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Le 8 mosse con cui la Cina ha preso la leadership del mondo

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La Cina alla conquista del mondo

Come ha fatto la Cina a diventare leader nel mondo?

Il miracolo cinese è frutto di una pianificazione pluridecennale di strategie geopolitiche precise e mirate a conquistare i mercati internazionali.
Questa non è una storia di buoni contro cattivi, ma tra prima e dopo.
Tra ieri e domani.

Il presente articolo non intende accusare la Cina più di quanto non meriterebbero i colonialisti che l’hanno preceduta. Solo riassumere per sommi capi i mutamenti geopolitici creati dalla, o per fare spazio alla, globalizzazione.

Laddove gli occidentali in passato avevano portato guerre e corruzione, i cinesi hanno sostituito le armi con un altro approccio; questo va riconosciuto. Ma mutare un emigrante per la guerra in un emigrante economico non sposta più di tento il peso morale della faccenda.

In mezzo ci siamo noi, novelli consumatori plasmati ad immagine e somiglianza del mercato globale.
Incapaci di rinunciare ai nostri giocattoli pur di rimettere la palla al centro e ripartire con propositi di un mondo migliore e più equo.

La conquista del mondo da parte della Cina ha fondato il successo su una pianificazione a lungo termine da parte del partito comunista; più o meno quello che fino agli anni 80 in Occidente si occupavano di fare i governi.

Non deve stupire quindi che la Cina abbia preso il sopravvento, visto che questo approccio è completamente sparito in Occidente.
Qui da noi a dettare le regole è il mercato, in particolare quello finanziario, la cui prospettiva non è a lungo termine come quella della politica; bensì è mirata ai grandi guadagni nel brevissimo termine.

 

Questione di punti di vista

Così mentre il capitalismo in occidentale ha puntato sulla sostituzione delle intere classi politiche e dirigenti a cui ha imposto le agende economiche basate sullo smantellamento delle antiche regole e le ha sostituite con la precarizzazione e l’abbattimento di tutele dei lavoratori e salari (chi ha letto il libro di Economia Spiegata Facile sa di cosa parliamo); in Cina si è partiti dallo sfruttamento della manodopera.

Il punto di vista del capitalista di tipo 1

Manodopera a basso costo che la Cina ha offerto in sacrificio per gli appetiti di spietati e spesso sprovveduti capitalisti occidentali.

Il comune denominatore quindi è lo sfruttamento della forza lavoro per la creazione di prodotti meno costosi sia in termine di produzione che di valore commerciale da rivendere a masse sempre più livellate verso il basso sotto il profilo economico.

La grande globalizzazione ha come obiettivo primario la standardizzazione del salario in modo da ottenere un consumo di massa uguale dappertutto per consentire la produzione di beni standard distribuiti ovunque allo stesso modo.

Occorreva quindi avere una fabbrica capace di produrre gli standard richiesti dalle nuove necessità di massa.
Questa fabbrica per funzionare, doveva acquisire le competenze necessarie a produrre gli standard richiesti dai nuovi consumatori.
E per questo occorreva concentrare in un unico grande contenitore idee, conoscenze, innovazione, macchinari e brevetti maturati in decenni di ricerca e sviluppo in Occidente.

Ciò che hanno fatto i capitalisti occidentali è stato consegnare nelle mani della Cina tutto il loro sapere affinché la nuova grande fabbrica potesse produrre tutto al loro posto.
Uno scambio ripagato con enormi enormi profitti da reinvestire nella finanza (ne abbiamo spiegato i meccanismi sul libro di Economia Spiegata Facile), visto che le fabbriche in Occidente non servivano più e sono state chiuse o delocalizzate.

Il punto di vista del capitalista di tipo 2

Non tutti i capitalisti occidentali hanno fatto così. Molti di essi hanno tentato di adeguarsi al cambiamento di paradigma investendo in ricerca e sviluppo, trattenendo in loco le lavorazioni strategiche o trovando consumatori attratti dalle loro produzioni.
Secondo questa visione capitalista occorreva trattenere il grosso delle produzioni entro i confini nazionali in modo da sostenere i consumi delle proprie merci.

Questo punto di vista, tolte alcune nicchie, sembra ormai giunto al capolinea.
Le nuove filiere, che partono dalla grande fabbrica del mondo e terminano con la distribuzione attraverso i grandi magazzini online, costituisce oggi il modello di partenza per il futuro.

