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Ma non dovevamo lavorare un giorno in meno?

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Ma non dovevamo lavorare un giorno di meno?

Il tema di cui stiamo parlando è l’approvazione di un disegno di legge che consente di fare lavorare i dipendenti anche 10 ore al giorno in una nazione che, stando alle cronache si sarebbe pienamente riscattata, perché ha fatto i compiti a casa e che – come tutti i Paesi dell’eurozona avrebbe l’euro forte che lo protegge.

Stiamo parlando dei tagli lineari effettuati in Grecia dove i bambini svenivano per la fame a scuola, dei 700 bambini dell’età inferiore a un anno morti per colpa della crisi, per stessa ammissione di Federico Fubini; un fan sfegatato dell’euro e del mercato comune europeo. Quindi non sto parlando di voci complottiste prese a caso.
Ebbene, nonostante tutti i sacrifici e i tagli, di cui anche l’Italia ne sa qualcosa pensando alla sanità e non solo, la Grecia riparte da zero.

Qui abbiamo un problema di produttività.

Che cos’è la produttività?

La produttività è la capacità di conseguire dei risultati superiori ai mezzi impiegati.
Io ho un lavoratore applicato ad una macchina e la somma di questi due mi restituisce una produzione che ha maggiore valore della spesa oraria dei due fattori.

Con l’aiuto della tecnologia riusciamo a produrre, in un certo lasso di tempo, in modo migliore e maggiore rispetto a quanto facevamo con le tecnologie obsolete.
Significa che più avanzata è la tecnologia – e più è efficiente il lavoratore, è più riuscirò a produrre nello stesso arco di tempo.

Non tutti i lavoratori possono essere comparati sul piano della produttività.
Per esempio se uno è un buon grafico o un bravo programmatore e a un pad di ultima generazione può ad esempio riuscire a creare un sito web completo di immagini e tutto, in autonomia.

Ovviamente anche la velocità della rete gli consentirà di essere più produttivo nel senso che sarà in grado di aggiornare più velocemente il suo sito, iniziare a vendere per sé o per i propri clienti e così via.

Un sito web però non è un prodotto fisico. Nel caso della produzione di massa, ma anche di piccole serie – la soglia tecnologica si misura soprattutto sul parco macchine di un’azienda. Se la tecnologia di una azienda è arretrata, l’azienda arretra sul mercato, perché i suoi concorrenti riescono a produrre di più e meglio abbassando così i costi e quindi i prezzi delle loro merci, che si chiama competitività.

Quindi produttività e competitività si incrociano.

Come si aumenta quindi la produttività?

La si può aumentare aggiornando il lavoratore o il bagaglio tecnologico che però sono dei costi a carico dell’impresa; perché, in pratica deve aggiornare il parco macchine, aggiornare il software, aggiornare le infrastrutture, fare corsi ai dipendenti e così via.

Chi ha una tecnologia più avanzata riesce ad estrarre maggiore valore dal lavoro dell’uomo e delle macchine
Quando un imprenditore non compete sul piano tecnologico è perché non hai capitali per farlo.
Se non ha abbastanza capitali (e nessuno glieli presta) è perché probabilmente non vende abbastanza prodotti oppure perché deve vendere i propri prodotti con un margine di profitto più basso del costo dei suoi prodotti.

In questo caso l’imprenditore non è competitivo sul mercato.
Essere competitivi sul mercato vuol dire che tu devi riuscire a fare un prezzo vantaggioso rispetto ai tuoi concorrenti che producono lo stesso bene.
Se non riesci ad essere competitivo non riuscirai ad essere nemmeno produttivo.
Allora dov’è che si recupera la produttività se le macchine hanno raggiunto il limite massimo della produttività consentita?
Non ci resta che utilizzare più ore di vita dei lavoratori che dovranno riuscire a produrre di più?

Comunque questa cosa della produttività che aumenta con l’aumentare del carico di ore di lavoro sul lavoratore viene smentita da un recente studio fatto in Spagna che dimostrato come la produttività di un lavoratore aumenta se diminuisce l’orario di lavoro, perché ovviamente un lavoratore che lavora di meno meno stressato e più invogliato a lavorare.

Di questa cosa cominciano ad accorgersene anche i lavoratori italiani.
La recente notizia del sindacalista travolto e ucciso dal camion che ha forzato il cordone di protesta lo dimostra.
Quelli erano li per protestare per lo sfruttamento all’interno del comparto logistico.
I galoppini di Amazon, costretti a pescare nelle bottiglie per restare nei tempi di consegna è un altro fatto eclatante.

Peccato che gli italiani – e non solo – abbiano passato anni a manifestare contro la fantomatica deriva fascista o per i diritti civili ignorando i diritti dei lavoratori ad avere un salario dignitoso e garanzie sul lavoro e dopo il lavoro.

 

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Cosa servirebbe quindi per rendere più competitive le aziende e più produttivi lavoratori?

Secondo Enrico Letta si risolve importando altri schiavi dall’Africa.

Servirebbero quegli incentivi che consentissero alle aziende di conservare il capitale necessario ad essere reinvestito in sviluppo e innovazione.

In Cina per esempio vengono utilizzate con molta disinvoltura altre pratiche.
Una di queste permette alle aziende cinesi di vendere sotto costo, perché lo Stato finanzia le sue produzioni in perdita.
Non potendo svalutare la moneta, l’Italia potrebbe tentare di competere facendo altrettanto, ovvero finanziando l’innovazione con denaro pubblico ricavato dalla vendita dei titoli di Stato, oggi a tassi bassissimi per non dire negativi.

Il Recovery fund viene messo sul piatto a scapito dei cittadini che si vedranno aumentare le tasse e l’onere sui prestiti.

Senza stimoli simili a questi, se sono un imprenditore, una volta che ho aumentato gli investimenti i prezzi delle mie merci saranno così competitivi da recuperare il divario del cambio tra euro e altre monete internazionali?
In altre parole venderò di più?
E poi, trovandosi di fronte alla concorrenza sleale dei produttori emergenti finanziati dai propri governi, l’azienda italiana sarà in grado di investire altrettanto visto che lo Stato italiano è il socio di maggioranza solo quando si tratta di incassare?

Ma voi sentite parlare di questi argomenti?

Vi pare che lo Stato italiano stia investendo sul lavoro e sulle imprese?
L’ultima trovata del partito della meritocrazia è fantastica.
Non bastava il reddito di cittadinanza.
Adesso voglio dare anche 24mila euro a fondo perduto ai meridionali laureati nelle peggiori Università italiane.
Si chiama reddito di eccellenza.
Quindi per essere premiato devi essere nell’ordine:

  1.  meridionale;
  2.  esserti laureato entro i 30 anni;
  3. non serve neanche il massimo dei voti;
  4. e devi essere andato in una delle peggiori università italiane.

reddito di eccellenza

 

le peggiori università italiane secondo il Sole 24 ore

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Avete idea di quanto lavoro potremmo far fare a chi percepisce questi sussidi di scambio elettorale?
Solo per rimettere in sesto la rete idrica che perde il 47% di acqua potabile, li faremmo lavorare tutti per anni.
Cosa c’è di più Green e Ricovery di questo?

Ma non era il partito dell’acqua pubblica senza se e senza ma?

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Tratto da un’intervista di Costantino Rover condotta da Massimo Martire su Notizie Oggi di Canale Italia

 


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