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L’economia verde: la prossima bolla, o la prossima scusa per l’helicopter money

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Mentre i media italiani sono adoranti ai piedi di Greta, il che dice tutto sulla qualità della nostra classe dirigente  e del nostro giornalismo oltre che degli evidenti appoggi della tizia, il modno si prepara alla prossima bolla. Facciamo un esempio pratico: come evidenziato dal quotidiano di Singapore The Strait Times in Cina ci sono 486 case automobilistiche ufficialmente registrate per la produzione di auto elettriche. Anche se il mercato raggiungesse quest’anno la cifra attesa di 1,6 milioni di veicoli elettrici venduti, e non è detto che la quota sia raggiunta, saremmo di fronte comunque ad una delle bolle più grandi della storia, tale da far apparire il Bitcoin del gennaio 2018 un elemento di serietà assoluta. Negli ultimi anni queste società hanno raccolto in cina 18 miliardi di dollari che gli analisti un po’ più accorti si attendono siano spazzati via dalla prossima ondata di fallimenti. Se andrà bene, anche considerando i piani governativi di arrivare al 20% delle vendite totali come auto elettriche nel 2015, ci sarà spazio per una dozzina di case produttrici nel paese oltre la Grande Muraglia. I capitali investiti in tutte le altre svaniranno nel nulla.

Se pensate che il fenomeno sia solo cinese, vi invito a considerare il mercato europeo delle batterie. In Germania il governo ha deciso di dare un contributo di 1 miliardo di euro per la costruzione di una fabbrica europea di batterie per auto elettriche. Il settore è talmente promettente che… perfino la Bosch ha preferito rinunciare ai soldi pur di non entrare nel settore già incredibilmente denso di produttori che si prevede investano mille miliardi complessivi, rendendo l’entrata in un settore incredibilmente maturo economicamente improponibile, alle condizioni attuali. Un governo lucido piuttosto investirebbe in qualche forma tecnologica dirompente o nella ricerca di base, ma parliamo di gente con l’occhio lungo e nei governi europei, tutti, nordici compresi, si fa fatica a prevedere cosa mangiare a cena.

Nel 2014 abbiamo già assistito negli USA ed in  Cina all’esplosione della bolla del Solare, con prima una catena di fallimenti a stelle e strisce e poi un’equivalente anche ad oriente. L’effetto, anche in questo caso, è stato quello di una grande distruzione di patrimonio.

Oggi abbiamo tutte le caratteristiche per realizzare una bella bolla:

  • un ambiente in cui si parla del settore senza, per la verità, capirne molto;
  • prospettive esaltanti e nebulose di mercato;
  • la sensazione che vi sia un destino superiore che conduce in quella direzione;
  • la sicurezza che “Questa volta sarà diverso”;
  • autorità politiche confuse ed accondiscendenti.

Le condizioni sono perfette per il classico ciclo boom-boost, in cui le sovrattese porteranno a sovrainvestimenti, quindi a ritorni inadeguati ed alla distruzione del capitale. Un ciclo quasi perfetto.

Però forse qquesta volta può cambiare qualcosa…. in peggio, o meglio in un modo che aprirà gli occhi anche ai più fessi su come vadano le cose al mondo.

Come finanziare una bolla  se non con del SANO DEBITO A BASSO RENDIMENTO. Basta leggere la proposta di Opendemocracy per capirlo. Come discusso a Davos, dove si fa il bene del mondo, bisogna creare dei “CLIMATE BOND” a basso rendimento, emessi da stati e da privati (vuoi che il privato non partecipi al grasso pasto…) magari collegati alle riduzioni di carbonio, senza considerare che una bella e sana supercentrale nucleare non emette neppure un grammo di CO2. Come fare a far rendere meno questi titoli? beh non viene detto chiaramente, ma da altre lletture dovrebbero entrare in gioco le banche centrali, anche perchè un privato che investa in qualcosa che non rende francamente non l’ho ancora visto. Ed ecco chiuso il cerchio della prossima bolla, basta sul debito pubblico E sul debito privato e pagata dalle banche centrali, le steesse che non finanziano i vostri posti di lavoro o i vostri ospedali. Contenti? 

 

 


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