti.2 Sebbene siano state escluse motivazioni tecniche o errori standard dell’equipaggio, la mancanza del relitto impedisce di determinare se si sia trattato di un atto deliberato del pilota o di un dirottamento esterno.









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