Attualità
da Libero Quotidiano, parole al vento sulla Grecia.
(esperti bancari che si recano a studiare la Grecia).
Ieri su “Libero quotidiano” è stato pubblicato un articolo di “Analisi” sulle eventuali conseguenze dell’uscita della Grecia dall’euro , con pareri di esperti economici. uso la parola analisi fra virgolette perchè, in realtà, di valori quantitativi o di ragionamenti completi non se ne trova traccia nell’articoletto, che potete trovare a questa URL
http://www.liberoquotidiano.it/news/economia/11739589/Atene–l-analisi-sull-Euro.html
Iniziamo dall’ultima parte dell’articolo in cui viene citato il parere di un professore di Berkeley:
“Bloomberg riporta invece una dichiarazione del professore di Berkeley Barry Eicherngreen: “Per la Grecia uscire dall’Euro sarebbe una Lehman Brothers al quadrato“. E le ricadute ci sarebbero certamente anche per gli altri Paesi: già è fonte di timore vedere come potenzialmente concrete le prospettive di un Euro non più temporalmente “illimitato” ma moneta “reversibile”. L’uscita della Grecia dall’Euro avrebbe conseguenze inevitabili anche per altri paesi della zona Euro come ad esempio Spagna, Portogallo e la stessa Italia. Fuori dall’Eurozona alcuni paesi potrebbero avere un deficit di credibilità sui mercati che potrebbe peggiorare la crisi economica”.
Purtroppo non siamo riusciti a ricostruire cosa avrebbe detto Eicherngreen per supportare la sua idea di una “Multi Lehman”. La prima idea che mi è venuta in mente è che Lehman Brothers è fallita non solo per la cattiveria della FED, ma perchè piena di titoli subprime tossici che zavorrarono il suo bilancio. Le sue sorelle si salvarono solo perchè la FED pompò denaro a pioggia nel sistema, obbligando comunque le diverse banche a fondersi con realtà più solide. Il fallimento di Lehman portò semplicemente alla luce una situazione corrotta ed insostenibile e la crisi non fu dovuta di per se alla Lehman, ma agli errori fatti in precedenza da tutti.
Siamo andati a prenderci l’articolo originale di Bloomberg citato , che potete trovare qui
http://www.bloomberg.com/news/2015-01-05/greek-euro-exit-risk-revived-as-merkel-bluff-overlooks-contagion.html
In realtà quello che fa veramente paura , e che non viene riportato dal quotidiano italiano, è questa frase :
“It would be a nasty precedent if Greece leaves as it could stimulate others to do the same, making it the first step of euro fragmentation,” said Carsten Brzeski, chief economist at ING-DiBa in Frankfurt. “The fact remains that losing one member of the family would ultimately open Pandora’s box.”
Quello che veramente fa paura alle banche tedesche non è l’uscita della Grecia, e neppure l’instabilità finanziaria, quanto il fatto che , dopo la Grecia, sicuramente altri paesi lascerebbero l’euro, probabilmente Italia in testa. Se l’Italia esce dall’euro, chi possono strozzare ? Quella che per questi banchieri è una minaccia, sarebbe per l’Italia un’opportunità incredibile. Il vero timore di questi ricchi banchieri è che gli stati europei ricomincino a fare di testa propria !
Passiamo ora alla prima parte dei commenti degli esperti:
“L’analista Holger Schmieding di Berenberg ha fatto un paragone molto semplice che spiega al meglio questo scenario: “La Grecia diventerebbe un Venezuela senza petrolio”. Il riferimento è al fatto che il Venezuela sta viaggiando molto vicino al default, ma almeno possiede una base importante di risorse, come appunto quelle petrolifere, da poter esportare e quindi su cui contare come piccolo “portafoglio” per una ripresa nel medio periodo”.
Per i curiosi la Berenberg Bank, istituzione finanziaria tedesca, è la seconda banca più antica del mondo. Dato che la più antica è Monte dei Paschi di Siena, ci permettiamo di dubitare che nel settore finanziario anzianità ed obiettività possano andare a braccetto. Ciò detto ringraziamo il signor Schmieding per aver fornito un incredibile argomento per l’uscita dall’euro ai poveri greci, dato che mai esempio fu scelto in modo più sbagliato come il Venezuela.
Per contenere l’inflazione, che non era altro che l’espressione dell’inefficienza e della corruttela del sistema economico venezuelano, i socialisti bolivariani Chavez e Maduro pensarono che bisognava impedire , per legge, ai prezzi dei prodotti importati di salire, per cui fissarono ufficialmente ed artificialmente il cambio del “Bolivar”, la moneta nazionale, al dollaro. Praticamente fecero una piccola Unione Monetaria con gli USA, il loro grande nemico. Il cambio ufficiale, attualmente, dopo alcune revisioni, è pari a 6,3 bolivar per dollaro. Fissando il cambio interno alla moneta di scambio internazionale pensavano , furbescamente, di aver risolto ogni problema di inflazione ed infatti, per qualche anno, come con l’euro, le cose andarono bene. Peccato che progressivamente le produzioni nazionali non fossero più competitive con le importazioni, ed a poco a poco le industrie nazionali chiudessero. Ormai tutto in Venezuela viene importato, dai pannolini alla carta igienica, perchè nessuno ha interesse a produrre localmente alcunchè. Il sistema , scricchiolando, ha retto finchè il governo ha avuto larghi introiti del petrolio per sovvenzionare l’economia, ma ora che i prezzi si sono dimezzati in sei mesi l’economia sta andando a catafascio. Il cambio “Parallelo” raggiunge i 175 Bolivar per dollaro e questo impedisce gran parte delle importazioni perchè nessuno può procurarsi i dollari necessari per acquista beni di importazione. Paradossalmente l’impossibilità di importare alcuni beni ha risvegliato un minimo di industria, perchè, ad esempio , non potendo più bere whiskey i venezuelani hanno ripreso a distillare e bere rum. Insomma si può concludere che una parte importante della crisi economica venezuelane deriva dall’aver voluto forzare il cambio , impedendogli di fluttuare liberamente secondo le spinte del mercato, proprio ciò che è stato fatto con l’euro ! Proprio quello che un alleggerimento del regime monetario europeo potrebbe risolvere. Ammettendo per assurdo una svalutazione del 50% della moneta greca, riteniamo che a quel punto i greci non potrebbero esportare più facilmente i loro prodotti, o produrre internamente più beni, o offrire un turismo più conveniente agli stranieri ? Siamo talmente ciechi ed in malafede da pensare che l’impoverimento progressivo e le “Riforme” possano portare prima un sistema economico malato all’equilibrio, piuttosto che l’operare delle libere forze del mercato ? Forse lo possiamo pensare, se siamo banchieri tedeschi.
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