Euro crisis
Mentre Varoufakis si piegava a Bruxelles, Tsipras incaricava una Task force per l’uscita dall’euro. (di Antonio M. Rinaldi)
Mentre il ministro dell’economia Yanis Varoufakis era a Bruxelles e accettava praticamente tutte le condizioni proposte/imposte dalla Troika senza battagliare più di tanto, Alexis Tsipras incaricava una Task force di esperti internazionali per definire nei dettagli la prossima uscita della Grecia dall’euro.
Premesso che la frettolosa “ritirata” dei giorni scorsi sui tavoli europei è da interpretare funzionale alla tempistica per la messa a punto di un effettivo Piano B nei minimi particolari, il neo Premier ellenico è ben conscio che la situazione economica greca non è più recuperabile sotto la totale tutela europea e che le promesse elettorali possono essere rispettate alla sola e imprescindibile condizione di ritorno alla piena Sovranità.
Pertanto ha predisposto, alla stregua dei piani militari per la sicurezza e salvaguardia nazionale, la via di fuga dal cappio dell’euro e dal vero e proprio commissariamento che la Troika sta esercitando da tempo nei confronti del suo paese.
Nella Task force, per redigere nei dettagli il passaggio alla nuova dracma, sono stati chiamati non solo personaggi greci dell’economia e della finanza, ma anche di altri paesi europei ed extraeuropei che con le loro specifiche competenze possono concorrere a predisporre dei “protocolli operativi” da attivare immediatamente e contestualmente nel caso il governo decida improvvisamente di uscire dall’unione monetaria europea.
Il piano a cui lavorano gli esperti ha l’obiettivo, oltre a considerare gli aspetti prettamente tecnici e pratici correlati al ritorno alla valuta nazionale, di prevedere anche gli interventi da adottare nei confronti del sistema bancario, finanziario e assicurativo nonché di supporto alle imprese e alle famiglie da parte della Banca Centrale ellenica nel pieno delle sue ritrovate funzioni.
Si tratterebbe di indicare “cosa e come” il governo dovrebbe materialmente prevedere con decreti urgenti allo scattare dell’ora X decisa per l’uscita, al fine di rendere l’operazione meno traumatica possibile ed esporre la popolazione e l’economia greca ai minori disagi possibili. Prevista anche la possibilità di introduzione di una “moneta parallela” almeno per il pagamento degli stipendi della PP.AA. e delle pensioni. Tutti scenari aperti pur di traghettare la Grecia fuori dall’impasse dell’euro.
Praticamente le intenzioni del leader di Syriza sono quelle di prepararsi al D-day al meglio visto che ormai gli spazi di manovra con la UE si sono notevolmente ridotti e deteriorati.
Compito richiesto agli esperti incaricati già al lavoro, che fra l’altro hanno accettato di svolgere il mandato a titolo gratuito, è valutare anche se l’uscita sia da limitare dalla sola moneta comune o contestualmente anche dalla stessa UE.
La Task-force di Tsipras ha il compito di agire su diversi campi d’intervento oltre a quelli prettamente tecnici, come ad esempio sulle implicazioni e conseguenze di diritto internazionale che inevitabilmente si manifesterebbero dall’abbandono dall’euro, ad iniziare dai contenziosi che si aprirebbero sui precedenti accordi di salvataggio e che hanno coinvolto i titoli pubblici greci e finanziamenti ottenuti dal Fondo Monetario Internazionale, dalla BCE e dagli stessi governi europei.
Quindi un gruppo di lavoro a 360 gradi che come limite avrebbe solo tempo limitato: fra meno di quattro mesi scadono le “concessioni” elargite dalle Istituzioni europee (alias Troika) e il governo greco è consapevole che la situazione economica e sociale sarà ulteriormente deteriorata e l’opzione più realistica, per tentare di risalire la china dal precipizio senza fine in cui versa il paese, è quella di uscire dall’euro per potersi riappropriare di tutti gli strumenti a disposizione della politica economica ormai espropriati dai vincoli esterni dei Trattati.
Gli esperti giuristi inoltre hanno sul tavolo la questione degli indennizzi che la Grecia intende reclamare a soggetti esteri per i danni subiti in passato e le eventuali azioni da intraprendere in sede giudiziaria internazionale, ivi compreso il riconoscimento dei danni dalle Istituzioni Europee per aver preteso e imposto politiche economiche, azioni e comportamenti errati che hanno accelerato il disastro economico del paese.
L’unico aspetto nella definizione del Piano B greco che si è riservato lo stesso neo Premier per se e per il suo gabinetto, è quello di predisporre accordi con paesi che possano garantirgli “protezione” finanziaria ed energetica nel delicato passaggio alla nuova dracma e che attenui le sicure “ritorsioni” da parte dell’UE.
Come dire mi metto al riparo sotto l’ombrello americano, russo o di altra forte nazione e poi vediamo se qualcuno in Europa ha ancora la voglia di comandare in casa mia. Naturalmente il fatto di aver predisposto nei minimi particolari un Piano B non significa automaticamente che venga messo in atto, ma garantisce all’esecutivo greco una opzione concreta da utilizzare nel caso i rapporti con l’Europa precipitassero o che non andassero nella direzione auspicata.
La decisione di Tsipras di ricorrere a una Task force di tecnici è corretta e opportuna perché un Capo di Governo a cui sta veramente a cuore il destino del proprio paese, deve prevedere tutte le opzioni possibili, anche estreme, pur di garantire un futuro migliore e dignitoso al suo popolo.
Antonio M. Rinaldi
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