Economia
L’Europa ha superato gli USA negli aiuti all’Ucraina
L’Europa ha superato gli USA nella quantità degli aiuti militari all’Ucraina. Germania e Regno Unito in testa. Il problema è che le armi sono soprattutto americane

Il presidente statunitense Donald Trump ha definito “probabilmente un errore” l’attacco missilistico russo su Sumy, Ucraina, che domenica ha causato almeno 34 morti e oltre 110 feriti. L’attacco ha visto un primo missile Iskander-M colpire il centro città, seguito da un secondo dopo l’arrivo dei soccorritori. Lunedì, sulla sua piattaforma Truth Social, Trump ha ribadito le accuse a Joe Biden e Volodymyr Zelensky per la guerra, criticando il loro “lavoro terribile”.
Queste dichiarazioni, unite ai fatti, riducono le speranze di una ripresa degli aiuti militari USA, essenziali per l’Ucraina. Un’analisi del Kiel Institute for the World Economy pubblcata da Welt conferma che le consegne sembrano bloccate. Gli economisti dell’istituto, curatori dell'”Ukraine Support Tracker”, notano: “Da quando Donald Trump è entrato in carica il 20 gennaio 2025, gli aiuti degli Stati Uniti sono in stallo”. L’ultimo pacchetto USA, del valore di 480 milioni di euro (comprendente missili antiaerei, aria-terra ed equipaggiamento per F-16), risale al 9 gennaio, sotto l’amministrazione Biden. Uno stallo simile si era verificato solo nel gennaio 2024 a causa di blocchi politici al Congresso USA.
Al contrario, i paesi europei hanno incrementato il loro sostegno. Tra gennaio e febbraio, Regno Unito (€360 milioni), Germania (€450 milioni), Norvegia (€610 milioni), Danimarca (€690 milioni) e Svezia (€1.1 miliardi) hanno promesso nuovi aiuti significativi. Complessivamente, secondo i dati del Kiel Institute aggiornati a fine febbraio, l’Europa ha stanziato 138 miliardi di euro dall’inizio della guerra, 23 miliardi in più degli Stati Uniti (€115 miliardi). A quella data, gli aiuti militari USA (€65 miliardi) superavano di poco quelli europei (€64 miliardi), un divario probabilmente colmato dopo l’incontro del Gruppo di contatto per l’Ucraina (formato Ramstein) di venerdì scorso, i cui ultimi impegni non sono ancora inclusi nei calcoli.
La Germania si conferma quest’anno il maggior sostenitore europeo con 4 miliardi di euro in aiuti bilaterali, oltre ai 3 miliardi stanziati a marzo e ulteriori impegni futuri. Il Ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha espresso ottimismo: “La Russia non dovrebbe farsi illusioni, l’Ucraina si sta rafforzando”. Tra le forniture tedesche previste quest’anno figurano sistemi Iris-T, carri Leopard 1A5, veicoli Marder e droni. Anche Regno Unito (€5.2 miliardi) e Paesi Bassi (€2 miliardi) hanno pianificato aiuti consistenti.
Il Kiel Institute evidenzia anche come stati più piccoli del nord ed est Europa (Estonia, Danimarca, Lituania, Lettonia, Finlandia, Svezia) abbiano fornito aiuti superiori all’1% del loro PIL, mentre la Germania è al 16° posto (0,44%). Christoph Trebesch dell’IfW Kiel sollecita le grandi economie europee ad aumentare il loro contributo per compensare eventuali deficit statunitensi.
Rimane incerto se l’aiuto europeo da solo basterà a lungo termine, specialmente riguardo ai sistemi di difesa aerea Patriot (efficaci contro i missili russi e finora forniti principalmente dagli USA) e alla carenza di armi a lungo raggio sul campo. Per ovviare, il presidente Zelensky ha proposto di acquistare 10 sistemi Patriot dagli USA per 15 miliardi di dollari, anche perché il sistema italo-francese IRIS-T non ha una capacità produttiva sufficiente per far fronte alle necessità belliche (risultando quindi un sistema “Da parata”).
Trump ha risposto all’offerta di Zelensky affermando: “Zelensky vuole sempre comprare missili… ma se inizi una guerra, devi essere sicuro di poterla vincere… Non inizi una guerra contro qualcuno 20 volte più grande sperando che la gente ti dia dei missili”. Infatti la vera domanda da farsi è: quale può essere la fine di una guerra in cui nessuno ha posto degli obiettivi strategici raggiungibili?
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