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Energia

L’India snobba Trump? Le importazioni di petrolio russo aumentano ancora, nonostante le minacce

Nonostante le dichiarazioni di Trump, l’India non frena: le importazioni di petrolio russo crescono ancora a ottobre. I raffinatori statali raddoppiano gli acquisti, mentre il prezzo dell’Urals supera di nuovo il “price cap”.

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Mentre la politica fa il suo corso a suon di dichiarazioni, i numeri raccontano un’altra storia. Le ripetute affermazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo cui l’India avrebbe “sostanzialmente” ridotto le sue importazioni di petrolio dalla Russia, sembrano cozzare con gli ultimi dati disponibili. A ottobre, l’India si è confermata saldamente il secondo acquirente di combustibili fossili russi, con importazioni per 3,1 miliardi di euro.

Certo, si tratta di un calo rispetto ai 3,6 miliardi di euro del mese precedente, ma la dipendenza dal greggio di Mosca rimane centrale.

Secondo gli ultimi dati del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), il petrolio greggio ha dominato gli acquisti indiani dalla Russia, rappresentando l’81% del totale (2,5 miliardi di euro). Seguono il carbone con l’11% (351 milioni di euro) e i prodotti petroliferi con il 7% (222 milioni di euro).

Il dato più interessante è l’aumento month-on-month delle importazioni di greggio, cresciute dell’11% a ottobre. Un segnale chiaro che, al di là dei proclami, le petroliere continuano a navigare.

Petroliera russa

Petroliera russa

Chi compra? Privati e (soprattutto) statali

L’analisi di chi sta comprando rivela dinamiche interessanti:

  • Raffinatori privati: Hanno trainato il grosso degli acquisti, costituendo oltre due terzi delle importazioni totali.

  • Raffinerie statali: Hanno quasi raddoppiato i loro volumi di acquisto dalla Russia rispetto al mese precedente.

Questo picco, osserva il think tank, potrebbe rappresentare un’accelerazione nelle spedizioni di carichi già contrattualizzati, forse in previsione di una futura stretta e una riduzione di nuovi acquisti.

Un caso emblematico è quello della raffineria di Vadinar, gestita da Nayara Energy. Nonostante sia finita sotto sanzioni da parte di UE e Regno Unito, a ottobre ha aumentato la sua produzione al 90% della capacità. Da luglio, l’impianto importa greggio esclusivamente dalla Russia. Le sue importazioni da Mosca sono aumentate del 32% su base mensile, toccando i volumi più alti dall’inizio del conflitto. Paradossalmente, però, le esportazioni dalla raffineria sono crollate del 47% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Si produce ma non si vende (all’estero)?

Il nodo sanzioni e il “Price Cap”

Il contesto si complica con le nuove mosse americane. Il mese scorso, gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni dirette ai colossi russi Lukoil e Rosneft, principali finanziatori della macchina bellica di Mosca. Secondo gli analisti di Kpler, questa mossa è destinata a rimodellare la strategia di importazione dell’India, trasformando il petrolio russo “da merce influenzata a merce sanzionata”.

Nel frattempo, il famoso (o famigerato) “price cap” continua a mostrare i suoi limiti.

  • A ottobre, il prezzo medio del greggio russo Urals è sceso del 4% a 59 dollari al barile.

  • Questo prezzo rimane comunque ben al di sopra del “nuovo” price cap, fissato a 47,6 dollari al barile.

Non solo: la pacchia dello sconto gigante sembra ridimensionarsi. Se all’inizio del conflitto lo sconto dell’Urals rispetto al Brent era di 18-20 dollari, a ottobre si è ridotto a soli 4,92 dollari al barile. Questo significa che ad ottobre la domanda di petrolio russo è stata ancora sufficiente.

Dati a confronto e diversificazione

Curiosamente, i dati non sono unanimi. Mentre il CREA riporta un aumento mensile dell’11%, i dati di Kpler indicano un calo dell’8% nelle importazioni indiane di petrolio russo a ottobre (1,62 milioni di barili al giorno contro 1,75 di ottobre 2024).

Nel frattempo, l’India non sta con le mani in mano e guarda anche altrove, soprattutto verso gli USA. Le importazioni dagli Stati Uniti hanno raggiunto i 568.000 barili al giorno a ottobre, il livello più alto dal marzo 2021. Gli analisti si aspettano che Nuova Delhi aumenti gli acquisti da Medio Oriente, Brasile, America Latina e Africa occidentale per compensare eventuali future riduzioni dalla Russia.

Oil India , una delle principali società indiane del settore petrolifero

Domande e risposte

Le sanzioni occidentali sul petrolio russo stanno fallendo? I dati mostrano un quadro complesso. Se da un lato le sanzioni hanno costretto la Russia a cercare nuovi mercati (come l’India) e a vendere a sconto, dall’altro il “price cap” non viene rispettato e il greggio Urals viene venduto a prezzi superiori. L’aumento degli acquisti da parte delle raffinerie statali indiane e il caso di Nayara Energy suggeriscono che esistono canali per aggirare o mitigare l’impatto delle sanzioni, almeno nel breve termine.

Perché l’India continua a comprare petrolio russo nonostante le pressioni USA? La risposta è pragmatica: il fabbisogno energetico. L’India importa circa il 90% del suo fabbisogno di greggio. La possibilità di acquistare petrolio a prezzi scontati dalla Russia, anche se lo sconto si è ridotto, rappresenta un vantaggio economico e strategico significativo per la sicurezza energetica del Paese. La politica estera indiana segue tradizionalmente un principio di “autonomia strategica”, cercando di bilanciare i rapporti con le diverse potenze globali in base ai propri interessi nazionali.

Come si spiegano le differenze tra i dati del CREA e quelli di Kpler? Non è raro che diverse agenzie di analisi forniscano dati divergenti. Questo può dipendere da metodologie di tracciamento differenti (es. monitoraggio navale, dati doganali, stime sulle consegne), dalla classificazione dei prodotti (grezzo vs prodotti raffinati) o dai tempi di rilevazione (quando un carico è considerato “importato”). In questo caso, CREA (think tank focalizzato sull’energia pulita) e Kpler (società di intelligence sui dati delle materie prime) potrebbero usare modelli di stima diversi che portano a risultati non perfettamente allineati sul breve periodo.

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