Per giungere a questo il mondo è dovuto cambiare sostituendo il vecchio modo di fare colonialismo a ferro e fuoco, con un modo basato sull’acquisizione di fette di mercato.

Una delle tante lezioni contenute nel libro di Economia Spiegata Facile è che conflitti creano disparità e le disparità sono nemiche del nuovo consumatore ideale. Più i consumatori sono messi su piani comuni e più il nuovo modello globale è funzionale.

Vediamo dunque per sommi capi come la globalizzazione è diventata il nuovo modello e come la Cina è passata da fabbrica del mondo a monopolista tutto tondo.

 


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1- Il furto dei bevetti e l’infrazione dei copyright e la concorrenza sleale finanziata dal PCC

La Cina, dopo aver fornito gli schiavi alle aziende occidentali per alcuni decenni, si è trasformata nella fabbrica del mondo violando qualunque regola economica per tramite della concorrenza sleale sostenuta e finanziata dal partito comunista cinese (PCC), brevetti e qualsiasi segreto industriale (il più delle volte – ma non sempre – serviti su di un piatto d’argento dalle aziende occidentali convinte di avere a che fare con delle scimmie stupide).

Il PCC è socio in affari di qualsiasi impresa cinese, incluse quelle delocalizzate dall’Occidente.
Nel caso di quelle autoctone è un vero e proprio partner. Il PCC finanzia le imprese cinesi in modo che esse possano esportare sotto costo.
Così facendo metto fuori mercato la concorrenza internazionale e colonizzano i mercati esteri (vedi conclusione al punto 8).


2- Occupazione dei territori da cui provengono le risorse

La Cina si è fatta tramite fra le economie sviluppate e i feudi coloniali occidentalizzati nello sfruttamento dei giacimenti delle terre rare e di praticamente tutte le risorse naturali necessarie al suo (inteso sia di Cina che dell’Occidente) sviluppo tecnologico.

L’esempio più lampante è il rapporto fra Cina ed Africa.

La capacità dei cinesi di produrre su scala mondiale qualsiasi cosa le ha conferito la capacità di offrire molti degli stessi beni a prezzi ogi accessibili ai Paesi più poveri.
In questo modo la Cina è riuscita a costruire rapporti commerciali inaccessibili con il vecchio modello.
Sull’altro piatto della bilancia gli africani hanno potuto mettere le stesse risorse estraibili dalle loro miniere, che prima venivano vendute senza ricavare gli stessi vantaggi.

Il meccanismo però è sempre il medesimo: sostituirsi alle produzioni locali.
Le migrazioni di massa che prima venivano causate dalle guerre, oggi vengono causate dalla crescente disoccupazione.

In cambio la Cina costruisce ferrovie, scuole ed ospedali laddove gli occidentali le bombardavano. Ponti, porti e aeroporti che fungono da base per la distribuzione di merci in Occidente.
Non è un caso se a Gibuti i cinesi abbiano costruito la loro prima base militare fuori confine. Nonostante siamo di fronte ad uno Stato povero e semi desertico, Gibuti si colloca strategicamente alla fine della nuova via della seta. Un terminale da difendere militarmente.

 


3- Tutto quello che ha reale valore nell’economia mondiale oggi scarseggia ed è made in Cina

La UE, folgorata sulla via di Greta, ha conferito il totale assortimento delle materie prime legate alla cosiddetta economia sostenibile alla Cina da qui ai prossimi n. Decenni.

la UE commissiona alla Cina gli approvvigionamenti tecnologici strategici dei prossimi decenni.

la UE commissiona alla Cina gli approvvigionamenti tecnologici strategici dei prommi decenni

 


4- La sostituzione di Trump con Biden

Nel frattempo i “prodi” di Silicon Valley (in Italia è bastato il Prodi di mortadella come capo scout nell’acquisizione di asset ed aziende italiane durante gli anni 2000) si sono uniti al PCC per fare fuori quel fascista col parrucchino al posto del quale insediare un fantoccio logorato dalla demenza senile, sponsorizzato e in affari col medesimo PCC.

