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L’imposta patrimoniale sarà lo strumento per i finti sgravi fiscali

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La politica economica italiana, o meglio quel poco che ne rimane dopo che tutto è stato vincolato ai diktat dei Trattai Europei e di Bruxelles, ancora attivi, ma sospesi, sta per arrivare al proprio Redde Rationem, quello che separerà una situazione alla “Monti 2011” da una vera politica espansiva, pur nel rispetto dell’equilibrio di bilancio.

Allo stato attuale il fantasma montiano, quello dell’austerità, che si traduce in un impoverimento forzato di larga parte della popolazione, sembra prevalente. Su La verità Giorgio Spaziani testa, presidente di Confedilizia, lancia un chiaro allarme sulla revisione del catasto:  “La legge delega del governo è così vaga da aprire la strada ad una stangata”. nello steso tempo daniele Franco ha posto il pareggio di bilancio primario come obiettivo per il 2024. Questo significa che i pochissimi, 7 miliardi di sgravio fiscale promessi da Draghi, meno dell1% delle entrate, e che poi verranno  divisi in più rivoli, andranno compensati immediatamente da maggiori entrate. Quali ? beh  il governo, con la delega  fiscale sul catasto, manda un segnale inequivocabile: con una forma di tassazione patrimoniale sulla casa. Oppure con tagli allo stato sociale. Abbiamo già parlato dell’oggettivo tagli negli assegni di invalidità, legato all’introduzione del requisito del “Reddito zero” per poterne usufruire. La discussione su “Quota 102” o “Quota 104 ” non sono che un sistema ulteriore per rinviare l’età pensionabile, proprio in un momento in cui l’aspettativa di vita, con il covid-19 e le sue conseguenze sul sistema sanitario, si sta riducendo.

Attenzione che l’ipotesi di equivalenza fra tagli nelle uscite ed aumento delle entrate risulta sin ottimistica. Il governo si troverà ad affrontare due ulteriori problemi:

  • la crisi stagflazionistica che verrà a incidere pesantemente sui consumi, quindi sui redditi e sulla capacità fiscale del governo. Si tratta di un fattore evidente che avrà un grosso peso politico e sociale;
  • le spinte per la “Riforma-non riforma” del Patto di Stabilità, che vede i due paesi cardine, più un po’ di accoliti nordici, poco inclini a fare concessioni verso l’Italia. anzi oggi torna avanti il MES e il suo intervento, solo leggermente rimodulato, che, come nella versione precedente, preveda la riduzione del debito a colpi del 5% di avanzo primario all’anno o , in alternativa, l’intervento del MES nel caso di “Debito non sostenibile”. Una colossale trappola precisamente dedicata al nostro paese…

Quindi sia la finanziaria sia la trattativa europea si annunciano complesse e lasciano prevedere delle nubi minacciose all’orizzonte. Il governo Draghi era nato anche per tutelare meglio l’Italia in sede europea, ma, per ora, non si vedono passi avanti particolari rispetto alle gestioni precedenti.

 


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