Attualità
Le dorate pensioni FMI: quota 53
Torniamo su un argomento già trattato su SE: i trattamenti pensionistici dei dipendenti dell’austero, iperliberista e inflessibile FMI, il braccio internazionale della Troika insieme a Commissione Europea e BCE.
Come abbiamo già spiegato i dipendenti FMI possono andare in pensione anticipata (con penalizzazione) a partire da 50 anni con minimo di 3 anni di contributi. L’età minima pensionabile è addirittura 1 anno inferiore a OCSE (51 anni) e 5 anni minore di quella di BCE e UE (55 anni).
L’età pensionabile normale in FMI è 62 anni, sempre con 3 anni di contributi. Dal sito FMI:
Dunque, l’FMI che contesta la “quota 100” del governo italiano a sé stessa applica quota 53. Non male vero?
Mentre i nostri pensionati vedono i 63 anni come un miraggio, una soglia minima ottenuta a costo di forti penalizzazioni sull’assegno pensionistico – si parla di un taglio del 25% dell’assegno- i dipendenti FMI a 63 anni sono già in pensione piena da 1 anno, e col sistema retributivo.
Ma quanto costano le pensioni FMI, e chi le paga? Ovviamente le paghiamo (anche) noi contribuenti italiani con le quote annuali di adesione all’FMI. Qui sotto il bilancio 2017 e 2018 delle pensioni FMI tratto dall’ultimo bilancio trimestrale:
I 2.400 dipendenti contribuiscono per il 7% del salario (i dipendenti italiani devono versare il 9%), il fondo versa il 14%. I contributi coprono solo 31 dei 51 milioni di dollari di costo pensionistico, il 60%. Il resto è coperto dal ricco fondo pensioni che ha un patrimonio di 7,6 miliardi di dollari. Fondo naturalmente costituito a spese nostre visto che FMI non ha fabbriche o miniere d’oro – tranne i nostri portafogli.
Per chiudere notiamo che i dipendenti FMI oltre a trattamento fiscale di favore (10% di aliquota) hanno “fino a” 60 giorni di ferie all’anno. Di che far invidia al famoso postino greco.
Precisiamo che non abbiamo alcuna invidia per il bengodi dei dipendenti FMI, gradiremmo anzi che gli stessi parametri pensionistici venissero adottati nelle ricette imposte a noi dall’FMI, in piena coerenza: se la pensione a 50 anni va bene per loro, perché non andrebbe bene per noi?
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