5- L’occupazione dell’Afghanistan

Ora alla Cina, ottenuto il completo know how e qualsiasi competenza in senso commerciale, intellettuale e di diritti di sfruttamento dei brevetti, avendo incassato la pressoché totale vendita della produzione delle tecnologie utili e necessarie al “piano Greta”, mancava solo il controllo sul litio (e magari dell’oppio con cui spartire il business coi talebani) per assumere in un colpo solo i due ultimi tasselli del puzzle: l’apertura dell’ultimo varco posto in mezzo alla nuova via della seta e i restanti giacimenti di materie prime necessari per la costruzione delle nostre batterie ecologiche.

Biden e il ritiro degli USA dall'Afghanistan


I talebani controllano le miniere di litio

Come c’è riuscita?

Semplice: finanziando i talebani (avete notato come mai non venga più nominata Al Quaeda?) tramite i fondi indirizzati al Pakistan, combinati al ritiro delle truppe USA.

Infatti nell’arco di una manciata di mesi coincisa con il cambio di guardia alla Casa Bianca, i talebani hanno ribaltato una situazione costruita dagli alleati in vent’anni.

Lascia perdere poi adesso gli annunci talebani sull’apertura agli oppositori (che verranno negli anni imprigionati, torturati e insabbiati in qualche buca nel deserto) e alle donne in politica.
Tra sei mesi (ad essere ottimisti) nessuno di noi se ne ricorderà (degli annunci para-democratici che giungono dall’Afghanistan).
Quella che spetta gli afghani è più o meno la stessa democrazia che si respira dalle parti dei nuovi soci di maggioranza: Cina e Russia.

La ciliegina sulla torta

La ciliegina sulla torta sarebbe il completo controllo su Taiwan; principale produttore mondiale di elettronica…

 


6- Covid-19

Sopo aver esportato (volenti o nolenti non lo sapremo mai) la loro unica vera invenzione senza copiare i brevetti degli altri, i cinesi sono non più la fabbrica, ma il vero magazzino di provviste dell’Occidente.

7- La ripartenza della produzione mondiale sotto monopolio cinese

Come per incanto, alla riapertura delle attività commerciali (sopravvissute all’invenzione cinese) riparte la produzione su scala mondiale (made in Cina).
All’improvviso – dicono – i processori, i chip, le componentistiche elettroniche per noi (e per i prodi di Silicon Valley) indispensabili e tutti gli altri gingilli elettronici su cui la nostra classe dirigente e politica futura si sta spappolando il cervello (e le gonadi che serviranno per tenere in piedi quel che resta), tutto quello che ha reale valore nell’economia mondiale scarseggia. Ed è made in Cina…

Perché scarseggia tutto?
Perché – ci raccontano – le produzioni sono ripartite in blocco e tutte contemporaneamente.
Pochi notano che anche prima della peste cinese le produzioni venivano in blocco e contemporaneamente.Nessuno si chiede come mai, se le produzioni fossero rimaste costanti, le medesime sarebbero rimaste in piedi senza alcun problema.

8- Avere la Cina in casa senza neanche essersene accorti

Nessuno si accorge del t-rex parcheggiato in salotto.

Che la Cina ha il completo controllo in esclusiva sulle materie prime, sulle vie commerciali, sulle economie occidentali e sulle produzioni. E che adesso  può stabilire la scarsità di materie prime e chip (e tutto ciò che con queste si può fare) sui mercati.
Che adesso la Cina, dopo aver messo KO la concorrenza (torna al punto 1), fa i prezzi che vuole.

 

Il monopolio della Cina sull'economia mondiale

 

E meno male che a sentire milioni di esperti in geopolitica – specie in Italia – gli imbecilli erano Trump e i suoi sostenitori, mica loro stessi.

Sarebbe stato bello che, in attesa della completa sottomissione, ci fossimo sbarazzati almeno di questi esperti di geopolitica da tastiera.
Macché.
Aspettiamo la prossima campagna elettorale.
Quando ormai al posto dei diritti salariali e operativi avremo un bel pacchetto di diritti civili e nessun lavoro.
Saranno sempre al nostro fianco a spiegarci cos’è la democrazia e a metterci in guardia sul pericolo di deriva fassyssta in Italia.

E mentre il leader della cellula del partito comunista cinese in Italia installata in Parlamento – cioè lo stesso Beppe Grillo che fa incontri a porte chiuse con il console cinese a Roma – ci parla di democrazia energetica, la controrivoluzione antidemocratica è iniziata. Travestita da Green Economy.

È il nuovo modello basato sulle politiche programmatiche made in Cina

democrazia energetica


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