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EconomiaFinanza

Mentre tutti guardano a Borsa e Oro, la vera bolla si gonfia nell’ombra: lo “Shadow Banking”

Un’industria finanziaria da 3.000 miliardi di dollari, poco regolamentata e piena di prestiti ad alto rischio, sta mostrando i primi segni di cedimento. Potrebbe essere la miccia nascosta della prossima grande crisi economica.

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Con le borse che macinano record su record e asset come l’oro e il suo cugino digitale, il Bitcoin, che volano verso nuovi massimi, l’aria che si respira è quella della classica “esuberanza irrazionale”, per usare le parole di un vecchio marpione della finanza come Alan Greenspan. Eppure, mentre il coro mediatico celebra la festa, le prime, inquietanti crepe iniziano a vedersi sulla facciata del palazzo. Gli investitori più attenti, infatti, hanno iniziato a liquidare le azioni di colossi della gestione patrimoniale come Blackstone, KKR e Apollo, il cui valore è sceso di oltre il 10% nell’ultimo mese. Il motivo? Un timore tanto semplice quanto fondato: le loro immense riserve di “credito privato” potrebbero essere un disastro annunciato.

La scorsa settimana, persino la Financial Conduct Authority britannica ha suonato un campanello d’allarme, parlando della necessità di essere “vigili”. Il crollo del fornitore statunitense First Brands, con un buco potenziale da 50 miliardi di dollari, ha offerto un assaggio delle perdite che si nascondono nel sistema.

Cos’è questo “Credito Privato”?

Negli ultimi dieci anni, mentre le banche tradizionali venivano imbrigliate da normative sempre più stringenti dopo la crisi del 2008, le società di private equity e i grandi gestori patrimoniali si sono tuffati a capofitto in quello che viene elegantemente chiamato “credito privato“, ma che assomiglia terribilmente al vecchio e caro “shadow banking” (sistema bancario ombra).

In parole povere, questi giganti privati sono diventati banchieri d’affari. Prestano denaro direttamente alle aziende, aggirando il sistema bancario tradizionale. Un business d’oro, a quanto pare: secondo Morgan Stanley, il settore ha raggiunto la cifra monstre di 3.000 miliardi di dollari, con una crescita di 1.000 miliardi solo negli ultimi cinque anni. Con tassi d’interesse spesso superiori al 10%, più laute commissioni, i profitti sono facili quando il tuo costo del capitale è del 3% o 4%.

Il problema è che questa gallina dalle uova d’oro presenta tutte le caratteristiche di una classica bolla finanziaria pronta a scoppiare.

  • Regolamentazione quasi inesistente: Il settore è nato nel mondo del private equity, un ambiente tradizionalmente poco avvezzo ai controlli. La sua rapida espansione è dovuta proprio al fatto che non deve sottostare alle rigide regole imposte alle banche commerciali.
  • Trasparenza? Questa sconosciuta: C’è un indizio nella parola “ombra”. Abbiamo delle stime, ma nessuno sa con esattezza l’entità totale dell’esposizione e chi ha in pancia i rischi maggiori.
  • Qualità del credito discutibile: Gran parte di questi prestiti è andata a finanziare operazioni ad alto rischio: aziende di private equity già appesantite dai debiti, immobiliaristi commerciali (un settore notoriamente volatile) o startup promettenti ma ancora lontane dal generare un singolo euro di profitto.
  • Gergo che nasconde la realtà: Dietro termini affascinanti si cela una verità banale. Il sistema bancario ombra consiste nel prestare enormi somme di denaro ad aziende con bilanci fragili. A volte va bene, soprattutto con l’economia che tira. Altre volte, finisce malissimo.

Gli alti rendimenti creano quel mix di avidità e rischio, unito alla prospettiva di una crescita continua, che solitamente è la base dei grandi disastri finanziari.

Un film già visto

Ogni bolla speculativa, a ben guardare, è sempre stata alimentata da un eccesso di prestiti nascosto da qualche parte. La storia è piena di esempi, cambia solo il nome dello strumento:

PeriodoStrumento della CrisiDescrizione
Anni 2000Mutui SubprimePrestiti immobiliari a debitori inaffidabili, impacchettati e venduti come sicuri.
Anni ’80Obbligazioni Spazzatura (Junk Bonds)Prestiti ad aziende considerate troppo rischiose dal mercato tradizionale.
Anni ’70Banche secondarie e Savings & LoansIstituti di credito minori che si lanciarono in prestiti spericolati.

I dettagli cambiano, ma la trama è sempre la stessa: gli standard si abbassano, le autorità di regolamentazione guardano altrove e, dopo una fase di guadagni facili, arriva il conto.

Non possiamo sapere con certezza se il credito privato innescherà il prossimo crollo. Giganti come Blackstone hanno stuoli di analisti brillantissimi che forse sapranno gestire il rischio. Eppure, la storia insegna che le bolle prima o poi scoppiano. E sta diventando sempre più chiaro che la prossima si sta gonfiando proprio nel sistema bancario ombra. Nessuno che conosca la lunga e costellata storia delle bolle speculative dovrebbe sorprendersi se, ancora una volta, la festa finisse con un botto, lasciando dietro di sé solo macerie.

Falling dollars with white background, moving money

Domande & Risposte per il lettore

1) In parole semplici, cos’è il “sistema bancario ombra” e perché dovrebbe preoccuparmi?

Il sistema bancario ombra è un insieme di intermediari finanziari (come fondi di private equity o gestori patrimoniali) che erogano prestiti proprio come le banche, ma senza essere soggetti alle stesse rigide regole di trasparenza e capitale. Dovrebbe preoccupare perché, operando “nell’ombra”, accumula rischi difficili da monitorare. Se questi prestiti di bassa qualità dovessero andare in sofferenza tutti insieme, potrebbero innescare una crisi finanziaria sistemica, con effetti sull’economia reale, proprio come accaduto nel 2008 con i mutui subprime.

2) Ma se è così rischioso, perché questo mercato è cresciuto così tanto?

La crescita è dovuta a due fattori principali. Da un lato, dopo il 2008, le banche tradizionali sono state costrette a ridurre l’esposizione verso i prestiti più rischiosi a causa di nuove e più severe regolamentazioni. Questo ha creato un “vuoto” di mercato. Dall’altro lato, in un’era di tassi d’interesse molto bassi, i grandi investitori erano alla disperata ricerca di rendimenti più elevati. Il credito privato offriva proprio questo: profitti alti, derivanti da prestiti più rischiosi che il sistema bancario tradizionale non poteva o non voleva più concedere.

3) Le autorità di regolamentazione non stanno facendo nulla per controllare questo fenomeno?

Le autorità sono consapevoli del rischio, come dimostrano i recenti avvertimenti. Tuttavia, intervenire è complesso. Il settore è globale, frammentato e opera al di fuori dei canali bancari tradizionali, rendendo difficile imporre regole uniformi. C’è sempre il timore che una regolamentazione troppo stretta possa “soffocare” un’importante fonte di finanziamento per le imprese. Spesso, purtroppo, le autorità agiscono in modo deciso solo dopo lo scoppio della bolla, quando i danni sono già stati fatti.

E tu cosa ne pensi?

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