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L’India volta le spalle al greggio russo? L’effetto delle sanzioni USA

Sanzioni USA: Stop al greggio russo a basso costo? L’India costretta a cambiare fornitori, quasi tutti i raffinatori bloccano gli ordini di dicembre. La strategia energetica di Nuova Delhi è a una svolta.

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Le sanzioni americane, quelle che iniziano a farsi sentire, stanno producendo effetti tangibili. E questa volta colpiscono l’India, uno dei maggiori e più affidabili clienti di Mosca dall’inizio del conflitto in Ucraina. Sembra infatti che l’era del greggio russo a prezzi stracciati, che ha fatto la fortuna dei raffinatori indiani negli ultimi tre anni, stia volgendo al termine.

Secondo quanto riportato da Bloomberg, quasi tutti i principali raffinatori indiani hanno deciso di saltare a piè pari gli ordini di greggio russo per le consegne di dicembre. La finestra per gli acquisti, che di solito si chiude entro il 10 novembre, è rimasta desolatamente vuota.

Il motivo è semplice: le recenti sanzioni imposte dagli Stati Uniti ai colossi energetici russi, Rosneft e Lukoil. Queste misure hanno evidentemente reso l’acquisto… complicato, per usare un eufemismo.

Chi si è tirato indietro?

Non si tratta di attori secondari. Cinque grandi aziende, che insieme hanno importato i due terzi di tutto il greggio russo arrivato in India da inizio anno (secondo i dati Kpler), hanno preferito non rischiare.

Ecco l’elenco degli “astenuti”:

  • Bharat Petroleum Corporation Limited (BPCL) (Statale)
  • Hindustan Petroleum Corporation Limited (HPCL) (Statale)
  • Mangalore Refinery and Petrochemicals Limited (MRPL) (Statale)
  • Reliance Industries Ltd (Privata)
  • HPCL-Mittal Energy Ltd (Privata)

I “Fedelissimi” (o i più esposti)

Chi è rimasto a comprare? Solo due nomi.

Il primo è Indian Oil Corporation (IOC), il più grande raffinatore statale del paese. Il secondo è Nayara Energy. E qui, la cosa si fa interessante: Nayara è partecipata al 49% proprio dalla russa Rosneft. Sarebbe stato difficile, insomma, tagliare i ponti con sé stessi.

Il caso di IOC, tuttavia, merita un approfondimento. L’azienda statale ha sì acquistato cinque carichi per dicembre (circa 3,5 milioni di barili di greggio ESPO), ma stando a Reuters, li ha acquistati da venditori non sanzionati. Inoltre, il prezzo pagato sarebbe vicino alle quotazioni standard di Dubai, segnalando forse la fine dei super-sconti.

IOC, che ha pubblicamente “giurato” di voler rispettare pienamente le sanzioni internazionali, non sta comunque con le mani in mano. Per evitare di restare a secco, sta già guardando altrove: l’azienda è sul mercato per acquistare 24 milioni di barili di greggio dalle Americhe per il primo trimestre del prossimo anno, proprio per compensare le mancate forniture russe.

La conclusione è chiara. Le sanzioni USA stanno costringendo i raffinatori indiani, che per anni hanno fatto ottimi affari, a una rapida inversione di marcia strategica. Ora si torna a bussare alle porte del Medio Oriente e delle Americhe. Resta da vedere quali saranno i costi, per Nuova Delhi, di questa nuova (o vecchia) dipendenza energetica.

Domande e risposte

Perché l’India sta rinunciando al petrolio russo se era così conveniente? La mossa non è volontaria, ma una reazione diretta al rischio sanzionatorio. Gli Stati Uniti hanno sanzionato i principali produttori russi (Rosneft, Lukoil) e i raffinatori indiani temono sanzioni secondarie, ovvero essere esclusi dal sistema finanziario globale dominato dal dollaro. Il rischio di essere “puniti” dagli USA è diventato superiore al beneficio economico derivante dal greggio a sconto. Per questo preferiscono cercare fornitori alternativi, anche se probabilmente più costosi.

Ma quindi tutta l’India ha smesso di comprare greggio russo? No, non tutta. Due aziende continuano, seppur con approcci diversi. La prima è Indian Oil Corporation (IOC), il colosso statale, che però sta agendo con cautela: compra solo da venditori non sanzionati e sta già cercando forniture alternative in America. La seconda è Nayara Energy. Quest’ultima, tuttavia, è un caso particolare, essendo partecipata al 49% dalla stessa Rosneft (Russia), quindi ha un legame strutturale che la spinge a continuare gli acquisti.

Quali sono le conseguenze per l’India e per la Russia? Per l’India, significa quasi certamente la fine di un’era di energia a basso costo. Dovendo tornare a comprare da Medio Oriente e Americhe, i costi di approvvigionamento e raffinazione potrebbero salire. Per la Russia, è un colpo significativo. Perdere la maggior parte del mercato indiano la costringerà a cercare altri acquirenti (forse in Cina o altrove), probabilmente dovendo offrire sconti ancora più aggressivi per piazzare il proprio petrolio, riducendo ulteriormente i propri margini di guadagno.

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