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Le tre soluzioni per la Russia nel Donbass

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La situazione si sta scaldando sul confine fra Ucraina – Zona delle repubbliche del Donbasse di Lugansk, e Russia. L’esercito ucraino ha ammassato truppe e mezzi lungo la linea di separazione, mentre l’esercito russo ha schierato  le sue forze dalla loro parte del confine. Provocazioni, colpi di cecchino e altre provocazioni da parte ucraina e del Donbass si stanno intensificando, con la speranza di spingere i russi a spostare le forze in territorio ucraino, permettendo così all’Occidente collettivo di gridare “All’ggresione russa e magari interrompere il gasdotto Nord Stream II e risolvendo un problema geopolitico per gli USA, per giungere magari ad accordi più stretti fra Kiev e la NATO.

Per i russi non ci sono buone scelte, ma solo scelte ovvie.

  • Non rispondere alle provocazioni ucraine e non fare nulla mentre bombardano e invadono le città di Donetsk e Lugansk, uccidendo cittadini russi che vivono lì, farebbe sembrare la Russia debole, minerebbe la posizione del governo russo a livello nazionale e gli costerebbe una grande quantità di capitale geopolitico a livello internazionale.
  • Rispondere alle provocazioni ucraine con una forza militare schiacciante e spazzare via  l’esercito ucraino come è stato fatto in Georgia nel 2008. Ciò sarebbe popolare a livello nazionale, ma potrebbe potenzialmente portare a una grande escalation e forse a una guerra totale con la NATO. Anche se militarmente il conflitto fosse contenuto e le forze della NATO dovessero resistere, come hanno fatto in Georgia, le ramificazioni politiche causerebbero molti danni all’economia russa attraverso sanzioni inasprite e interruzioni del commercio internazionale.

Ci sarebbe una terza via, l’unica vincente, ma brutale, per Mosca, cioè l’evacuazione totale dei russi nelle due repubbliche ucraine ribelli: ci sono circa 3,2 milioni di residenti nella Repubblica popolare di Donetsk e 1,4 milioni  nella Repubblica popolare di Lugansk, per un totale di circa 4,6 milioni di residenti. Può sembrare un numero enorme, ma è piccolo rispetto alle   evacuazioni della seconda guerra mondiale.  La Russia ha già assorbito oltre un milione di migranti e rifugiati ucraini senza troppi problemi. Inoltre, la Russia sta attualmente sperimentando una grave carenza di manodopera e un’infusione di russi normodotati sarebbe la benvenuta, oltre che a creare un’ondata di nazionalismo favorevole  Putin.

Sul piano interno, l’evacuazione sarebbe probabilmente molto popolare: la Russia sta facendo il bene con la sua stessa gente tirandoli fuori dai guai. La base patriottica sarebbe energizzata e il movimento volontario russo già molto attivo entrerebbe in azione per assistere il Ministero delle Emergenze nell’aiutare a spostare e reinsediare gli sfollati. Le elezioni che si terranno entro la fine dell’anno si trasformerebbero in un partito di benvenuto a livello nazionale per diversi milioni di nuovi elettori. L’evacuazione del Donbass potrebbe aprire la strada ad altre ondate di rimpatrio che probabilmente seguiranno.  Poi questo potrebbe essere anche un’attrattiva per i 20 milioni di russi in giro per il mondo, spesso in situazioni non ottimali.

Speriamo che non si giunga a questa soluzione. Ed il Donbass? L’esercito russo ha gli strumenti per colpire gli ucrini anche passando sopra il Donbass, che resterebbe una terra cuscinetto.

 


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