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L’India apre le porte dell’Atomo ai privati: Modi cerca la scossa finanziaria per la sicurezza energetica
L’India cambia legge per permettere ai giganti privati di gestire reattori e uranio. Obiettivo: triplicare l’energia in 10 anni e ridurre la burocrazia statale.

L’India ha deciso di cambiare marcia. Dopo decenni di gelosa custodia statale, il settore nucleare indiano si prepara ad accogliere il capitale privato. L’annuncio, arrivato direttamente dal Primo Ministro Narendra Modi, segna una svolta non solo energetica, ma di politica industriale per il gigante asiatico. La “fame” di energia di un’economia che punta a diventare la terza al mondo non può più essere saziata solo dal carbone o dalle rinnovabili intermittenti, e nemmeno dalla lenta macchina burocratica statale.
La fine del monopolio statale?
Durante l’inaugurazione del campus Infinity di Skyroot Aerospace a Hyderabad, Modi è stato chiaro: “Stiamo gettando le basi per un ruolo forte del settore privato anche in questo campo”. L’obiettivo è duplice: rafforzare la sicurezza energetica nazionale e promuovere l’innovazione tecnologica, specialmente nei reattori modulari di piccole dimensioni (SMR), la nuova frontiera del nucleare civile.
Questa apertura non è solo retorica. Il governo ha già messo in agenda per la sessione invernale del Parlamento l’Atomic Energy Bill 2025. Questa legge mira a scardinare l’attuale Atomic Energy Act del 1962, che vietava categoricamente alle aziende private (e persino ai governi statali locali) di partecipare alla generazione di energia nucleare, lasciando l’onere e l’onore esclusivamente alla Nuclear Power Corporation of India Ltd (NPCIL).
I numeri della sfida: una corsa contro il tempo
Per capire la portata della sfida, basta guardare i numeri. Attualmente, il contributo del nucleare al mix energetico indiano è modesto, quasi trascurabile se confrontato con le ambizioni di Delhi.
Ecco il piano di crescita previsto dal governo:
| Stato Attuale / Obiettivo | Capacità Installata (GW) | Note |
| Attuale (2024) | 8,8 GW | 23 reattori gestiti da NPCIL |
| Obiettivo 2032 | 22 GW | Triplicazione in meno di un decennio |
| Obiettivo 2047 | 100 GW | Il vero salto di qualità per il centenario dell’indipendenza |
È evidente che per passare da 8,8 a 100 GW, lo Stato indiano non ha le spalle abbastanza larghe, né finanziariamente né tecnicamente. Serve il capitale privato e, soprattutto, la rapidità realizzativa dei privati stessi.
I grandi attori si scaldano: Adani, Tata e Reliance
Chi è pronto a cogliere questa opportunità? Ovviamente i soliti noti, i “chaebol” indiani che dominano le infrastrutture. Gruppi come Adani (già colosso delle rinnovabili e della logistica), Tata Power e Reliance Industries sono ai blocchi di partenza.
Tuttavia, come spesso accade in India, tra il dire e il fare c’è di mezzo la burocrazia. Un primo tentativo di coinvolgere i privati tramite un bando della NPCIL per reattori SMR ha già subito notevoli ritardi:
Il bando è stato emesso a marzo 2024.
La scadenza è slittata più volte, fino all’attuale previsione di marzo 2026.
Il motivo? Disaccordi su proprietà, costi e gestione operativa. I privati vogliono garanzie, lo Stato vuole il controllo.
Il nodo del combustibile e della responsabilità civile
Oltre ai reattori, il governo sta valutando di permettere ai privati di estrarre e importare uranio. Le riserve domestiche indiane (76.000 tonnellate) bastano a malapena per alimentare 10 GW per 30 anni. Per arrivare a 100 GW, l’India dovrà importare massicciamente combustibile, e qui l’efficienza logistica dei privati potrebbe fare la differenza rispetto ai lenti accordi Government-to-Government.
Resta però il nodo gordiano della responsabilità civile. Il Ministro delle Finanze Nirmala Sitharaman ha accennato a emendamenti sulla legge per i danni nucleari. Senza una protezione legale chiara o un tetto alla responsabilità in caso di incidente (sul modello americano o europeo), nessun privato sano di mente investirà miliardi in un reattore.
L’India applica una ricetta pragmatica. Lo Stato pianifica e regola, i privati investono ed eseguono. Se riusciranno a superare le forche caudine della burocrazia locale e a definire un quadro legale certo, Adani e soci potrebbero presto accendere le lampadine di mezza India con l’atomo.
Domande e risposte
Perché l’India ha deciso proprio ora di aprire il nucleare ai privati?
L’India ha un disperato bisogno di energia “base-load” (continua) per sostenere la sua crescita economica e l’industrializzazione.3 Le rinnovabili sono utili ma intermittenti, e il carbone è inquinante e politicamente sempre meno sostenibile a lungo termine. Con un obiettivo ambizioso di 100 GW nucleari entro il 2047, lo Stato ha realizzato di non avere le risorse finanziarie e la velocità di esecuzione necessarie. L’apertura ai privati è una scelta di realismo economico per accelerare lo sviluppo e garantire la sicurezza energetica.
Quali sono i principali ostacoli per aziende come Adani o Tata?
I problemi sono principalmente due: normativi e finanziari. La legge sulla responsabilità civile nucleare attuale impone rischi potenzialmente illimitati ai fornitori in caso di incidente, cosa che spaventa gli investitori.4 Inoltre, c’è un braccio di ferro con l’ente statale NPCIL sulla gestione operativa e sulla struttura dei costi. I privati chiedono chiarezza sui ritorni economici e sulla proprietà degli impianti, mentre la burocrazia statale è lenta nel cedere il controllo, come dimostrano i continui rinvii dei primi bandi di gara.
Cosa prevede l’Atomic Energy Bill del 2025?
Questa proposta di legge è fondamentale perché modificherà l’Atomic Energy Act del 1962, che attualmente concede il monopolio nucleare al governo centrale. La nuova legge permetterà legalmente alle aziende private di costruire e gestire centrali nucleari, aprendo anche al settore dei piccoli reattori modulari (SMR). Inoltre, potrebbe includere deregolamentazioni per permettere ai privati di estrarre e importare uranio, rompendo il monopolio statale anche sulla catena di approvvigionamento del combustibile.









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