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Politica

L’FBI e le origini controverse del COVID-19: chi tacitò gli scienziati dell’FBI e del Pentagono?

La FBI fin dal 2021 aveva dei forti sospetti sull’origine artificiale del Covid, come riporta il Wall Street Journa. Eppure gli scienziati che lo pensavano furono o tacitato o non ascoltati. Come mai?

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Oggi un articolo del Wall Street Journal ha riportato alla luce il comportamento eccentrico e inconcludente delle agenzie di spionaggio e sicurezza USA, una storia interessante che cercheremo di riassumervi.

Nell’agosto 2021, Jason Bannan, microbiologo dell’FBI, era pronto per informare la Casa Bianca sulla sua analisi del virus COVID-19, ma non fu mai convocato. Banna avrebbe spiegato come ritenesse che la nascita del Covid fosse artificiale, ma nessuno lo ha mai sentito. Perché?

Questo episodio fa parte di una più ampia storia di disaccordi all’interno della comunità d’intelligence americana sulle origini della pandemia.

Il presidente Biden aveva ordinato una valutazione urgente da parte delle agenzie di intelligence per determinare se il virus fosse passato da un animale all’uomo o fosse sfuggito da un laboratorio cinese. La conclusione principale, presentata dal Direttore dell’Intelligence Nazionale Avril Haines il 24 agosto, sosteneva con “bassa confidenza” l’origine naturale del virus. Tuttavia, l’FBI era l’unica agenzia che riteneva più probabile la fuga dal laboratorio, con “moderata confidenza”. Eppure il loro scienziato non fu mai ascoltato. 

Un’inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato che i disaccordi erano più profondi di quanto pubblicamente noto. Tre scienziati del Centro Nazionale per l’Intelligence Medica del Pentagono avevano condotto uno studio che concludeva che il COVID-19 era stato manipolato in laboratorio, ma questa analisi non fu inclusa nel rapporto presentato a Biden.

Le due teorie principali – origine naturale (zoonotica) o fuga dal laboratorio – hanno diviso sia la comunità scientifica che quella dell’intelligence. La teoria della fuga dal laboratorio ha guadagnato credibilità nel tempo, con esperti come Ralph Baric che hanno criticato le procedure “irresponsabili” dell’Istituto di Virologia di Wuhan.

I dibattiti si sono concentrati su vari aspetti, tra cui il confronto con precedenti epidemie e l’origine geografica del virus. Il team dell’FBI ha sottolineato che il tipo di coronavirus responsabile della pandemia era indigeno della provincia dello Yunnan, a oltre 1.500 chilometri da Wuhan.

A cinque anni dall’emergere del COVID-19, che ha ucciso più di 1,2 milioni di americani e oltre sette milioni di persone nel mondo, l’origine del virus non è ancora stata stabilita definitivamente. Le indagini dell’intelligence americana hanno rallentato il passo, potrmmo dire mollato la presa, mentre i tentativi del Congresso di istituire una task force nazionale sono falliti a causa di contrasti politici, e per lo meno bisognerà aspettare il nuovo congresso per sapere qualcosa.

Però già nel 2021 gli scienziati di alcune agenziedi sicurezza ritenevano già più probabile l’origine artificale del virus e la suja diffusione accidentale. Eppure non furono mai sentiti. Noi ci chiediamo ora il perché. Non è che si volle ignorare questo fatto per evitare di mettere in imbarazzo le parti americane che finanziarono le ricerche a Wuhan?

Dal 2021, alcune agenzie hanno modificato le loro posizioni: il Dipartimento dell’Energia si è unito all’FBI nel 2023 nell’identificare la fuga dal laboratorio come fonte più probabile. Tuttavia, senza la cooperazione della Cina, una valutazione conclusiva rimane difficile da raggiungere.


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