Economia
L’Iran colpito da una serie di Blackout in molte regioni: la produzione di energia elettrica e insufficiente
l’Iran non riesce a far fronte alla domanda di energia nella stagione invernale, anche bruciando l’inquinante “Mazut”, un olio combustibile, per cui ci sono dei blackout diffusi in tutto il paese.
Le società di distribuzione dell’energia elettrica di diverse province iraniane, tra cui Ardabil, Kermanshah e Razavi Khorasan, hanno annunciato l’interruzione dell’erogazione di energia elettrica in tutte le province a partire dalle ore 9.00 di domenica 10 novembre.
Contrariamente a quanto riportato in precedenza, oggi sono iniziate anche le interruzioni di corrente nella capitale e questo rende il governo sempre meno gradito.
Domenica, il sito web della società di distribuzione dell’elettricità della Grande Teheran ha pubblicato un programma di blackout, evidentemente legati a carenze nella produzione energetica rispetto alla domanda.
Sabato 9 novembre, i media nazionali hanno riferito che, a causa dell’insufficienza di carburante per le centrali elettriche, sarebbero iniziate le interruzioni di corrente in tutto il Paese.
Nei giorni scorsi, Masoud Pezeshkian ha ordinato l’interruzione della combustione del mazut (olio pesante) in tre centrali elettriche, sostituendola con blackout programmati.
Secondo Abdolreza Taghavi, presidente della Central Regional Power Production, la combustione del mazut nella centrale di Shazand è stata interrotta perché il piano è entrato in vigore oggi.
Taghavi ha dichiarato che attualmente alla centrale di Shazand vengono assegnati 1,8 milioni di metri cubi di gas al giorno, ma la richiesta è quella di ottenere l’intera quota di gas.
Il 7 novembre, la portavoce del governo Fatemeh Mohajerani ha postato su X (ex Twitter) che per un periodo limitato, “blackout programmati” potrebbero sostituire la “produzione di inquinamento” per la popolazione.
In questo contesto, Reza Sepahvand, membro del Comitato parlamentare per l’energia, ha dichiarato domenica che se il mazut non viene bruciato, l’unica opzione è rappresentata da interruzioni programmate di energia elettrica e gas per le famiglie e le industrie. Ha aggiunto: “A parte il mazut, non abbiamo altre fonti per fornire gas nei prossimi mesi”.
In estate abbiamo subito interruzioni di corrente a livello industriale, che hanno danneggiato l’industria e il settore agricolo, e le ripetute interruzioni hanno creato molti problemi alle famiglie”.
Negli ultimi giorni, i funzionari governativi, i media statali e i sostenitori di Pezeshkian hanno cercato non solo di giustificare ma anche di elogiare i blackout programmati e a livello nazionale, che ricordano gli anni ’80, e di ritrarli come un risultato della nuova amministrazione.
Mohammad Jafar Qaem Panah, il vice esecutivo di Pezeshkian, ha anche incolpato il pubblico per gli squilibri e l’uso di mazut, suggerendo ai cittadini di ridurre il riscaldamento domestico di qualche grado e di consumare meno gas ed elettricità per mitigare i blackout. L’Iran ha regioni fredde e montuose dove chiedere di abbassare il riscaldamento non è proprio facile.
Il presidente del Sindacato dell’Elettricità iraniano, Hassanali Taghizadeh, ha lanciato un allarme sulla situazione energetica del paese, prevedendo un significativo squilibrio di 25.000 megawatt per l’anno successivo. Ha difeso i cittadini dalle accuse di consumo eccessivo, evidenziando che il consumo pro capite iraniano (1.022 kWh/anno) è molto inferiore a quello europeo (2.120 kWh/anno).
La situazione è aggravata da:
- Interruzione del rifornimento di combustibile liquido alle centrali
- Riduzione del 30% delle forniture di gas rispetto all’anno precedente
- Diminuzione delle riserve di gasolio a 1,26 miliardi di litri
L’80% dell’elettricità iraniana proviene da centrali termiche che utilizzano principalmente gas naturale. In sua assenza, le centrali sono costrette a utilizzare il mazut, un combustibile altamente inquinante con elevati livelli di zolfo e composti tossici.
Tutto questo rende il sistema produttivo iraniano estremamente fragile. Se Israele dovesse attaccare anche poche centrali energetiche funzionanti potrebbe mettere il ginocchio il paese con uno sforzo minimo.
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