Esteri
Ma davvero Zalensky è pronto alla “resa”?
Nelle ultime ore, le dichiarazioni del leader ucraino Zelensky rilasciate al giornale francese Le Parisien, sono state considerate come una apertura della Ucraina a negoziati al ribasso con Putin. In particolare il fatto di ammettere che l’Ucraina non avrebbe la forza per riconquistare il Donbass e la Crimea , cosa che onestamente era apparsa chiara già da tempo, ha portato alla ricostruzione dei media su una possibile “resa” della Ucraina aggredita più di due anni fa dalla Russia. Ma le cose forse non stanno proprio cosi, come ha subito affermato il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giovan Battista Fazzolari, uno dei principali strateghi nella politica estera di Giorgia Meloni “Già dal titolo si comprende che il messaggio è di tutt’altro tenore. È un titolo molto forte: ‘Dobbiamo rimettere Putin al suo posto’. Zelensky dice che con gli aiuti militari messi a disposizione di Kiev, attualmente, l’Ucraina non ha i mezzi per riconquistare la Crimea e il Donbass. È un modo per cercare di ottenere maggiore sostegno da parte dell’Occidente, non certo una rinuncia. Questa affermazione è stata totalmente decontestualizzata e distorta, raccontata come una presunta resa ucraina alla Russia di cui nelle dichiarazioni di Zelensky non c’è traccia.”.
In effetti le dichiarazioni dello stesso premier ucraino, a Bruxelles, a margine del Consiglio di Stato, dove ha definito Putin un pazzo, in cui chiede ancora una volta il pieno sostegno dell’Europa e degli Usa «Non vogliamo essere spinti verso un grande burrone in cui potremmo cadere- ha detto Zelensky- vogliamo fermare Putin. Vogliamo fermare quella guerra e faremo del nostro meglio per farlo. È molto importante che la voce dell’Europa sia unita e che lo sia anche con gli Stati Uniti». Insomma dichiarazioni che non sembrano proprio arrendevoli.
L’Europa d’altra parte ha ribadito il pieno sostegno all’Ucraina : “Qualsiasi spinta ai negoziati troppo presto sarà in realtà un cattivo affare per l’Ucraina” è stato l’altolà del capo della diplomazia Ue Kaja Kallas. Che è poi quanto rimarcato dal Segretario generale della Nato Mark Rutte ieri sera a margine di un incontro con Zelensky e la premier italiana Giorgia Meloni. Cioè assicurarsi che “il Presidente e la sua squadra, l’Ucraina, si trovino nella migliore posizione possibile un giorno in cui decideranno di avviare i colloqui di pace”.
Con gli europei Zelensky ha parlato di aiuti militari e garanzie di sicurezza, di promesse non mantenute e di impegni futuri che rischiano di fare la stessa fine. Il presidente ucraino ha mostrato tutta la sua esasperazione raccontando che un anno fa gli era stato promesso di addestrare ed equipaggiare 12-14 brigate e “oggi abbiamo solo una brigata che è stata addestrata in Francia e solo una brigata che stanno addestrando ora in Germania”. E’ tornato a chiedere munizioni, caccia F-16 e batterie di difesa aerea, che sono state più volte garantiti e che non sono stati ancora forniti. Insomma come dire che i negoziati per ora sembrano essere ancora piuttosto lontani.
Mentre è stato proprio Putin ad aprire ad un possibile negoziato, facendo sapere di essere pronto ad incontrare il nuovo presidente americano Usa Donald Trump. “Noi siamo pronti a negoziati, ma abbiamo bisogno che gli ucraini siano pronti a negoziati e a compromessi” per mettere fine al conflitto. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, aggiungendo che “la politica è l’arte del compromesso e i negoziati sono un compromesso”.
La situazione sul campo continua ad essere in stallo, cone l’armata rossa che fatica ad avanzare, mentre le truppe ucraine mantengono, anche se con enormi sforzi, le posizioni. L’arrivo di Trump alla Casa Bianca ormai imminente, potrebbe effettivamente aprire nuovi scenari negoziali, i cui contorni però per ora sembrano ancora imperscrutabili. Ecco perchè, come conclude il suo intervento all’agenzia La Presse, il sottosegretario Fazzolari, nella sua dichiarazione alla agenzia La Presse, le reazioni alla intervista di Zelensky appaiono piuttosto strumentali “È una incredibile distorsione della realtà. Un enorme regalo di Natale che la gran parte della stampa italiana ha inspiegabilmente deciso di fare alla disinformazione russa. Questa notizia non esiste sui media stranieri. Viene il sospetto che l’intervista non sia stata neppure letta” .
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