Analisi e studi
#MES Ecco perché Salvini deve presentare adesso una mozione di sfiducia. Se approvata, Conte andrebbe a casa senza neppure il rischio dell’esercizio provvisorio (di P. Becchi e G. Palma su Libero)
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero di oggi (1 dicembre 2019), articolo di fondo in prima pagina.
Il Presidente del Consiglio è andato al Consiglio europeo di giugno e – disattendendo la risoluzione parlamentare che lo vincolava a non firmare modifiche peggiorative del Mes – ha fatto l’esatto contrario. E fin qui, qualora non avesse potuto o voluto opporsi, stando alle nostre leggi poteva anche farlo. Quello che però il Presidente del Consiglio doveva fare era riferire “tempestivamente” alle Camere – come espressamente previsto dall’art. 5 della legge n, 234/ 2012 –, e informare il Parlamento di quello che aveva fatto e cioè di non aver seguito l’indirizzo politico espresso dalle Camere. E invece a giugno, in odore di crisi, ha dato il suo ok in sede europea alla riforma del Mes accreditandosi presso quell’ambiente, con lo scopo di restare a Palazzo Chigi anche col successivo, ed attuale, governo. E il Parlamento solo in questi giorni è venuto a conoscenza di quello che è successo a giugno. È del tutto evidente che Conte con il suo comportamento ha violato una legge dello Stato. Adesso il Parlamento si trova nelle condizioni di non poter più modificare nulla, ma solo di ratificare o respingere il Trattato. L’avvio della procedura di ratifica, inizialmente prevista per dicembre, molto probabilmente slitterà a febbraio, dopo le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria. In questo modo i partiti di governo cercano di gettare acqua sul fuoco.
Che deve fare ora l’opposizione? Salvini parla di un esposto da presentare in Procura. Siamo stati tra i primi, dalle pagine di Libero, a configurare l’ipotesi di reato di cui all’art. 264 del codice penale (Infedeltà in Affari di Stato). La magistratura potrebbe certo aprire un fascicolo, ma lo chiuderebbe pochi mesi dopo con un nulla di fatto. Ma, diciamola tutta, la questione è soprattutto politica e va affrontata politicamente.
Conte riferirà in Parlamento su tutta la vicenda Mes lunedì 2 dicembre, anticipando l’audizione rispetto alla data iniziale del 10. Dopo le comunicazioni del Presidente del Consiglio, che sicuramente scaricherà la colpa sugli altri, Salvini già il giorno successivo, a nostro avviso, dovrebbe presentare in Senato (dove i numeri sono ballerini) una mozione di sfiducia ai sensi dell’ultimo comma dell’art. 94 della Costituzione: “La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione”. Un Presidente del Consiglio che viola le leggi dello Stato va sfiduciato.
A quel punto il voto sulla stessa non si terrebbe prima del 10-11 dicembre, visto il fine settimana di feste religiose. Il tempo giusto per mandare a casa Conte e il suo governo senza compromettere l’approvazione della legge di bilancio entro il 31 dicembre. Vediamo il perché.
Al Senato il Conte bis regge su 169 voti, otto in più della soglia di sicurezza (161). Molti del M5S sono imbarazzati dal comportamento di Conte e non vorrebbero trovarsi nelle condizioni, a febbraio, di votare la ratifica del Mes e tradire tutti i valori del MoVimento. Quindi quale migliore occasione per dare ad una decina di senatori pentastellati l’appiglio di staccare la spina al governo e presentarsi agli elettori come i salvatori dell’interesse nazionale? Salvini dovrebbe puntare proprio su questo.
Nodo legge di bilancio. Per evitare l’esercizio provvisorio, la finanziaria deve essere approvata entro il 31 dicembre. Le dimissioni del Presidente del Consiglio causano la caduta del governo e paralizzano l’attività parlamentare. Ma attenzione. Nel caso in questione nessuno impedirebbe alle commissioni e alle aule parlamentari di lavorare per giungere all’approvazione della legge entro la fine dell’anno, anche perché – di fronte alle consultazioni dei gruppi parlamentari al Quirinale – Mattarella potrebbe chiedere a Conte di restare in carica per l’ordinaria amministrazione fino all’approvazione della finanziaria da parte del Parlamento. A quel punto l’attività parlamentare riprenderebbe senza intoppi e il destino di Camere e Governo verrebbe deciso con nuove consultazioni quirinalizie a partire da fine anno.
Abbiamo un precedente similare. Il 7 dicembre 2012, con la Legislatura che avrebbe visto la sua scadenza naturale a marzo 2013, l’allora segretario politico del PdL Angelino Alfano dichiarò terminata l’esperienza politica del governo tecnico. Mario Monti ne prese atto e si recò al Quirinale. Napolitano gli chiese di restare in carica per consentire l’approvazione della finanziaria, provvedendo allo scioglimento delle Camere con D.P.R. del 22 dicembre 2012 ma con entrata in vigore l’8 gennaio 2013 (si trattò pur sempre di scioglimento anticipato). La legge di bilancio fu approvata in via definitiva dal Senato nella seduta del 20 dicembre, quindi in piena crisi di governo (anche se tecnicamente dimissionario solo dal 21 dicembre).
Salvini presenti dunque già martedì in Senato una mozione di sfiducia e lavori ai fianchi di 10-15 senatori 5Stelle per mandare a casa Conte che di danni ne ha già fatti abbastanza.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero di oggi, 1 dicembre 2019.
(Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del mondo. L’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, Giubilei Regnani editore, 2019: https://scenarieconomici.it/ladri-di-democrazia-la-crisi-di-governo-piu-pazza-del-mondo-lultimo-libro-di-p-becchi-e-g-palma-giubilei-regnani-editore/)
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