La Russia ha usato la Lega per iniettare il virus del neo-fascismo antiliberale e antieuropeista nella politica italiana
C’è un passaggio, nella straordinaria inchiesta di Report sulla Lega andata in onda ieri sera, in cui Gigi Moncalvo, ex direttore della “Padania“, racconta di quando, nell’inverno 2003, voleva licenziare il suo allora giovane redattore Matteo Salvini per assenteismo e falso. “Aveva falsificato una nota di presenza e quattro note spese – ha dichiarato Moncalvo – Allora per due volte l’ho convocato e gli ho comunicato l’intenzione di volerlo licenziare”.
La risposta di Salvini? A muso duro: “Tu passi, io resto. E, credimi, diventerò sempre più potente“. Sembra un particolare marginale, ma in realtà si tratta di un momento chiave all’interno di un reportage che mette a nudo i rapporti della Lega con alcuni dei più potenti e spregiudicati esponenti dell’internazionale sovranista che ha in Mosca la sua capitale e in Salvini la testa di ponte in Italia e in Europa. Cosa sa Salvini in quel momento? Chi conosce? Chi frequenta? È solo la sbruffonata di un giovane giornalista con molta ambizione e poca voglia di lavorare? Oppure quelle parole nascono da un preciso, inconfessabile, piano politico? In quegli anni Salvini non è l’unica personalità controversa che frequenta i corridoi della “Padania”.
In una stanza appartata della redazione, tappezzata di simboli e foto naziste e immagini di Hitler, sta facendo carriera un altro giovane giornalista quasi omonimo di Matteo. Uno che non toglie mai la giacca scura, millanta improbabili rapporti e amicizie internazionali e ha l’abitudine di salutare chiunque sbattendo il tacco per terra e al grido di “camerata”. Quel fosco personaggio di nome fa Gianluca e di cognome Savoini e – sempre secondo Moncalvo – all’epoca era una specie di “compagno di merende” per Salvini. Che si ricorderà di lui, dieci anni dopo, quando diventerà segretario federale della Lega, chiamandolo come suo portavoce.
È lui, Savoini – quello che il leader del Carroccio ha dichiarato più volte di non conoscere – l’uomo chiave della trasformazione della Lega da partito del nord federalista e secessionista a primo partito in Europa e punto di riferimento del sovranismo in Europa. Ed è sempre Savoini – secondo la ricostruzione di Report – ad avere introdotto l’ex comunista padano nelle alte sfere dei movimenti neo-nazisti e nazionalisti. Lui ad aver fatto da mediatore nella ormai famosa trattativa segreta tra i russi e la Lega all’hotel Metropol di Mosca, a cui avrebbe partecipato anche un uomo di fiducia di Aleksandr Gel’evič Dugin, politologo e filosofo tradizionalista russo considerato l’ideologo numero uno di Putin.