Politica
#MAFIACAPITALE MANGIAVA ANCHE SUI DISABILI: MERDE. MIO FIGLIO NON PUO’ DIRVELO, MA IO SI! (di A.M.Rinaldi)
Ripubblichiamo l’articolo di denuncia del professor Rinaldi sulle porcherie compiute da Mafia Capitale.
Chiedo scusa se per la prima volta utilizzo l’ospitalità che mi concede Scenari Economici per esternare un fatto personale che esula da quelli che in genere tratto, ma non sarei stato a posto con la mia coscienza di padre, di cittadino ed essere umano se non lo avessi fatto.
Ho un meraviglioso figlio che chiamiamo con affetto Lillo, nato ventuno anni fa prematuro e affetto da tetraparesi spastica, disabile al 100% e costretto pertanto a vivere su una sedia a rotelle essendogli inibita ogni funzione motoria. Ho la fortuna che il mio Lillo sia assistito nella magnifica struttura del Don Orione di Roma, dove il personale assimilabile a dei veri e propri Angeli si prendono cura di lui insieme a tanti altri con il massimo amore ed abnegazione possibile immaginabile, nonostante i contributi del Comune si assottiglinovergognosamente ogni giorno di più, rendendo sempre più difficile la loro preziosa opera che considero una vera e propria missione.
E badate bene che si tratta di ESSERI UMANI AL 100% ESATTAMENTE COME TUTTI NOI, ma che necessitano solamente di un effettivo aiuto quotidiano, non di mascalzoni che si fanno passare per portatori di handicap grazie a medici compiacenti perpercepire assegni di assistenza e pensioni d’invalidità per poi andarsene tranquillamente a spasso!
Perciò sono rimasto schifato, disgustato, amareggiato, incazzato che dalle ultime indagini di Mafia Capitale sia emerso che si speculava anche a danno di disabili in una struttura di Acilia a Roma e che il maltolto veniva poi portato al sicuro all’estero in paesi Sud Americani. Se saranno accertate tali responsabilità, mi auguro che vengano giudicati in modo esemplare dalla Magistratura in tempi rapidissimi in attesa che il Padre Eterno faccia quello che fortunatamente gli compete.
Scusate dello sfogo, ma dovevo scrivere queste esternazioni per conto di mio figlio che non può farlo direttamente, perché in silenzio in questi anni mi ha insegnato molte cose, ad iniziare dal proteggere e far rispettare chi ha bisogno più degli altri dai soprusi che esseri indegni di appartenere alla specie umana continuano impunemente a fare nei loro confronti e nella totale indifferenza delle Istituzioni che invece dovrebbero essere le prime nel tutelarle per chi ne ha effettivo bisogno.
Il mio intento non è finalizzato ad evidenziare il malgoverno di quella fazione politica rispetto ad un’altra, ma esclusivamente per denunciare che chi è chiamato a svolgere funzioni pubbliche deve per prima cosa TUTELARE E NON APPROFITTARSI delle persone più deboli, ad iniziare dai portatori di handicap, nella certezza che i primi indignati ora sono proprio coloro i quali hanno dato il proprio consenso elettorale a chi non ha controllato consentendo questo schifo. Spero che gli inquirenti passino al più presto al setaccio tutte le situazioni analoghe che riguardano strutture per assistenza disabili e supporto per gli anziani, non solo a Roma ma in tutto il Paese, per verificare se qualche altro “amministratore” abbia allungato troppo le mani emulando la Cupola Romana.
Per quei 100 ragazzi ospiti della struttura di Acilia che hanno subito questi ultimi soprusi, tutta la mia incondizionata vicinanza e solidarietà, perché la battaglia per tutelare gli interessi dei più deboli è dovere di tutti e non solo di chi è direttamente coinvolto e pertanto li considerò come se fossero miei figli.
Chiedo scusa ai lettori di questa mia intrusione e a voi ESSERI SPREGEVOLI che eravate preposti dalla nostra buona fede alla gestione della “Res Publica” ricordate che SIETE E RIMARRETE PER SEMPRE DELLE IGNOBILI MERDE, con l’invito a cambiare Continente dalla vergogna per ciò che avete fatto nei confronti di chi aveva più bisogno degli altri e con l’augurio più sentito che i vostri nomi siano ricordati a futura memoria scolpiti in caratteri cubitali nel marmo come i peggiori fra gli INFAMI.
Il padre di Lillo
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