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L’INDIPENDENZA PARTE DALLA MONETA, DALL’ECONOMIA E DALLA DIFESA: I GRAVI ERRORI DEI CATALANI

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GRA284. BARCELONA, 07/10/2012.- Aficionados del Barcelona muestran banderas “esteladas” durante el partido frente al Real Madrid correspondiente a la séptima jornada de la Liga de Primera División disputado en el estadio Camp Nou de Barcelona. EFE/Alberto Estévez TELETIPOS_CORREO:DEP,DEP,%%%,%%%

Cari amici,

oggi scopriremo cosa farà Puidgemont e come reagirà la Spagna alle sue dichiarazioni. Personalmente non prevedo un’uscita positiva e senza danni, anzi si aprono le strade per una repressione piuttosto brutale e secca. I giornali spagnoli parlano apertamente di congiura catalana per destabilizzare lo stato e di tradimento effettivo dei Mossos de Esquadra, per cui non è impossibile una repressione a largo raggio, con scioglimento dei Mossos, arresti delle principali figure governative ed indipendentiste e scioglimento del governo locale. Probabilmente Puidgemont proclamerà un’indipendenza unilaterale, ma graduale, nell’illusione di poter trattare, al che Madrid gli spiegherà come funziona il mondo reale.

Non voglio entrare nella discussione da tifoseria che in Italia si è svolta fra sostenitori di Madrid e di Barcellona, perchè entrambe le parti comunque sostengono disegni a me non particolarmente simpatici, ma vorrei mettere in luce alcune lacune del processo indipendentista che potrebbero essere di insegnamento per esperienze simili future.

  1. IL MITO DEL REFERENDUM. Si è creata, non solo in Catalogna, ma un po’ in tutta Europa, il mito del referendum, per cui basta un plebiscito e , come per magia, si risolvono tutti i contrasti ed i problemi. SI fa il referendum, sempre libero, , questo è subito accettato da tutti e si chiude la partita senza se e senza ma. La storia passata e recente purtroppo insegnano l’opposto. Il referendum può essere la conclusione di un processo indipendentista già segnato ed in questo caso ne diventa il sigillo, ma in caso contrario il referendum è inutile e/o dannoso. Perfino il Brexit, eseguito con tutti i crismi dell’ufficialità, è stato contestato fortemente da chi se ne è visto danneggiato. In questo caso Madrid avrebbe potuto ignorarlo, manovrarlo, o , come ha fatto, reprimerlo.
  2. LA MANCANZA DI UN PIANO B POLITICO-MILITARE. Questo secondo  errore è figlio diretto del primo. Si è dato per scontato che il referendum risolvesse tutti, quindi che non fosse necessario un “Piano B”, da mettere in atto nel caso il referendum fosse respinto o la dichiarazione di indipendenza impedita. Piano di carattere politico e militare, come, ad esempio, costruire collegamenti forti con organi di governi esterni che potessero appoggiare e verificare il referendum e , successivamente, aiutare il riconoscimento dello stato stesso, oppure organizzare aiuti economici e politici dai propri stati. Nello stesso tempo non si è organizzata nessuna resistenza militare neanche simbolica, il che è stato doppiamente inutile: i MdE sono stati inutili nel proteggere i seggi, e sono stati comunque visti come traditori da parte del governo, degli unionisti e della Guardia Civil. So che questo urterà le sensibilità degli “Snowflake”, dei fiocchini di neve moderni, ma non si fa una rivoluzione o si dichiara un’indipendenza  senza rompere le uova, anche dal punto di vista simbolico. Se si è indipendenti bisogna dimostrare la volontà di opporti al monopolio della violenza statuale della controparte Chiaro che basterebbe una Bandera della Legion Etranjera (ad esempio la “Millan d’Astray” con sede a Ronda) per liquidare tutta l’opposizione catalana, però è dal simbolo che nasce la mitologia dell’indipendenza e della libertà
  3. LA MANCANZA DI UNA PREPARAZIONE ECONOMICA. Dal mito del referendum è nato anche il mito che la divisione , economicamente, potesse avvenire all’acqua di rose: nessun problema con le banche , con i titoli di debito , con gli istituti di credito. La Catalogna non ha preparato un sistema di pagamento alternativo rispetto a quello che la Banca di Spagna, da un momento al’altro, avrebbe potuto bloccare.  Non ce n’è stato neanche bisogno perchè, con minime pressioni, gli istituti di credito e le grosse aziende, messe davanti alla scelta, hanno preferito far fagotto  e trasferire le sedi altrove, ma comunque la BdE avrebbe potuto mettere in ginocchio l’economia catalana con grandissima facilità. Il governo indipendentista ha ignorato questo, e neppure ha predisposto un piano per aiutare eventualmente le aziende messe alle strette a una chiusura del credito o dei mezzi di pagamento. Si tratta di un errore gravissimo, che mette in luce tutto il pressapochismo dei vertiti politici di Barcellona.
  4. IL MITO DE LEUROPA. Parlo di Leuropa, termine che si sta diffondendo sempre più sui social media, per distinguere l’accozzaglia di istituzioni politiche europee da quello che è un vero afflato di fratellanza europea, che è nemico di Juncker, dell’Euro e di tutti gli altri strumenti di oppressione derivati dai trattati. Puidgemont si aspettava se non aiuti, comprensione da Leuropa, se non altro perchè la Catalogna è la parte “Virtuosa” e produttiva della Spagna, ma Madrid siede in alcune delle sedie che contano ed ha subito regolato la questione a proprio favore. Tranne accordi completi bilaterali , come fra Slovacchia e Cechia, non può esservi un processo indipendentista che non preveda una transizione fuori dall’Unione Europea. Tutto il resto sono pie illusioni.

 

Oggi vedremo di che pasta sono i vertici indipendentisti, se veramente si vogliono sacrificare per la propria causa. Personalmente mi aspetto una mezza misura che comunque non servirà a nulla nè per la loro causa, nè per sottrarli alla prevista repressione spagnola. Come accade sempre al giorno d’oggi le parole si spendono facilmente, poi il coraggio scarseggia.

 


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